Un progetto di cui Q Code Mag è media partner
di Antonio Marafioti
Scrittori appena scesi dal palco e semplici visitatori, cuochi marocchini e studentesse italiane, organizzatori di lunga data e commercianti giunti per l’occasione. Le impressioni e i pensieri di chi popola il Suq delle culture.
Emmanuel, mercante di spezie
«Il Suq è l’occasione di riavvicinare la gente alle cose essenziali, primordiali. Quelle cose che stiamo dimenticando soprattutto in città. Guarda la mia bilancia con i pesi, viene dal passato. Non c’è elettronica, non ci sono logiche da supermercato. Sono prodotti della natura che, spesso, costituiscono alternative valide alle medicine e che non si trovano così facilmente».
Soni, India, mercante di tessuti
«Venire qui vuol dire conoscere una buona parte delle culture e dei colori del mondo. I miei tessuti sono fatti a mano: un esempio di artigianato indiano»
Francesca, visitatrice
«Sono appena arrivata, ma già sento la bellezza di varie culture che si fondono all’interno delle città»
Marina, vende monili dalla Thailandia
«Questo è un modo per mettere insieme il meglio di culture lontane, non è il solito mercatino. È una fiera di qualità in tutti i sensi. Esponiamo oggetti legati al mercato equo e solidale che, quindi, è lontanissimo dalle filiere dei grossisti. Puntiamo su piccoli laboratori e sull’artigianato tipico dei vari luoghi»
Katia, Marocco, artista dell’henné
«Lavoro con l’henné da diciassette anni. Nella mia terra rappresenta un portafortuna. È uno dei tanti colori presenti qui al Suq di Milano»
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