Cronache dell’attesa referendaria
di Bruno Giorgini
Scopro che la mia tessera elettorale è piena e, se voglio votare, dovrò andare all’ufficio preposto per averne una vergine. É l’ennesima rottura di coglioni per un Referendum che mi è odioso fin dal suo debutto, sempre più immelmato nella politica politicante man mano che s’avvicina il traguardo. Dandomi una gran voglia di starne fuori, non andando a votare rifiutando l’oscenità.
Personalmente sono molto affezionato alla nostra attuale Costituzione da quando me la spiegò un robusto carabiniere. Con un gruppo della FGCI, federazione giovanile comunista, di Forlì giungemmo a Bologna per una manifestazione di protesta contro l’omicidio di Patrice Lumumba leader progressista del Congo postcoloniale – diventato la Repubblica Democratica del Congo.
Lumumba fu ucciso per ordine di Mobutu che sostenuto da Belgio e USA, diventerà il dittatore del Congo. Pare che all’omicidio avesse presieduto Tshombe, che guidava la secessione del Katanga. Inoltre il cadavere di Lumumba venne sciolto nell’acido e il suo scheletro smembrato talchè la sua salma e la sua tomba non diventassero oggetto di culto.
Ce ne era abbastanza per infiammare giovani cuori e menti piene di spirito rivoluzionario, per cui dopo l’assemblea pubblica a Palazzo d’Accursio qualcuno propose di fare una manifestazione – non autorizzata – in Piazza Maggiore. Niente di sovversivo, neppure un corteo piccolo piccolo, soltanto un sit-in con canti e slogan, contro l’imperialismo americano, la CIA e i colonialisti belgi. Ma per i custodi dell’ordine pubblico era troppo anche questo poco, e così i carabinieri intervennero.
Noi di Forlì, tenendoci a catena seduti sui gradini del crescentone di S. Petronio tentammo una sorta di resistenza passiva non violenta, e quando un carabiniere, dopo avermi facilmente sciolto dai miei compagni, mi prese per la collottola osai dire: “Ma la Costituzione…” e egli di rimando: “La Costituzione??!! La Costituzione è tutto marxismo!” Nel contempo dandomi una cattiva pedata nel culo che mi fece ingloriosamente rotolare per terra.
Da lì corsi a leggermela per filo e per segno perché doveva essere certamente buona la nostra Costituzione, e anche promisi a me stesso che non mi sarei mai più trovato indifeso di faccia ai difensori dell’ordine capitalistico e imperialista – proprio così pensavo nella mia testa per quanto oggi sembri una cosa da matti. Perché persino Gesù invita a porgere l’altra guancia, ma non certo il fondo schiena agli scarponi chiodati.
La attuale Costituzione Repubblicana figlia della Resistenza ha in Italia difeso tutti noi da una possibile guerra civile, perchè dava dignità ai lavoratori e parlava di uguaglianza senza distinzioni di idelogia, fede, razza eccetera. E adesso vogliono cambiarla. Sì lo so, la revisione non tocca i Principi Fondamentali (art. 1 -12 ) e neppure, se non in misura minima (art. 48), I Diritti e Doveri dei Cittadini (art. 13 – 54).
Poi però si precipita amputando il Parlamento del Senato paritario con la Camera – in una furiosa polemica contro il “bicameralismo perfetto”, che produrrebbe inefficienza legislativa con lungaggini, costi economici troppo elevati, instabilità dei governi, quindi impossibilità alla fin fine di legiferare incisive riforme.
Persino il PIL sarebbe affetto da cronica stitichezza a causa del Senato paritario. Ebbene io sono affezionato anche al bicameralismo paritario e vorrei ricordare che l’ Italia ha avuto governi stabili, anzi inamovibili, democristiani per oltre un quarto di secolo. Certo cambiavano i Presidenti del Consiglio e a volte le alleanze, ma almeno fino al tentativo del compromesso storico proposto da Berlinguer l’egemonia democristiana non fu mai messa in discussione.
Dopo sono venuti ventanni di Berlusconi, mica tanto instabile neppure lui. E per le riforme poi eccone alcune: la riforma agraria, il divorzio, la depenalizzazione dell’aborto, lo statuto dei diritti dei lavoratori, l’istituzione del servizio sanitario nazionale, la previdenza e le pensioni, il diritto allo studio col presalario e l’accesso a tutte le facoltà universitarie, l’apertura dei manicomi con la legge Basaglia, la riforma del codice penale (col contributo essenziale di Pisapia padre), il diritto di famiglia, la legge Gozzini sulle carceri, le Regioni; e altre ce ne sono.
Non mi par poco, né si trattava di quisquilie. Neppure si può continuare a raccontare la fola che in Italia si legifera poco, ci sono leggi ormai anche per gli starnuti. Ma se tu così argomenti, i fautori del sì, molti ne ho tra i miei amici, la buttano in politica, che il no apre la strada a Grillo, se non a Trump, comunque alla destra, la peggiore da Salvini a casa Pound di stampo lepenista, o quella più presentabile di Forza Italia, rimettendo in gioco Berlusconi.
Insomma la compagnia di giro del no è piuttosto imbarazzante e gli insulti di Grillo totalmente insopportabili, mentre volgendo l’occhio al versante sinistro il ritorno di D’Alema non è proprio di buon auspicio, e sul resto di quella che può dirsi sinistra meglio tacere.
Anche quelli del no la buttano in politica politicante, che secondo molti di loro si tratta di mandare a casa Renzi, e così scompare – o quasi – dal dibattito pubblico, un uomo come Zagrebelsky, perché non è televisivo, non fa politica, soltanto limitandosi articolo per articolo a demolire la revisione costituzionale proposta dal governo Renzi, in prima fila la Ministra Boschi. Eppure il suo libro “Loro diranno, noi diciamo” vademecum sulle riforme istituzionali, è magistrale per limpidezza d’argomenti e rigore logico, nonché ineludibile. Ma in quanti lo avranno letto? Alcune migliaia, alcune decine di migliaia se siamo ottimisti.
Tra l’altro una tra le tante piccole variazioni dell’originale è particolarmente negativa, e avrebbe potuto, questa sì essere abolita, ovvero quella clausola (art. 81) che inserisce il pareggio di bilancio – e di conseguenza il fiscal compact – nel dettato costituzionale, una sorta di camicia di forza dell’austerità che oggi Renzi dice di volere contestare, epperò di questo articolo da depennare s’è dimenticato.
Comunque il dibattito politico politicante ha completamente pervertito e inquinato la questione costituzionale. Renzi ha cominciato, dicendo: o passa la mia revisione oppure me ne vado. Tutti noi ce ne andremo. Cadrà il governo e ci sarà instabilità, in Europa non saremo più nulla, nessuno più investirà in italia, il PIL calerà e lo spread crescerà.
Grazie, sei tu che sbandieri l’instabilità minacciandola, e così facendo la evochi se non provochi. Non è proprio l’ atteggiamento politico di un Presidente del Consiglio che ha a cuore la Costituzione e la situazione del paese che governa.
Infatti il paese si spacca, la politica incattivisce e tutta la merda viene a galla, senza risparmiare nessuno salvo forse l’ANPI, la CGIL e qualche osservatore nonché giurista di più o meno chiara fama e idee, con associazioni della società civile al seguito.
E, se come probabile, i due schieramenti finiranno separati da pochi punti percentuali, sarà comunque una sciagura perché la Costituzione è il contratto di convivenza civile di tutti i cittadini, in cui tutti i cittadini, o almeno la loro stragrande maggioranza, deve riconoscersi, cui deve aderire.
Un contratto di convivenza civile stipulato da poco più della metà dei votanti, che già non sono tutti i cittadini – e sperando che stavolta siano parecchi, almeno ben oltre il 50% – non ha grande autorevolezza. E se una Costituzione non è autorevole si apre uno spazio per la rottura della convivenza, sperando che non sia violenta. Quando De Gaulle andò al referendum interrogando il popolo francese sulla Costituzione della V Repubblica, con una affluenza pari a l’80.63% ottenne il consenso di oltre l’82% dei votanti.
A questo punto mi chiedo perché Renzi si è imbarcato in una tenzone come questa, quando palesemente di una revisione come questa non c’era alcun bisogno urgente. Cioè fin dall’inizio siamo di fronte a una azione di revisione costituzionale progettata a freddo per puro calcolo politico.
Calcolo politico di Renzi? A meno di una topica gigante da parte del Presidente del Consiglio e segretario del PD, risulta difficile crederlo. La mia ipotesi è che qualcuno abbia fortemente fatto pressione sul ganzo toscano forse in base a antiche promesse, o per restituire il favore ricevuto quando fu designato capo del governo destituendo con un colpo di palazzo Enrico Letta. Mi riferisco a Giorgio Napolitano, certo il peggiore e più invasivo Presidente della Repubblica dalla Liberazione a oggi. Oppure siamo obbligati a dire che Renzi ha veramente perso la testa ubriaco di eccessivo potere, e assoluto narcisismo.
Se puranche dovesse perdere, non credo alle sue dimissioni, piuttosto a un accenno di dimissioni rifiutate da Mattarella. Dopo si vedrà. Sapendo che probabilmente egli non abbandonerà il ruolo di segretario del PD e che nei suoi dintorni si muovono delfini forse disponibili a assumere il ruolo di premier- Graziano Del Rio per esempio sta studiando da parecchi mesi per prepararsi alla bisogna.
Col che rimane intera la miseria di una classe politica veramente disdicevole, e la mancanza di movimenti di massa in grado d’opporsi sul serio, nonchè di costruire una alternativa efficace. Sperando che vinca il no preservando almeno il patto costituzionale, sarà comunque lunga la strada dell’emancipazione e della giustizia sociale, di una autentica democrazia partecipata e nutrita di libertè egalitè e fraternitè, parole desuete ma sempre più necessarie per il presente e nel futuro.