un dietro le quinte affascinante, poetico e con un sapore che mischia il thriller dell’acido gettato sul volto
dell’ex ballerino e direttore del teatro Sergei Filin
con la tradizione e la politica
di Angelo Miotto, da Amsterdam
Le prime sequenze tolgono il fiato, per la bellezza delle coreografie e delle scene di uno dei balletti più famosi al mondo e per la qualità della fotografia e della regia. In pochi minuti Nick Read, e la sua squadra che calca la scena russa da anni, ci porta dentro un groviglio di gelosie, ambizioni, talenti, interventi della politica, mostrando personaggi dinamiche e la bella fatica, che fatica resta, di chi sul palco è una linea di muscoli e gesti delicati e durante il giorno ha una vita come tutti.
Uno degli elementi chiave è sergei Filin, primo ballerino, poi direttore del balletto. Nella stagione 2013/2014 il colpo di scena: Filin viene aggredito e sul suo viso viene gettato dell’acido.
Vittima di talenti ostavolati? Rivalità interne? La suspence si avverte e il processo e la successiva ricomparsa di Filin in teatro sono narrati insieme all’arrivo di una sorta di commissario governativo, Vladimir Urin, un uomo capace ed esperto che vediamo riportare il sorriso sulle labbra di tanti artisti quando dice in una assemblea filmicamente efficace che ‘da questo momento si sceglieranno le parti in base ai talenti volta per volta’.
Le star del balletto devono riconfermare la propria superiorità, il merito si sostituisce a favori, politica, ingranaggi poco chiari. In tutto il percorso che svela la potenza e la crisi, superata, del Balletto russo per antonomasia volteggiano immagini e danze che tolgono il fiato. Una produzione coi fiocchi.
Da non perdere. Come al solito, ecco il trailer.