Cop21: città ed ecoproduzione urbana

Uno dei nodi per una efficace lotta al cambiamento climatico sono indubbiamente le città, dove oggi abita oltre la metà degli esseri umani e tra non molto i due terzi. La resilienza delle comunità urbane agli effetti del riscaldamento globale sarà, ed è già, vitale per la salvaguardia e lo sviluppo della civiltà umana sulla terra. Su questo interviene a Cop21 Chris Younès, filosofa urbana che lavora a Parigi, il cui testo qui pubblichiamo

 

Le sfide climatiche conducono a ripensare il modo di abitare la Terra e in particolare i rapporti tra urbano, rurale, natura e agricoltura, in un contesto di «finitezza ecologica».
Les enjeux climatiques amènent à repenser et réinventer la façon d’habiter la Terre et notamment les rapports entre urbain, rural, nature et agriculture, dans un contexte de «finitude écologique».

 Di Chris Younès

 

Sinergie rigeneratrici
Synergies régénératrices

Nella città di una certa modernità funzionalista, a forza di dividere le cose per dicotomia, si è dimenticato il modo in cui tutto si scambia ed entra in sinergia. A questo si aggiunge l’eredità di un produttivismo finanziario che ha fatto abusi e creato divisioni senza alcun riguardo, contribuendo fortemente ai disastri urbani.

Dans la ville d’un certain modernisme fonctionnaliste, à force de diviser et dichotomiser les choses entre elles, a été oubliée la manière dont tout s’échange et entre en synergie. A ceci s’ajoute l’héritage d’un productivisme financier qui a abusé et divisé sans ménagement, contribuant fortement aux désastres urbains[1].

L’avvento dell’ecologia, con il riconoscimento delle interazioni e delle interdipendenze tra gli organismi viventi e il loro ambiente, si scontra con una cultura tossica basata sulla separazione e lo sfruttamento senza limiti delle risorse.
L’avènement de l’écologie, avec la reconnaissance des interactions et interdépendances des organismes vivants et de leurs milieux, va à l’encontre d’une culture toxique basée sur la séparation et l’exploitation sans limite des ressources.

A metà del ventesimo secolo, nella sua opera « La grande transformation », Karl Polanyi, storico e economista, aveva costatato con molto acume come l’economia di mercato generalizzata si fosse disancorata dalla società nel suo insieme, e invitò a riancorarla. Si tratta di abbandonare sul serio un produttivismo predatore e di inventare delle economie miste atte a rigenerare gli ambienti abitati, per favorire delle pluralità feconde per quanto riguarda le attività umane.

Au milieu du 20e siècle, dans son ouvrage « La grande transformation »[2], Karl Polanyi, historien économiste, avait constaté avec une extrême acuité comment l’économie de marché généralisée était « désencastrée » d’avec la société dans son ensemble, et en avait appelé à la ré-encastrer. Il s’agit bien d’abandonner un productivisme prédateur et d’inventer des économies mixtes à même de régénérer les milieux habités, à savoir à même de favoriser des pluralités fécondes quant aux activités humaines.

 

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