In queste settimane le discussioni attorno alle primarie milanesi stanno aumentando in maniera vertiginosa: d’altra parte, al weekend del voto mancano poco più di dieci giorni ed è dunque logico che sia così. Meno logico è che ci si perda via in questioni tutto sommato complicate (la più volte citata riapertura dei Navigli) oppure di bandiera (è dei giorni scorsi la diatriba sulla presunta posizione anti-scientifica di Francesca Balzani).
di Jacopo Perazzoli
autore con Tommaso Greco di: La Sinistra arancione. Da Milano all’Italia?
Sarebbe meglio, ed è, questo, un invito che ci sentiamo di rivolgere sia ai competitors in campo sia agli organi di informazione, concentrarsi sulle questioni veramente importanti e che forniscono effettivamente il profilo politico e programmatico di ciascun candidato.
Ci pare siano tre gli aspetti sui quali non si è posta sufficiente attenzione in questi giorni. Il primo è quello relativo al tema spinoso delle case popolari. Vero e proprio tratto distintivo del riformismo ambrosiano d’annata, l’edilizia popolare negli anni del centro-destra è passata alle cronache più per gli scandali giudiziari che per i piani di manutenzione adottati. Ben sapendo che la Giunta Pisapia ha tracciato le linee per una svolta positiva della vicenda (il Comune si è riappropriato delle case di sua proprietà per affidarle in gestione alla municipalizzata MM), tutti i candidati, dalla Balzani a Majorino, da Sala a Iannetta, dicono di voler mettere al centro delle loro agende questo tema. Il punto è come: se Balzani e Majorino sembrano essere tutto sommato in continuità con Pisapia, parlando di «obiettivo zero case vuote» attraverso l’utilizzo di «fondi statali e regionali» e di valutare, contro le occupazioni abusive, «le situazioni caso per caso», Sala ci sembra incline soltanto alla linea della fermezza: «andranno affrontate le occupazioni abusive, e con l’aiuto della Prefettura introdurremo strumenti tecnologici per avere una fotografia della situazione sempre aggiornata su morosità e occupazioni per agire tempestivamente» (fonte: «Corriere della Sera», 19 gennaio 2016). Sicuri che la situazione complicata in cui versa ancora il patrimonio immobiliare del Comune di Milano debba essere gestita soltanto, come si propone di fare Sala, declinandola come una voce del capitolo sicurezza? Noi pensiamo di no: la Giunta arancione ci ha lasciato un ben altro insegnamento.
Confronto tra i candidati di centrosinistra per #primarieMilano #VotaMi from Primarie Milano 2016 on Vimeo.
Il secondo è invece circoscritto alla questione del bilancio. Balzani, presentando il 9 gennaio la sua candidatura di fronte ad un Teatro Elfo strapieno, ha detto a ragione che «i bilanci sono la politica al netto delle parole e delle finzioni» e «sono anche la materia prima delle cose che si faranno». (fonte: «affaritaliani.it», 9 gennaio 2016). In altre parole, ha rivendicato la centralità del bilancio nella gestione della cosa pubblica. Andando indietro nel tempo, ci sembra chiaro il richiamo indiretto alla lezione di Piero Bassetti, dirigente politico di lungo corso, che, da assessore al bilancio della prima giunta milanese di centro-sinistra (primissimi anni sessanta), predispose un apposito piano di sviluppo per razionalizzare le modalità di investimento del Comune nel quadriennio 1962-1965. Già, peccato che ora Bassetti, sconfessando le sue prese di posizioni, descrive questa attenzione della Balzani come una caratteristica tipica dei «ragionieri» (fonte: «Il Giorno», 18 gennaio 2016). Non stiamo certo dicendo che bisognerebbe riprendere in toto un metodo figlio di un’altra stagione politica, però è curioso vedere come, nonostante l’autorevolezza e la storia e lo stile personale di Bassetti, pur di sedersi al fianco del candidato dato da più parti vincente (Bassetti è schierato con Sala), non ci si faccia troppi problemi a «dimenticare» un metodo d’azione che l’attuale classe dirigente meneghina dovrebbe tenere in seria considerazione.
Infine il terzo, venuto a galla nelle ultime ore. Richiamandosi al modello adottato a Tallin, Balzani ha lanciato l’idea di rendere gratuito il trasporto pubblico relativo ai soli mezzi di superficie. Apriti o cielo. Non solo i sostenitori di Sala e di Majorino hanno posto dubbi sulla sostenibilità economica del progetto, ma lo stesso candidato-manager ha parlato di ritorno della sinistra demagogica. Anche in questo caso, invece di approfondire il proposito, si è deciso di dar vita alla solita polemica spicciola. È un diritto dei competitors, ci mancherebbe altro. Peccato che di fronte al «sogno» di Sala (fonte: «Corriere della Sera», 16 gennaio 2016), ossia la riapertura dei Navigli, in ben pochi abbiano sollevato dubbi circa la fattibilità economica. Due pesi, due misure?