La capitale del bianco

L’ascesa e la caduta dell’impresa della famiglia Merloni e della città di Fabriano

di Redazione

Dall’occupazione totale ad una disoccupazione che si attesta al 25%: l’effetto delle politiche industriali dei Merloni sulla città di Fabriano è paragonabile ad un terremoto.

Un piccolo mondo perfetto, un ecosistema dove vita e lavoro scorrono fluidi, integrati e armonici, connessi come la trama e l’ordito di un tessuto prezioso. È il ritratto di Fabriano e dintorni, fino a pochi anni fa: uno shangri-la industriale dove tutto era semplice – abitare, andare al lavoro, mettere al mondo figli che andavano incontro a un futuro prospero.

L’artefice del miracolo marchigiano si chiamava Aristide Merloni: la sua fabbrica e i suoi figli hanno cambiato il territorio Fabrianese, connotandolo come polo produttivo fra i più fiorenti in Italia. Un’evoluzione rapida ma fragile, perché sono bastati 80 anni, dal 1930 al 2010, per partire, toccare lo zenith ed affondare.

Oggi, dopo il crollo delle industrie Merloni, Fabriano è una città che si lascia vivere, attonita, in attesa di un disastro sociale imminente. Anzi, già in atto.

Un webdoc, diviso in quattro capitoli più un’introduzione, ci mostra un mondo che cambia, scomparendo e trasformandosi.
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