Negli ultimi sette anni “A Lanterna” ha subito ben sette attentati incendiari.
di Ilaria Sesana
“A Lanterna” è un’azienda agricola a Monasterace, nel cuore della Locride. Sui 70 ettari di terreno si coltivano olio, agrumi e ortaggi: tutti rigorosamente biologici. Il casale è stato trasformato in agriturismo, dove i turisti che vogliono visitare il parco archeologico dell’antica Kaulon alla scoperta della Magna Grecia possono trascorrere splendide serate accompagnate da ottimo cibo.
Il tutto alla luce del sole, senza sotterfugi o scorciatoie. Senza ricorrere allo sfruttamento dei braccianti stranieri nella raccolta delle arance.
Ma questo, in Calabria dà ancora fastidio: negli ultimi sette anni “A Lanterna” ha subito ben sette attentati incendiari. Uno all’anno a partire dal 2009, quando ignoti hanno appiccato il fuoco all’uliveto. Sabato sera l’ultimo attacco: un incendio ha distrutto il capannone per il ricovero delle attrezzature dell’azienda con tutti i macchinari che conteneva tra cui un trattore, il gasolio agricolo e l’attrezzatura. Un danno economico enorme: circa 60mila euro. Il trattore, soprattutto, era essenziale all’azienda: tra pochi giorni, infatti, prenderà il via la campagna di raccolta delle arance che altrimenti rischiano di restare a marcire sugli alberi.
“È la settima volta in pochi anni che questa azienda socia di Goel Bio” viene presa di mira con gravissimi atti intimidatori. Una vera e propria escalation mafiosa che tenta di soggiogare questa azienda che insieme ad altre ha scelto un modello di sviluppo sostenibile e crea valore sociale ed economico nel territorio”. Vincenzo Linarello è il presidente del consorzio di cooperative sociali Goel. Una realtà che dal 2003 si oppone alla ‘ndrangheta in Calabria e che con il marchio “Goel Bio” riunisce 30 aziende agricole e tre imprese sociali della Locride che promuovono un’agricoltura equa e biologica. Grazie al consorzio, i produttori ricevono un prezzo più alto rispetto alla media di mercato. Da parte loro i produttori si impegnano a garantire il più rigoroso rispetto dei diritti dei lavoratori agricoli.
Sette attentati in sette anni. Ma nessun colpevole è mai stato identificato.
Perché se è vero che “la lotta alla ‘nrangheta ha fatto grandi passi avanti” come spiega Linarello ci sono poi tutta una serie di reati minori che vanno a colpire la quotidianità delle persone. Su cui è difficile indagare anche per la mancanza di risorse. Anche perché in questi anni non ci sono mai state rivendicazioni e nessuno si è mai avvicinato ai soci de “A Lanterna” o di “Goel” per chiedere esplicitamente qualcosa. Come prevede il modus operandi di una ‘ndrangheta rurale ben lontana da quella imprenditoriale che spadroneggia in certe zone del Nord Italia.
“Noi sappiamo di dare fastidio. Siamo una realtà che opera in un territorio fortemente segnato da problematiche di criminalità organizzata. E non abbiamo mai chiesto nulla: non abbiamo chiesto a nessuno il permesso”, spiega Annalisa Fiorenza, uno dei soci. Perché in questa zona della Calabria le ‘ndrine non chiedono il pizzo: “Sei tu che vai da loro a chiedere protezione, per poter lavorare. Devi essere sottomesso per poter stare tranquillo. Noi invece, abbiamo avviato la nostra attività con un indirizzo ben preciso. E non abbiamo mai chiesto a nessuno il favore di tutelarci”.
L’ennesimo attentato nei confronti della “Lantera” ha mosso una forte ondata di solidarietà, anche materiale. Per sostenere il lavoro dell’azienda, Goel ha lanciato una campagna di raccolta fondi per riparare i danni materiali. E che serviranno anche per creare un fondo di solidarietà per far fronte a futuri attacchi contro le cooperative sociali del consorzio.