Croazia: lo sfuttamento dei lavoratori stagionali

Sulle coste croate, quest’anno, mancano lavoratori stagionali nel comparto turistico. Il motivo?
Le dure condizioni di lavoro e i salari irrisori

di Dražen Matiček,
tratto da Osservatorio Balcani e Caucaso*

I turisti hanno già preso d’assalto la costa adriatica, ma in Croazia per la prima volta da quando il turismo è divenuto uno dei settori economici trainanti per il paese, mancano lavoratori stagionali. Secondo i dati dell’Agenzia croata per il lavoro (HZZ), su 28.000 offerte d’impiego stagionale si è dato risposta a 25.000, di cui 17.000 nel turismo.

Nel 2015 i datori di lavoro avevano cercato, tramite l’intermediazione dell’HZZ, circa 30.000 stagionali e ne hanno poi impiegati circa 40.000.

Questi dati sono sorprendenti se si considera che in Croazia vi sono circa 230.000 disoccupati. Intanto la Camera di commercio croata ha richiesto una modifica verso l’alto delle quote di permesso di lavoro concesse a cittadini stranieri (le quote quest’anno erano fissate a 2300, di cui solo 85 nel settore turistico).

La Croazia un paese di fannulloni che vivono di sussidi? Non bisogna correre così veloce. I veri responsabili di questa situazione sono alcuni datori di lavoro.

Datori di lavoro socialmente irresponsabili

“Non interessa loro niente dello stato sociale, delle tasse, dei loro dipendenti e delle loro famiglie. L’unica cosa che interessa loro è il profitto. Questi datori di lavoro sono socialmente irresponsabili perché lo stato permette loro di esserlo”, denuncia Bruno Bulić, presidente dei sindacati d’Istria, del Quarnero e della Dalmazia. Frasi confermate dalla testimonianza di Luko Čuljak, 27 anni, studente a Zagabria e lavoratore stagionale nel turismo. L’estate scorsa ha lavorato in un campeggio nella regione di Makarska.

“Siamo stati pagati circa 4.000 kn (533 euro), perché ci dicevano che avevamo diritto alle mance. Lavoravamo dalle 9 del mattino alle 23.30. Facevamo doppio servizio ogni giorno perché non eravamo che dei servi. Per il tuo padrone il tuo tempo libero non esiste. Ti devi consacrare totalmente al lavoro, ti considerano una macchina”, ricorda.

Nel contratto di lavoro sottoscritto tutto è ovviamente conforme alla legge: giornata di lavoro di 8 ore, giorno di riposo, congedi pagati ecc. Ma nella pratica la situazione è molto diversa. Luko Čuljak aveva un contratto con il salario minimo ed altri soldi li prendeva in nero. E i datori di lavoro spesso fanno sognare agli stagionali lauti guadagni con le mance, addirittura dai 3000 ai 4000 euro in tre mesi e mezzo. “Ma questo avviene a volte e se non spendi niente, se non hai vita sociale. Se lavori e basta”, aggiunge Luko Čuljak. Che poi calcola: “Viste le ore di lavoro fatte venivo pagato 12,5 kune all’ora (1,67 euro)”.

I cattivi fanno i buoni padroni

Occorre anche sottolineare che i prezzi nei caffè sulla costa sono generalmente molto più alti di quelli a Zagabria. Ma questo non ha alcuna incidenza sui salari degli stagionali anche se i datori di lavoro, guadagnano, solo con le bevande, in poche ore, l’equivalente di uno stipendio mensile di uno stagionale. “Quando c’era una festa di paese o una serata a tema avevamo più di 200 ospiti a sera e questo significava circa 4000 kune (533 euro), solo tra le 18.00 e le 21.00”, continua Luko Čuljak, aggiungendo che il margine di guadagno, ad esempio sui gelati, supera il 100%.

Bruno Bulić spiega che nel turismo il costo del lavoro non rappresenta che il 18-30% dei guadagni ottenuti. Ma sembra che quest’ampio margine di guadagno non basti ai datori di lavoro che oltre a sfruttare i propri dipendenti rubano anche allo stato. “Si danno scontrini solo a turisti locali o della regione, che conoscono la legge in materia. Ai clienti stranieri, invece, si consegnano delle ricevute fittizie”, chiarisce Bulić. “Anche le ricevute, il capo le annullava regolarmente. A volte si guadagnavano 10.000 kune al giorno (1335 €), di cui solo 1.000 kn (133 €) venivano dichiarate”, denuncia Luko Čuljak.

In caso di visita degli ispettori del lavoro, la procedura di reazione è standardizzata. “Se arrivano gli ispettori, è facile riconoscerli, perché non sono vestiti da turisti”, racconta Luko. “Vengono allora scritti in velocità ordini per tutti i tavoli e i camerieri iniziano a comportarsi come se fossero clienti. E’ purtroppo molto facile ingannarli”, commenta.

L'immagine di Dubrovnik è una foto di Jori Samonen tratta da Flickr in CC

L’immagine di Dubrovnik è una foto di Jori Samonen tratta da Flickr in CC

Assumere il 30% di personale in più

Secondo Natali Komen Bujas, direttrice della sezione albergatori-ristorazione e turismo dell’Associazione dei datori di lavoro di Croazia (HUP), sono i datori di lavoro le vittime. “Gli stagionali fanno dei veri e propri ricatti ai datori di lavoro, esigono dei per diem, dei salari netti, alloggio gratuito…”, si lamenta.

Un discorso che non sorprende Bruno Bulić. “I datori di lavoro vorrebbero affittare camerieri e cuochi come affittano una macchina. Non vi è alcuna politica di sviluppo delle risorse umane perché sono ossessionati dal profitto. Alcune aziende guadagnano milioni di kune e non ne spendono una per le risorse umane…”.

Per quanto riguarda il vitto Luko Čuljak spiega che se si è fortunati si hanno due scelte: il campeggio oppure una cameretta fornita dal datore di lavoro, dove vi sono almeno 5 letti. Nella maggior parte dei casi gli stagionali si pagano l’alloggio e ne hanno bisogno dato che la maggior parte di loro viene dalla Slavonia o, come Čuljak, dalla Bosnia Erzegovina.

Oltre a condizioni di lavoro deplorevoli, la mancanza di lavoratori stagionali è anche causata dalla crisi demografica: la popolazione croata invecchia e il lavoro stagionale è sempre più impegnativo. Luko Čuljak e il collega dovevano da soli assicurare il servizio a 19 tavoli, due volte al giorno, un lavoro molto fisico, non alla portata di tutti.

“In Croazia il più grande produttore di invalidi sul lavoro è il settore turistico. Nessuno che abbia più di 50 anni, anche se in buona salute, può reggere questi ritmi”, spiega Bruno Bulić. Secondo uno studio universitario servirebbe nel settore alberghiero e della ristorazione il 30% di personale in più per rispettare i tempi legali di lavoro.

Nessun cambiamento in vista

Per trovare questa mano d’opera supplementare i datori di lavoro non sembrano intenzionati a migliorare le condizioni salariali e di lavoro. Preferiscono al contrario richiedere un innalzamento delle quote dei permessi di lavoro per importare mano d’opera a buon mercato dall’estero. Ma questo, secondo Bruno Bulić, non risolverà certo i problemi. “Se un bulgaro vuole partire per l’estero per lavorare perché dovrebbe fermarsi in Croazia a guadagnare 400 euro se in Austria ne può guadagnare 1200?”.

Quale la conseguenza sull’economia nazionale? In Croazia, con tutte le tasse non pagate, il lavoro in nero e salari irrisori, il reddito prodotto dal turismo arriva agli 8 miliardi di euro all’anno, corrispondente al 18% del Pil. Per fare una comparazione, in Austria siamo sui 30 miliardi all’anno, 4,3% del Pil. Il comportamento delle élites politiche ed economiche della Croazia sta portando alla distruzione dell’economia reale della Croazia. Certo, non occorre fare di tutta l’erba un fascio e ci sono anche datori di lavoro onesti, ma sono ben lontani dal rappresentare la maggioranza.

 
L’immagine di Spalato in apertura è una foto di Nicolas Nova tratta da Flickr in CC.

 
*Articolo pubblicato originariamente da H-Alter, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso