I 60 anni impossibili di Andrea Pazienza

Il fumettista marchigiano, bolognese di adozione, avrebbe compiuto 60 anni il 23 maggio 2016. Nella sua opera il racconto di un’epoca e di una generazione tra gli anni ’70 e ’80

di Luca Rasponi

Il 23 maggio 2016 Andrea Pazienza avrebbe compiuto 60 anni. Ve lo immaginate lui, Paz, diventare adulto e continuare a inventare fumetti con la stessa forza innovativa e dirompente? Io no. Perché se c’è qualcosa che caratterizza profondamente l’opera di Pazienza è il suo legame inscindibile con la giovinezza, con la possibilità e la voglia di giocarsi tutto, sempre, senza riserve o calcoli.

Come le rockstar maledette, Pazienza ha legato la sua parabola artistica a una fase anagrafica precisa della sua esistenza e a un momento storico ben delimitabile: il decennio 1977-1987, con tutto quello che è successo in mezzo in termini politici e sociali.
L’esplosione di Pazienza fumettista avviene all’inizio del ’77 in una Bologna travolta dal conflitto tra istituzioni e movimento studentesco, che di lì a poco sarebbe culminato nella tragica morte di Francesco Lorusso in via Mascarella.

La serie in dieci parti Le straordinarie avventure di Pentothal esce infatti tra l’aprile 1977 e il luglio 1981 sulla rivista Alter Alter, ritraendo il capoluogo emiliano in una dimensione sospesa tra la tensione sociale, l’autobiografia individuale e il deliro onirico.
Il racconto di Pazienza non è mai scontato o banale: sulla scia del lavoro di Moebius, la tavola è completamente decostruita per inseguire le immagini suggestive e ricolme di particolari partoriti dalla mente dell’autore.

Allo stesso modo, anche i contenuti non si appiattiscono sul racconto dei fatti – già di per sé una novità nel fumetto italiano dell’epoca – ma rappresentano in modo assolutamente originale la posizione marginale di Pazienza, un outsider rispetto al nucleo politico del movimento.

La non volontà e l’incapacità di annullarsi nella battaglia politica, restando sempre in ascolto del disagio manifestato dal proprio io, anticipano in qualche modo il riflusso ideale degli anni successivi, in cui il movimento esaurisce la sua spinta dopo gli anni della contestazione.

Il decennio ’80 segna infatti per Pazienza una svolta creativa fondamentale, parallela a quella del contesto circostante, che l’autore ancora una volta si dimostra in grado di anticipare: è del 1981 il primo episodio di Zanardi, cinico studente del liceo che insieme ai compagni di malefatte Colasanti e Petrilli dedica tempo ed energie esclusivamente a sé stesso e alla propria gratificazione.

La sofferente e sincera auto-analisi dell’autobiografico Pentothal cede il posto a un trio di personaggi che rappresentano aspetti diversi della personalità di un Pazienza alle prese con un mondo senza più idee, dove il cinismo è la cifra di un’esistenza in cui la principale preoccupazione di chiunque è diventata il tornaconto personale.

La trilogia ideale si conclude con Gli ultimi giorni di Pompeo, dove l’irriducibilità del protagonista agli schemi consueti di una vita priva di significato lo porta al gesto estremo del suicidio per overdose, anticipando più o meno volutamente il destino dello stesso Pazienza.

Tanto si è detto dell’opera di un autore originale e irripetibile, del connubio tra autocompiacimento e senso di inadeguatezza che pervade tutta la sua opera e della creatività straordinaria che ha portato Pazienza a inventare stili e linguaggi non solo disegnati, alternando senza sosta soluzioni grafiche sempre differenti in un caleidoscopio di immagini magnetico e imprevedibile.

Ma un aspetto in particolare, forse più rilevante agli occhi di chi non ha vissuto quegli anni, rende l’opera di Pazienza ancora straordinariamente attuale: la capacità di raccontare la parabola di una generazione che dalla volontà concreta di cambiare il mondo è passata alla più assoluta autoreferenzialità, generando negli individui più sensibili un nichilismo senza possibile soluzione.

Pazienza è soprattutto questo: racconta un’epoca ma anche la relazione costante e inevitabile tra le persone e l’epoca che si trovano a vivere, in grado di generare disagio non solo politico e sociale, ma a un livello più profondo anche esistenziale, dell’anima, quella sensazione soffocante di essere sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato.

E mentre la Biennale del Disegno di Rimini dedica a Paz una mostra visitabile fino al 10 luglio, tra le tante iniziative proposte in occasione di questo anniversario c’è anche la prima edizione della sua opera completa, pubblicata da Repubblica e L’Espresso.

Un’occasione per conoscere un autore fondamentale del fumetto italiano e mondiale, che forse non avrebbe potuto compiere 60 anni in nessuno dei mondi possibili. Ma la cui opera nel frattempo, questo è certo, non è invecchiata di un giorno.