Carpe DiEM

Presentato a Berlino il nuovo movimento di Yanis Varoufakis, tra star e nuove prospettive europee

di Clara Capelli

Cogliere l’attimo storico per (ri)democratizzare l’Europa. Questo è l’obiettivo – dichiaratamente di lungo periodo – di DiEM25, il movimento promosso dall’economista ed ex Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, presentato a Berlino il 9 febbraio scorso.
Al momento i sottoscrittori sono quasi 2000, tra cui figurano personalità assai note come Julian Assange, Brian Eno, Slavoj Žižek, Toni Negri, Saskia Sassen, James Galbraith.

Il 2015 ha rappresentato un anno cruciale per l’Europa. Si pensi alla pessima gestione dei fenomeni migratori che ha portato alla messa in discussione di Schengen o alle controverse negoziazioni del TTIP. Si pensi soprattutto al caso della Grecia, che ha mostrato con chiarezza come per molti governi e burocrati pareggi di bilancio e ripagamento dei debiti siano prioritari rispetto agli obiettivi di impiego, giustizia sociale e crescita.

Gli entusiasmi per la schiacciante vittoria del No al referendum del 5 luglio sulle misure richieste dai creditori al governo greco sono stati subito spazzati via dal draconiano Memorandum del 12 luglio, una doccia gelata che ha ribadito come l’espressione della volontà popolare si scontri con volontà sovranazionali irremovibili nel perseguimento della loro agenda.

Varoufakis si è dimesso subito dopo l’annuncio del risultato del referendum, dedicandosi in questi mesi alla costruzione di un movimento europeo che intende contrastare le derive burocratiche e tecnocratiche dell’Unione Europea e dell’eurozona per (ri)consegnare ai cittadini la sovranità sulle grandi questioni socio-economiche.

Un obiettivo altamente ambizioso, descritto nel manifesto di DiEM25 recentemente pubblicato sul sito del movimento e che si articola su quattro fasi.

Il proposito immediato e di breve periodo è quello di esigere maggiore trasparenza alle istituzioni europee, richiedendo lo streaming di tutti gli incontri, la pubblicazione dei verbali delle riunioni della BCE e di tutta la documentazione riguardante negoziazioni “cruciali” (il TTIP, le trattative per i prestiti di salvataggio, etc.), un registro dei rappresentanti delle lobby con attento monitoraggio delle loro attività e dei loro contatti.

DiEM25 si impegna inoltre a presentare entro un anno una serie di proposte su debito pubblico, sistema bancario, rilancio degli investimenti e lotta alla povertà al fine di contenere il potere decisionale delle istituzioni europee in questi campi per restituirlo ai parlamenti nazionali, alle regioni, alle municipalità e alle comunità.

Nello spazio di due anni il movimento intende creare un’Assemblea Costituente del Popolo d’Europa che avrà come compito quello di rendere entro il 2025 l’Unione Europea una democrazia sostanziale con un Parlamento sovrano che dialoghi con le assemblee parlamentari nazionali e regionali e i consigli municipali.

Tuttavia, sebbene non si possa che concordare sull’urgenza di trovare delle soluzioni costruttive per le problematiche individuate dal manifesto, cautela e spirito critico sono fondamentali.

Innanzitutto, sarà determinante capire come DiEM25 intende organizzarsi per il perseguimento degli obiettivi indicati, essendo ancora da definire sia la sua struttura organizzativa sia la sua impalcatura teorica. Il manifesto apre a chiunque, indipendentemente dall’affiliazione partitica e ideologica, “perché la democrazia è un tema unificante”.

Un’affermazione forte e istintivamente condivisibile, ma che pone non pochi problemi quando si tratta di passare dalla mobilitazione alla costruzione di un’alternativa con una larga (possibilmente larghissima vista la portata degli obiettivi) base di sostegno attivo.

Inoltre, la questione della sovranità e della sua rimodulazione a livello nazionale, regionale e municipale/comunitario è così delicata e complessa che avrebbe meritato un’analisi più profonda, non solo in relazione alla burocrazia tecnocratica delle istituzioni europee, ma anche sull’influenza delle lobby e sugli squilibri economici e di potere fra gli Stati dell’Unione Europea e dell’eurozona.

Il grosso rischio per DiEM25 è quello di rimanere un movimento pensato “dall’alto” da qualche rockstar del mondo intellettuale e dell’attivismo senza un’effettiva mobilitazione di quel popolo cui esso vuole rivolgersi, né una riflessione su due elementi cruciali per ottenere un reale cambiamento: gli assetti del potere politico ed economico in Europa (ma anche, sarebbe doveroso, a livello internazionale) e la necessità di una nuova progettualità che smuova cuori e menti.

(Questo articolo
rappresenta il punto di vista dell’autrice,
espresso a titolo personale)