#CharlieHebdo: ricordando l’Oncle Bernard

Fra le dodici vittime del sanguinoso attacco alla redazione Charlie Hebdo c’era anche l’Oncle Bernard, penna affilata che bacchettava le perversioni dell’economia contemporanea, al secolo Bernard Maris, economista piuttosto attivo e conosciuto nell’alveo della sinistra no global ed ecologista francese.

di Clara Capelli

Maris era una figura complessa, un intellettuale coltissimo, ma troppo spesso banalizzato come una personalità “contro e antisistema” a prescindere.

In occasione del primo anniversario di quell’orribile 7 gennaio, due documentari omaggiano Maris e il suo Oncle Bernard, offrendo un’interessante riflessione sulla sua produzione. Oncle Bernard, l’anti-leçon d’économie (Zio Bernard, l’anti-lezione di economia) di Richard Brouillette ripropone una lunga intervista sul capitalismo fatta a Maris nel 2000 (alcuni estratti sono disponibili qui). A la recherche de Bernard Maris (Alla ricerca di Bernard Maris), realizzato dalla compagna Hélène Fresnel e da Hélène Risser, racconta invece la complessità umana e professionale dello scomparso economista attraverso le voci di amici e colleghi.

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Disponibile in linea gratuitamente (purtroppo al momento solo in francese senza sottotitoli), questo documentario riesce in modo preciso ma delicato a far emergere il legame tra Maris e l’Oncle Bernard, il profondo conoscitore della storia del pensiero economico e lo sferzante autore di Journal d’un économiste en crise (Diario di un economista in crisi, una selezione di testi apparsi su Charlie Hebdo pubblicata nel 2013), il massone consigliere generale della Banque de France e l’intellettuale dai grandi sogni di impegno, originario di Tolosa, città rifugio di molti spagnoli repubblicani, e innamorato della canzone antifascista El paso del Ebro.

Figlio del Maggio francese, Maris ha dedicato la sua vasta produzione scientifica, divulgativa e satirica a smascherare le contraddizioni intrinseche al sistema capitalista, ma anche e soprattutto a contrastare il dominio del paradigma economico unico fondato sull’efficienza del mercato e su una visione meccanicista dell’economia che la sottrae alla comprensione (e quindi al dibattito) del grande pubblico, facendone materia per sacerdoti tecnici.

Una questione bene illustrata in più punti nel documentario e che si ritrova anche in diverse sue opere, come ad esempio i due Antimanuels d’économie del 2003 e del 2006 (il primo volume è pubblicato in italiano da Marco Tropea Editore), vere e proprie guide per comprendere i concetti chiave dell’economia attraverso i contributi di economisti, grandi pensatori e letterati: da Adam Smith a James Galbraith e l’amatissimo Keynes, da Montesquieu a de la Boétie, da George Orwell al controverso Houellebecq, cui dedicò anche un libro nel 2014, Houellebecq économiste.

Maris ha sempre trattato l’economia come una scienza sociale cui guardare con le lenti della storia, della sociologia, della psicologia, della filosofia, della letteratura. Come si spiega nel documentario, il suo essere “contro” era una posizione frutto di un pensiero raffinato, che rifiutava il monopolio della matematizzazione dei problemi economici – fenomeno che si afferma a fine Ottocento e prodotto di un preciso clima culturale – e di un certo tipo di derive mercato-centriche, cercando di recuperare i grandi dibattiti teorici del passato.

L’Oncle Bernard era un economista in crisi perché non si riconosceva in un certo modo di fare economia, non per rigetto della disciplina in sé. Sensibilizzare alla questione era il suo modo di onorare un certo tipo di impegno politico.

Il grande dilemma era per Maris la pars construens, se il sistema capitalista ha generato tutte queste storture, allora come ripensare il mondo? La risposta di Maris passava per l’impegno contro i grandi capitali delle multinazionali e della finanza (era un membro fondatore di Attac), l’ecologia e l’economia del dono. Il capitalismo – diceva – serve a metterci tutti uno contro l’altro, ognuno preoccupato a prendersi una fetta più grossa di torta e a non perdere la torta già accaparrata. La risposta di Maris passava per una maggiore, più cosciente, condivisione. “L’homo oeconomicus è un idiota” diceva nel primo volume degli Antimanuels, ribadendo con una sola salace battuta che i grandi problemi economici contemporanei sono affrontati con le domande e gli strumenti sbagliati.

Questo si trova alla fine di A la recherche de Bernard Maris: la consapevolezza che rifiutare certi paradigmi restituisce dignità e valore a una disciplina che dovrebbe essere chiamata a rendere dignitose e mai dannose per nessuno le condizioni di tutti.