Racconto a penna della prima sera d’estate a Milano.
La festa di Make Music Milan.
di Gabriella Ballarini
Foto di Cora Ranci
Il 21 Giugno è un giorno speciale, è la festa della musica, si celebra il primo giorno d’estate. E’ la terza edizione per Make Music Milan, più di 90 i concerti gratis quest’anno. Io e Cora ci siamo addentrate verso sera, con le nostre bici, in piazza Duomo.
Per arrivare alla festa, da casa mia, bisogna attraversare tutta via Padova e poi superare Piazzale Loreto, percorrere Corso Buenos Aires e intravedere l’arco di Porta Venezia. Come dice Teju Cole, al cambiare delle strade, cambia il peso, cambia la pressione atmosferica, cambiano i contorni. Alla vista di San Babila mi sono sfilata le cuffiette del lettore mp3, perché volevo iniziare a sentirla la musica, anche da lontano.
Mi siedo sul marciapiedi e vedo passare uomini e donne con strani zaini a forma di chitarra, basso, tromboni. Sorrido.
Alle 19.00 i musicisti stavano accordando gli strumenti, provando la voce, l’aria iniziava a scaldarsi anche lei, che sembrava volesse piovere, ma tutti facevano finta di nulla, come se quei goccioloni non stessero cadendo veramente, nessun ombrello, nessun segno tangibile dell’accettazione della pioggia e così, Lei, se ne va. Così.
Un vento lieve ci raggiunge, che è proprio la brezza del primo giorno d’estate. Alla fermata Cordusio c’è una ragazza dai capelli rossi che canta “I still, haven’t found, what I’m looking for”. Mi fermo con il quaderno in mano e cerco quello che mi piacerebbe cercare e poi mi piacerebbe dire anche a me che non l’ho trovato, quello che sto cercando.
Ma cosa sto cercando?
Per ora, cerco la musica.
Camminiamo fino ad una scritta che dice “Milano per la resistenza”, ai piedi della scritta la fisarmonica suona. E le mani che battono a ritmo sulle gambe e il piede che va e il tacco e la punta.
E poi le guance del clarinettista che si gonfiano e si sgonfiano e la musica invade piazza mercanti. E nel controluce la danzatrice cancella i confini del mare e la melodia dei passi e della gonna che si sposta, vola da Cracovia a Sarajevo e battiamo le mani e le mani vibrano come le corde del violoncello, trema la chitarra che segue il palmo, che inebria con la danza.
La donna vestita di nero corre verso la valigia e fa cadere una moneta. C’è un drappo rosso adesso: sarà il filo o la mia condanna?
Piazza del Liberty e l’orchestra che non è proprio una di quelle con gli strumenti, loro cantano e dunque esistono.
Una voce insieme a dieci altre, a gruppi, la voce diventa plurale e si trasforma in suono. Rimbomba la piccola piazza, rimbomba come se l’estate esplodesse.
Se camminiamo dieci passi si inizia a sentire “you are my dancing queen…”.
Seduta sullo scalino, si sente la musica alle spalle del Duomo, il rock tira sulle corde vocali “prendo tutto il tempo che non ho” dice il cantante. Mi chiedo cosa stesse ascoltando il ragazzo con il maglioncino di cashmire, con quelle cuffie bianche, che mi viene voglia di sfilargliele, chè stasera suona la città, forse è tempo di ascoltare.
Milano canta anche senza permesso, il musicista solitario che suona un violino invisibile, la donna con il camioncino e il vestito di strass blu elettrico.
Milano che corre i venditori di girelle volanti, che le spari in aria e poi le riprendi.
Milano dagli occhi puntati sulle vetrine e piano, piano le strade si svuotano, la musica rimane forte, rimbalza sui muri degli attici e sulle file dei ragazzi con gli occhiali a specchio che mangeranno patatine guardando la Madonnina da vicino, negli occhi.
Milano delle Colonne di San Lorenzo e i ragazzi del CTM che suonano e si vede anche Mussida con quei capelli bianchi e lunghi e li fa andare e sorride e muove la testa.
Porta Ticinese e i gruppi che suonano agli incroci.
Milano, il 21 Giugno suona ovunque.
E così riprendo la bici e pedalo verso casa, alle 23.00 quando tutto finisce e si trasferisce a BASE Milano, ma io mi tengo Milano nelle orecchie e vado verso casa, ripercorro la strada al contrario e piano, piano tutti i suoni si assottigliano e diventano le voci della città, diventano il rumore delle auto e il silenzio dei semafori senza traffico.
E poi via Padova, ancora e la popolazione allegra degli uomini che mangiano dopo il tramonto, è Ramadan e tutti si siedono sugli scalini al nascondersi del sole.
Un ronzio, nelle orecchie, quello di quando tutti i suoni saturano l’aria e la musica vince. Via Padova racconta del mercato di ieri e della cassetta di verdura dimenticata, racconta la musica silenziosa del giorno che finisce e si torna a casa.
Si picchia sui pedali e si chiudono gli occhi appena si arriva sul divano.
I danzatori di tango, quell’eleganza composta delle mani nelle mani e delle gambe che si intrecciano, come un’alchimia di corpi che festeggiano l’estate.
#ComplimentiMilano, bella festa, bella musica. “Desiderio”: così cantava piazza San Babila mentre salutavo la festa della musica.
Ciao, Milano.