Un film del regista croato Ogresta racconta la vicenda di una famiglia spaccata dalle scelte dettate dalla guerra
di Francesca Rolandi
S one strane significa “dall’altra parte” ed è un’espressione ricorrente nel mondo ex jugoslavo.
Da quella parte indica un nemico o avversario che non si vuole nominare oppure che non si sa nominare, perché non si sa esattamente chi sia l’avversario e come chiamarlo. Alle volte, quando è difficile definire la propria parte, lo è ancor di più definire il proprio nemico.
“S one strane” è anche il titolo di un film di Vinko Ogresta, candidato come miglior film straniero agli Oscar e insignito di una menzione speciale al festival di Berlino.
La trama è ambientata ai giorni nostri, a Zagabria, ma le memorie portano lontano, a Sisak, città a sud della capitale, dove la famiglia protagonista del film viveva fino allo scoppio della guerra, quando il padre, maggiore dell’Esercito jugoslavo, aveva scelto di rimanere a combattere in quello che era diventato il braccio armato di Belgrado, mentre il resto della famiglia era fuggita a Zagabria per chiudere i conti con il passato.
Venti anni dopo, il padre Žarko, di ritorno da L’Aia, dove aveva scontato una condanna per crimini di guerra, e ormai stabilitosi a Belgrado, contatta la moglie Vesna, chiedendo notizie di lei e dei figli ed esprimendo la volontà di vederli.
Il cognome che portano rappresenta tuttora una macchia che ostacola la carriera della figlia e nel passato era valso al figlio un pestaggio. Ma c’è dell’altro: l’ombra di un terzo fratello morto in circostanze non dichiarate ma delle quali sarebbe comunque stata responsabile la scelta del padre.
Mentre i figli non ne vogliono sapere, Vesna inizia ad acquisire familiarità con la persona che le parla all’altro capo del telefono, mette in conto la possibilità di rivederla, inizia a pensare che attraverso il perdono sia possibile riparare ai danni del passato.
Ogresta racconta il trauma interno a una famiglia che fa da specchio ai traumi nazionali, quel passato che pesa ancora nella Croazia di oggi.