Se basta un velo per giudicare

La condizione delle donne in Iran va giudicata a prescindere dagli stereotipi

di Susanna Azzaro

Siamo agli sgoccioli di questa lunga e torrida estate; questione di poco e ci lasceremo alle spalle immancabili tormentoni, gossip tra vicini d’ombrellone e discussioni che animano animi per niente rilassati nonostante le vacanze appena trascorse.

Ultimamente si è fatto un gran parlare, virtualmente si intende, di una sprovveduta presentatrice televisiva che sul suo blog ha raccontato delle molestie subite durante un viaggio in Iran; il post incriminato, oltre alle discussioni che ne sono scaturite, ha attirato la mia attenzione non oltre il tempo necessario ma è servito almeno come utilissimo spunto di riflessione.

Mettendo a confronto il mio post precedente, guarda caso proprio inerente a mio viaggio in Iran, e quello dell’inesperta presentatrice, è incredibile constatare quanto le nostre rispettive esperienze siano diametralmente opposte, tanto negativa per lei quanto positiva per me al punto da spingermi ad incoraggiare altre donne sole a mettersi in viaggio.

Non voglio entrare nei dettagli delle relative discussioni a volte degenerate anche in obbrobriose volgarità, né tantomeno attaccare chi a mio avviso ha fatto bene a sfogarsi delle molestie subite ma male nell’esprimere alcuni giudizi tipici di molti occidentali imbottiti di cliché sul Medio Oriente.

Ho cominciato a scrivere questo blog perché volevo, attraverso il racconto delle mie esperienze personali, contribuire ad eliminare alcuni pregiudizi su questo mondo geograficamente così vicino eppur ancora così lontano e ho come l’impressione che alcuni punti del resoconto della presentatrice altro non siano che considerazioni di chi voglia per forza veder confermata l’esistenza di quei luoghi comuni di cui ci riempiono la testa.

 

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Bastano un velo e una ragazza vessata dalla famiglia insomma che la condizione delle donne iraniane diventa miserabile nonostante dati attendibili dimostrino esattamente il contrario. Abusi e molestie esistono anche lì, ci mancherebbe, ma non con una incidenza tale da poter annoverare l’Iran tra quei paesi dove la condizione della donna è preoccupante.

L’abbigliamento femminile consentito è senza dubbio soggetto a numerose limitazioni e il codice penale prevede pene tra i 10 giorni e i due mesi per quelle donne, musulmane e non, che non indossino l’hejab nei luoghi pubblici, ma non ritengo che un lembo di tessuto sia sufficiente per poter esprimere giudizi categorici su un tema così complesso che meriterebbe l’analisi di ben altri parametri.

Tendiamo a vedere solo quello che vogliamo vedere, partiamo con un fardello pesante di preconcetti e aspettiamo solo l’occasione per poterne affermare la veridicità a discapito di un giudizio critico oggettivo e di una volontà di andare a fondo nelle questioni. E ciò è vero non solo in quelle situazioni cui vogliamo veder confermata la negatività dei fatti, prendi la condizione femminile in Medio Oriente, ma anche in quelle che crediamo idilliache.

Amo l’India con tutto il mio cuore, sono una delle tante forse poco originali persone al mondo che al solo sentir pronunciare quella parola si emoziona e non raramente mi ritrovo a divagare sulla bellezza dei suoi paesaggi, sulla mitezza della gente e i sorrisi discreti delle donne. Dalle reazioni della maggior parte dei miei interlocutori capisco di dire esattamente ciò che ci si aspetta che io dica, eccome, e non se la prendano a male i suoi abitanti ora, l’India è un paese caratterizzato da enormi ingiustizie sociali. Dietro quei sorrisi meravigliosi e le maniere gentili che tanto scaldano il cuore a noi occidentali si nascondono violenze e abusi inauditi di cui le donne sono le principali vittime.

A dimostrazione di ciò non ci sono purtroppo solo i sempre più frequenti casi di cronaca talmente plateali da finire nei nostri tg, ma anche le numerose ricerche facilmente reperibili sui siti delle maggiori organizzazioni internazionali che ci parlano di una India che noi stranieri spesso, ipnotizzati dai colori dei sari e dai modi delicati, non riusciamo a vedere.

Qui il divario tra istruzione maschile e femminile è decisamente maggiore rispetto ad alcuni paesi mediorientali, Iran incluso, come notevole è la differenza di partecipazione di uomini e donne nelle attività produttive del paese. Presso alcune comunità continua ad essere molto comune il matrimonio forzato, anche di minori, mentre le violenze sessuali vengono spesso “sistemate” dalle famiglie con un matrimonio riparatore tra vittime e aguzzini.

Parlando della mia esperienza personale, credo di aver subito più molestie viaggiando in India che in tutto il tempo passato in Medio Oriente, eppure, al mio ritorno, nessuno mi ha chiesto di come fosse la condizione delle donne in India né si aspettava altro che non fossero racconti entusiastici sulla mia presunta spiritualità ritrovata. Tornate da un viaggio in Medio Oriente e contate quanti minuti ci vorranno prima della fatidica domanda.