Di Denis Villeneuve, con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker e Michael Stuhlbarg. Presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, 8 candidature agli Oscar 2017 e 2 ai Golden Globes 2017. Nelle sale
di Desiree Ketabchi
Una professoressa di linguistica, Louise Banks, brillantemente interpretata da Amy Adams, che non per niente è stata candidata come miglior attrice ai Golden Globes per questo ruolo, viene contattata dal governo americano per decifrare la lingua di un gruppo di alieni sbarcati in 12 punti diversi della Terra, tra cui gli Stati Uniti. Insieme al fisico teorico Ian Donnelly, interpretato da Jeremy Renner, è incaricata di capire il motivo del loro sbarco.
Può sembrare la trama di una banale storia di extraterresti, ma Arrival è uno dei quei film che tramite un genere come la fantascienza riesce a toccare una disciplina complessa e poco popolare come lo studio del linguaggio.
La storia si basa sull’ipotesi di Sapir-Whorf, anche conosciuta come ipotesi della relatività linguistica, secondo cui il linguaggio influenzerebbe il pensiero e le capacità cognitive di ciascun essere umano.
Quando la protagonista impara a leggere la lingua degli alieni, il film fa anche la scelta coraggiosa e originale di usare una lingua scritta, il suo modo di pensare cambia. Grazie al budget che solo il cinema americano si può permettere, un’esperta di linguistica, la professoressa Jessica Coon, è stata ingaggiata per parlare con gli sceneggiatori ed Amy Adams e dare credibilità alla storia.
Un altro messaggio e spunto di riflessione che ci offrono gli sceneggiatori è l’accettazione degli eventi e di quello che succede nella vita. Louise Banks arriva a questa conclusione, decide di essere protagonista della propria vita, svelata poco a poco allo spettatore tramite un gioco di flashback, e di accettare anche la sofferenza, necessaria per poter vivere l’amore.
C’è, infine, un altro motivo per cui questo film si distingue. A salvare il mondo sono gli Americani, ma l’eroe è una donna.
Louise Banks dimostra il suo coraggio fin dall’inizio, decidendo di togliersi la tuta di protezione per comunicare con gli alieni, in un gesto simbolico che sembra voler dire che per entrare in contatto con una civiltà diversa dalla nostra bisogna mettere da parte i meccanismi di difesa e mostrarsi vulnerabili.