In questo tempo estivo vi racconteremo brevi note di viaggio, incontro, vita vissuta in una città che ognuno di noi ha scelto per i più diversi motivi. Oltre le guide turistiche, dentro strade e su muri, nelle piazze e in piccoli ricordi.
Di Valeria Nicoletti
“Faccia il proprio viaggio secondo un proprio progetto, presti minimo ascolto alla facilità degli itinerari comodi e frequentati, accetti di sbagliare strada e di tornare indietro, o, al contrario, perseveri fino a inventare inusuali vie d’uscita verso il mondo”. Sono i consigli di Saramago al viaggiatore che s’appresta a scoprire il Portogallo, da Porto a Faro, dall’oceano alla frontiera spagnola.
Improvvisazione e curiosità, e un orecchio teso ai suggerimenti dei portoghesi, soprattutto quelli che sembrano avere la mappa della propria città nascosta tra le righe della mano.
Non conoscevo nulla di Coimbra, solo qualche riga letta sulla guida polverosa che ci portavamo dietro. Capitale del distretto omonimo, Coimbra è una delle città più importanti del Portogallo. Poco distante da Porto e ad appena 200 chilometri da Lisbona, è incastonata nel centro del paese, a pochi chilometri dall’oceano e attraversata dal fiume Mondego, una posizione geografica che ne ha fatto un importante polo commerciale per secoli, mentre oggi la distanza strategica da Figueira da Foz, celebre centro balneare, ne fa una destinazione privilegiata del turismo estivo.
Ma l’essenza di Coimbra si cela altrove, in cima ai vicoli e alle viuzze lastricate che conducono alla città alta, all’ariosa piazza dove si affaccia la cittadella universitaria, dove il vento solletica le cappe nere delle matricole, indossate con orgoglio da tempo immemore.
Fondata nel 1290 a Lisbona e poi trasferita a Coimbra trecento anni dopo, l’università è tra le più antiche e prestigiose in Europa, fiera dei suoi circa 20.000 studenti stranieri all’anno. Centro nevralgico di sapere, studio e raccoglimento intellettuale, a Coimbra bisognerebbe avvicinarsi con l’entusiasmo di una matricola, prima di mettere i piedi in una delle più grandi università del mondo, con lo stesso spirito dei clerici vagantes, spiriti liberi, poeti dotti, studenti irrequieti, che attraversavano l’Europa in pieno Medio Evo alla ricerca della conoscenza, da un ateneo all’altro. La città ne conserva tutta la spregiudicatezza e la libertà, regalandole democraticamente a tutti i suoi passanti.
Mescolati ai turisti e agli abitanti stessi, che sono ancora capaci di godersi la città anche in piena alta stagione, regalandosi i medesimi piaceri dei viaggiatori, dall’aperitivo al tramonto sul fiume Mondego al concerto notturno di fado, gli studenti di Coimbra passeggiano per la città avvolti nella cappa nera, creando un’atmosfera intellettuale e sofisticata, anche davanti all’ennesimo negozietto di souvenir del corso. Ma non solo. La città profuma di desideri e paure, come se si lasciasse contagiare dall’animo incerto delle matricole, come se ne assorbisse i sogni ad occhi aperti, come se rubasse un po’ della loro vivacità, di quella voglia incondizionata di gettarsi in pasto al mondo.
Lo stesso spirito si ritrova nei chiostri delle Républicas, splendidi rifugi autarchici dove gli studenti vivono in completa autonomia da secoli. Una tradizione che si perpetua con semplicità e allegria.
Si riconoscono dai graffiti sulle pareti e, soprattutto, dalla porta, solitamente aperta, simbolo di ospitalità in un luogo che ha accolto, nel corso della storia, poeti, scrittori, viaggiatori, pellegrini e soprattutto dissidenti e rifugiati politici negli anni della dittatura di Salazar.
Oggi a Coimbra esistono circa 25 Républicas, di cui 16 sono parte del patrimonio dell’Unesco, insieme all’università. Fa parte del complesso universitario anche l’incantevole Biblioteca Joanina, che porta il nome del suo fondatore, re Giovanni V, e che oggi conserva circa 250.000 volumi. Qui, a raccontarvi di turisti distratti, di meraviglia e conoscenza, ci sono i pipistrelli, ospiti della biblioteca, rimedio efficace ed economico contro gli insetti.
Città universitaria per eccellenza, a Coimbra anche il fado smette le vesti sensuali, lo scialle color rubino e le voci femminili, per lasciarsi interpretare dalla voce maschile e spesso acerba degli studenti, che fanno della musica portoghese una poesia goliardica, quasi accademica. Non è infrequente che ad accompagnarli alla chitarra di Coimbra, una particolare versione della chitarra portoghese, ci sia uno dei loro insegnanti. Soprattutto se, diffidando dei “concertini di fado autentico” a 100 euro, che ammiccano nei locali del centro, ci si avventura appena fuori la città vecchia, cercando quella che dagli autoctoni è conosciuta semplicemente come “la cappella”.
Un segreto che si bisbiglia all’orecchio, un antico tempietto sconsacrato dove, ogni sera, un professore accompagna i suoi studenti, al piano e alla chitarra, prendendo per mano il piccolo pubblico e riportandolo indietro al tempo dei trovatori occitani e dei giullari di corte, cantando la nostalgia degli anni universitari, della spensieratezza della gioventù, degli amori fugaci, della goliardia tra compagni e dei primi passi nel mondo degli adulti.
Una separazione che tutti hanno vissuto, quella della prima notte fuori casa, del primo giorno di lezioni, delle aspettative sotto al cuscino e dei sogni infilati stretti dentro la cartella.
Nel suo Viaggio in Portogallo, Saramago consigliava al viaggiatore di fermarsi in quei paesi piccoli, in quelle città raccolte dove lui stesso avrebbe potuto ben comprendere le domande che avrebbe posto. Provate a sussurrare un dubbio, a confessarvi con il vento di Coimbra, e tendete l’orecchio.
“La città non dice il suo passato”, come scriveva Italo Calvino, “lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole”.
Un baluginare di vite parallele, sogni altri, intrisa di miraggi e aspirazioni, Coimbra afferra un desiderio, come si afferra una stella cadente, e ve ne fa dono.
Colonna sonora: Coimbra – Amalia Rodrigues