Brexit in mezzo al guado

Il giudizio della High Court del 3 Novembre ha sancito il passaggio della attivazione dell’ Art.50 del Trattato di Lisbona dal governo Conservatore di Theresa May alla House of Commons.

di Angelo Boccato

Questa mossa ha spiazzato il Governo Conservatore che intendeva utilizzare la prerogativa del mandato reale per implementare la uscita del Regno Unito dalla UE; i legali del governo faranno ricorso alla Supreme Court , il cui parere dovrebbe essere reso noto il prossimo mese.

Il potenziale passaggio di consegne tra governo e Parlamento non rappresenta certo la fine dello scenario di uscita, ma riesce da un certo punto di vista a restituire la dimensione del risultato elettorale del 23 Giugno, risultato di un referendum consultivo, nel quale il fronte Leave non ha vinto con un margine imponente (51,9% contro 48,1%).

A seguito del voto, la stampa conservatrice (Daily Mail, Daily Express, Telegraph, The Sun ) ha finito per scagliarsi con veemenza contro i giudici della Alta Corte responsabili del verdetto ( il Barone Thomas di Cwmgiedd, Sir Terence Etherton e Lord Justice Sales) con titoli in prima pagina che hanno variato da “ I giudici contro il popolo” del Telegraph fino a The Sun che ha posto come titolo l’ inequivocabile “ Nemici del popolo” , sotto alle foto dei tre giudici e non solo.

Gina Miller, che lavora nel settore delle banche di investimento e ha una compagnia col marito, ha finito per assurgere alla fama mediatica negli scorsi giorni, in seguito al suo impegno in testa a The People’s Challenge , una campagna mossa dall’ intento di portare il Parlamento facendo appello alla High Court per valutare le competenze del Parlamento a decidere sull’ Art.50 rispetto a quelle del governo.

Negli scorsi giorni Miller ha subito abusi da parte di trolls online, inclusivi di minacce di morte e di stupro.

Tali titoli e tale clima dimostrano con chiarezza il forte ed inequivocabile stato di divisione nella opinione pubblica post-referendaria; in ogni caso uno scenario in cui il Parlamento finisca per ribaltare l’ esito del voto di giugno, bloccando effettivamente la Brexit, risulta alquanto improbabile.

I sostenitori del fronte Leave restano numerosi, mentre sull’ altro fronte, per quanto riguarda ad esempio il Labour, parlamentari come l’ ex leader del partito Ed Miliband dovrebbero percorrere la complicata scelta di votare contro la linea del Leave data dai membri delle loro circoscrizioni, scelte che potrebbero finire per avere un caro prezzo nel caso di elezioni anticipate al 2017.

Tuttavia, il leader laburista Jeremy Corbyn ha chiarito che il Labour bloccherebbe l’ attivazione dell’ Art.50 da parte del governo nel caso in cui non dovessero essere rispettate quattro condizioni: la garanzia dell’ accesso al mercato unico, il rispetto dei diritti dei lavoratori comunitari, garanzie per la salvaguardia dei consumatori e dell’ ambiente e la promessa che il Regno Unito paghi il ‘conto’ per ogni investimento di capitale UE perso a seguito del risultato referendario.

Queste condizioni non incontrano il favore dell’ ala maggiormente euroscettica dei Conservatori e questo scenario potrebbe forse aprire una intesa di intenti tra Laburisti, Conservatori europeisti, Liberal Democratici, Verdi e nazionalisti scozzesi; lo Scottish National Party per voce del Primo Ministro scozzese Nicola Sturgeon e di numerosi membri del partito ha sempre mantenuto una attitudine fortemente europeista.

Il giudizio rappresenta da una parte una temporanea frenata ( a patto che non venga poi ribaltato in appello) e da un’ altra pone effettivamente il governo di May nella condizione di dover uscire dal mantra del “Brexit means Brexit” , per provvedere qualche risposta sugli effettivi piani per una uscita, piani nebulosi tanto quanto i potenziali scenari successivi, considerando la mancanza di un precedente storico.

L’ incontro di May con il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha stabilito un interessante parallelo; durante l’ incontro, presentato anche come parte di una operazione volta a rinforzare la partnership commerciale britannico-indiana di fronte all’uscita dalla UE e a un mercato di 1,3 miliardi di persone.

May ha parlato di accordi che prevedano nuovi visti per cittadini indiani, a fronte del ritorno in patria dei cittadini indiani che non hanno il diritto di restare nel Regno Unito.

In considerazione del fatto che i visti per gli studenti indiani hanno subito un sensibile crollo nei cinque anni che hanno visto May alla testa dell’ Home Office, arrivando a 11.864 nel Giugno 2015 da una base di 68.238, al fronte di nuovi accordi commerciali tali numeri rappresentano un dettaglio non proprio secondario.

Lo scenario della Brexit ha anche un nodo strettamente collegato alle elezioni francesi del 2017, specialmente dopo la recente distruzione della Jungle di Calais; Alain Juppé, 71 anni, favorito per la elezione a Presidente della Repubblica Francese ha reso chiaro l’ intento di avviare una complete rinegoziazione dell’ accordo di Touquet, che prevede controlli sulla immigrazione congiunti franco-britannici e il conseguente spostamento della frontiera del Regno Unito da Calais al Kent.

Mesi fa, il Ministro della Economia francese Emmanuel Macron aveva dichiarato al Financial Times che il proseguimento dell’ accordo di Le Touquet sarebbe stato minacciato , nel caso di un abbandono della UE da parte del Regno Unito.