di Lorenzo Bagnoli
“Chi non beve vino ha qualcosa da nascondere”. Sotto la scritta, il volto sorridente di Fabio, il primo importatore di vini africani in Italia. Otto bottiglie su dieci le porta lui dal Paese dei Bafana Bafana. 70 mila bottiglie l’anno. Tutto è cominciato dopo una vacanza, nel 2004. “All’inizio mi sono chiesto chi mi avesse fatto fare questa pazzia. Sono tornato a casa con un container pieno di vini e nessuno a cui venderli. I miei amici non ne potevano più delle mie insistenze”. La svolta comincia quando individua i suoi clienti di riferimento: i ristoranti africani. “Cosa servi con lo zighinì, un Chianti? Non si può sentire. almeno restiamo in Africa, con l’unico Paese produttore di vini”. A Suq ci sono arrivati su invito di Sunugal, associazione conosciuta durante il festival del cinema Africano a Milano.
Fidelis ha un punto di vista tutto suo sull’Expo di Milano. “Non è una vera esposizione – si lamenta -: non compra nessuno. La gente arriva guarda e se ne va”. Sono ormai cinque mesi che Fidelis è in Italia, tra Expo e Suq. Segue ogni manifestazione in cui c’è possibilità di presentare i prodotti che vengono dal suo Uganda. Fidelis ci vive, a Kampala. Ogni anno acquista prodotti da associazioni di vario genere e le porta in giro per il mondo. Come le capanne di terracotta dell’Ugad, l’associazione Artisti ugandesi con disabilità. E poi ci sono tessuti, copricapi, vestiti, statue. L’africa in una sola boutique. Fidelis è stata ovunque ma ogni volta aspetta solo di tornare a casa: “Sono 21 anni che frequento questo mondo. Sono al Suq fin dalla prima edizione a Genova”.
Sono tra i primi ad aver aderito al Suq di Genova, dove hanno sede. I ragazzi di Viva Indonesia nascono come associazione che organizza spettacoli: nel capoluogo ligure, ad esempio, le danze tradizionali di Bali. Poi con l’andare degli anni cominciano a produrre oggettistica,soprattutto orecchini e braccialetti, di artisti locali. Mikael si guarda intorno con la speranza che si avvicini qualche cliente. “Il clima è bello, solo che non ci sono le stesse persone che a Genova”. Ma come? Milano, i turisti dell’Expo, non era qui la festa? “Ci sarà fin troppa scelta”, sorride. Buona fortuna per i prossimi giorni.
Niente, non c’è verso. Saleh proprio non vuole farsi fotografare insieme ai gioielli che vende. Saleh è di Genova e da anni frequenta il Suq del capoluogo ligure. Siriano, aiuta l’amico Shari, il produttore dei gioielli a cui ha dato il suo nome, a vendere in giro per le fiere d’Italia. “La tecnica è molto particolare, viene da una lunga tradizione siriana”, spiega. Si prende l’alluminio e lo si martella per renderlo sfaccettato: “Pare che sia pieno di diamanti, invece è solo alluminio battuto con il martello”. L’effetto è stravolgente. Shari ha un laboratorio con sede a Novara, ma tramite una rete di persone come Saleh vende anche in altre zone del Nord Italia.