di Maria Tavernini, da New Dehli
Quando Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha lanciato il suo ultimo progetto, certo non si aspettava di ricevere una reazione tanto negativa in India. Si è detto molto sorpreso dell’acceso dibattito sulla neutralità della rete scatenato dal suo progetto di internet gratuito per i più poveri e ha risposto alle accuse con toni sorprendentemente duri.
In una lettera pubblicata tre giorni fa sul quotidiano indiano Times of India, Zuckerberg ha difeso strenuamente il progetto Free Basics dalle “false accuse” di creare un “giardino recintato” controllato dal popolare social network di cui è a capo.
Discussione che si è riaperta dopo la decisione della Telecom Regulatory Authority of India (TRAI) di sospendere momentaneamente il servizio, offerto in India da Reliance Com, il quarto operatore del paese.
Nel suo intervento, Zuckerberg ha messo sullo stesso piano accesso a internet, educazione e sanità, sostenendo che l’accesso alla rete possa tirare fuori dalla povertà circa un miliardo di persone che in India non sono ancora connesse.
Il progetto Internet.org – lanciato lo scorso febbraio in India e in altri paesi in via di sviluppo già dal 2013 – poi ribattezzato Free Basics, mira a fornire gli utenti di un pacchetto base di app a costo zero che permettono l’accesso a un numero limitato di servizi online di pubblica utilità, come sanità, lavoro, meteo e news, oltre a Facebook ovviamente, con lo scopo di garantire il diritto alla connessione – di cui Zuckerberg si è fatto paladino – a tutti, soprattutto ai più poveri.
Secondo il giovane miliardario americano, il progetto, già lanciato in cooperazione con 35 operatori telefonici in oltre 30 paesi, ha permesso a oltre 15 milioni di persone di connettersi per la prima volta a internet.
“I dati parlano chiaro: Free Basics è un ponte verso il pieno accesso a internet e all’uguaglianza digitale. Per connettere un miliardo di persone alla rete, l’India deve scegliere i fatti”, ha dichiarato Zuckerberg, chiedendo in tono retorico: “Chi potrebbe mai essere contrario?” Con sua grossa sorpresa, in India si sono levate molte voci in favore della neutralità della rete e contro il monopolio digitale promosso dal suo ambizioso progetto.
Nikhil Pahwa, attivista della net neutrality e fondatore del giornale online Medianama, che si occupa di analisi del settore digitale, ha scritto un duro editoriale sulle pagine del Times of India, diventato l’arena dove si scontrano le due diverse visioni della rete, in un botta e risposta dai toni sempre più aspri che sta coinvolgendo tutto il paese, o almeno quanti hanno accesso al web.
Pahwa si chiede come mai Facebook, nel suo filantropico sforzo di connettere i più poveri, non abbia scelto il libero accesso al web, la rete diversa e pluralista cui siamo abituati, invece di un accesso limitato a un pacchetto di contenuti selezionati e veicolati da una multinazionale, che avrebbe accesso a tutti i dati degli utenti.
Facebook, insieme agli operatori locali suoi partner, si riserva il diritto di rifiutare domande di adesione a Free Basics da siti e app, costringendoli a conformarsi alle sue linee guida. Il risultato è che persone diverse avrebbero accesso a informazioni diverse poiché i contenuti accessibili dipenderebbero dagli accordi siglati dai singoli operatori telefonici con i vari servizi online.
Secondo Pahwa questa forma di integrazione verticale e anti-competitiva può essere estremamente dannosa per la democrazia indiana, “dà il potere a Facebook di scegliere i vincitori e perdenti della rete”.
Tim Berners-Lee, considerato il padre del world wide web, in un intervento di qualche mese fa, ha sostenuto che concedere deliberatamente accesso limitato soltanto a una parte del web è un enorme passo indietro.
Oltre cinquanta docenti del prestigioso Indian Institutes of Technology e dell’Indian Institute of Science hanno rilasciato una dichiarazione martedì in cui evidenziano difetti e falle di Free Basics.
Il concetto di neutralità della rete è semplice: trattare tutti i siti, i contenuti e le piattaforme allo stesso modo così da garantire a tutti eque possibilità di crescita, rifiutando qualsiasi tipo di discriminazione nell’accesso o di monopolio della rete. Più di recente, il dibattito sulla net neutrality – termine coniato dall’avvocato americano Tim Wu nel 2003 – si è incentrato sulla questione delle piattaforme di zero rating, dove gli operatori garantiscono l’accesso a una serie di app gratuite sottraendoli al cap, le limitazioni nel traffico dati sottoscritte nei pacchetti con l’operatore.
Se quest’ultimo garantisce accesso gratis a un dato servizio, gli altri attori della rete si troveranno in svantaggio competitivo, il che sarebbe una chiara violazione del principio di neutralità.
“Chiunque, tranne Zuckerberg, è d’accordo che Free Basics vìola la neutralità della rete bloccando tutti i siti tranne quelli suoi partner: la pratica sarebbe illegale negli Stati Uniti, in Europa come in Giappone”, spiega Aravind Ravi Sulekha del movimento Save the Internet, che mira a introdurre in India misure regolatrici a protezione della rete, “se Facebook volesse davvero connettere gli utenti non ancora online potrebbe farlo senza violare la neutralità, ma il suo vero scopo è diventare il ‘guardiano’ del web tagliando fuori gli avversari come Google. Millanta di voler ridurre il digital divide, ma in realtà non fa che dividere il web in due: uno per i ricchi, libero, e uno per i poveri, limitato, creando una distopia che va ben oltre il termine divario tecnologico”.
Se le sue intenzioni possono sembrare nobili, non si può dimenticare che l’India è un mercato molto interessante per Zuckerberg, il secondo più grande al mondo: più della metà dei suoi 320 milioni di utenti sono iscritti a Facebook ed entro il 2017 si stima saranno 500 milioni le persone connesse alla rete.
“Non voglio minimizzare la sfida di collegare i restanti 800 milioni alla rete, ma penso che siamo sulla buona strada per raggiungere l’accesso universale entro il 2019 o il 2020 in ogni caso, con o senza Free Basics. Lo abbiamo già fatto con i telefonini: erano quattro per ogni 100 persone nel 2000 e nel 2014 erano più di 76”, conclude Sulekha.
Quando la scorsa settimana il TRAI ha chiesto a Reliance di sospendere temporaneamente l’offerta Free Basics in India, è stato un duro colpo per il giovane Zuckerberg. A marzo 2015 il TRAI aveva aperto una consultazione pubblica che si è chiusa ieri (30 dicembre), in cui i cittadini potevano esprimere la loro opinione sul servizio di Free Basics.
Una decisione definitiva dell’ente regolatore delle comunicazioni è attesa per il prossimo gennaio, mentre nelle scorse settimane Zuckerberg ha accelerato la sua campagna per pubblicizzare Free Basics tappezzando le città indiane di enormi poster e comprando spazi pubblicitari a tutta pagina sui maggiori quotidiani locali. Una strategia di mercato aggressiva per promuovere il suo progetto, che pochi in India vedono come un’azione altruistica, ma più come un modo per assicurarsi circa un miliardo di potenziali nuovi utenti.