Sarebbero centinaia le vittime dei combattimenti che hanno investito la regione di Bangassou
di Raffaele Masto, tratto dal suo blog Buongiorno Africa
La fragile pace della Repubblica Centrafricana sembra avere ceduto il posto ad una nuova crisi che parte dal sud-est del paese.
Si parla di centinaia di morti nei combattimenti che hanno investito la regione di Bangassou, ad est della capitale Bangui.
Sono stati uccisi anche sei caschi blu della missione delle Nazioni Unite nel paese. I racconti dei testimoni che sono riusciti a lasciare la regione sono drammatici. Parlano di chiese e moschee piene di rifugiati che sperano che i luoghi di culto riescano a salvarsi dagli scontri.
A determinare questa crisi e l’escalation dei combattimenti sarebbero gruppi armati non meglio identificati, ma assimilabili alle formazioni “anti-balaka”, cioè teoricamente gruppi di autodifesa di matrice cristiana che difenderebbero i villaggi dagli attacchi delle formazioni di matrice islamica come l’Alleanza Seleka che aveva dato origine, rovesciando il presidente Bozizè, all’attuale crisi.
Di fatto questi gruppi “anti-balaka” sono diventati una sorta di protagonisti del conflitto (assieme alle loro controparti).
Il loro nome significherebbe gruppi anti pallottole (“bal”) di AK47 (aka), cioè il classico kalashnikov.
Gruppi, questi, che sono passati da formazioni molto sgangherate (di auto difesa dei villaggi che pensavano di essere immuni alle pallottole che si trasformavano in acqua prima di colpirli), armati di fucili arrugginiti e malandati, machete e bastoni, a gruppi in grado di fronteggiare formazioni preparate e con una buona capacità di fuoco.
Insomma qualcuno, evidentemente, ha “investito” in questa crisi centrafricana. Proprio qui sta il problema.
Il Centrafrica non riesce ad avviarsi vero la pacificazione evidentemente perché ci sono enormi interessi legati alle sue materie prime: diamanti, legname pregiato, terre rare, cobalto, pare anche ricchi giacimenti di petrolio secondo alcune prospezioni.
Ancora la solita meledizione africana che colpisce chi ha la “fortuna” di avere risorse.