Fascismo in salsa bulgara

Patrioti uniti, coalizione di partiti nazionalisti, sta mettendo in seria difficoltà il nuovo esecutivo bulgaro, di cui fa parte, con una serie di scandali dai toni apertamente fascisti e xenofobi

di Francesco Martino, da Osservatorio Balcani Caucaso

Appena formato, il nuovo esecutivo bulgaro del premier Boyko Borisov subisce i primi scossoni a causa dei “Patrioti Uniti”, coalizione tra i tre principali movimenti nazionalisti nel paese e nuovo alleato di governo del centro-destra di GERB (Cittadini per uno sviluppo europeo della Bulgaria).

Mercoledì 17 maggio il vice-ministro per lo Sviluppo regionale Pavel Tenev, nominato in quota “Patrioti Uniti” si è dovuto dimettere dopo la diffusione di una foto presa dal suo profilo Facebook, in cui Tenev si esibisce in un saluto nazista all’interno di un museo delle cere a Parigi. La foto incriminata risale al 2008.

Il giorno dopo, Borisov ha chiesto la testa di un alto funzionario del ministero della Difesa, Ivo Antonov, per un altro saluto a braccio teso, stavolta immortalato da una foto che mostra Antonov di fronte ad un carro armato tedesco.

Lo scandalo ha assunto toni ancora più accesi quando il quotidiano Sega ha pubblicato un’intervista con Valeri Simeonov, leader del “Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria”, uno dei tre movimenti che formano i “Patrioti Uniti” insieme al VMRO e ad “Ataka”.

Tentando di sdrammatizzare la foto che ritrae Tenev, Simeonov avrebbe parlato di “scherzo” aggiungendo poi: “Quando abbiamo visitato Buchenwald [uno dei principali campi di concentramento nazisti ndr.] negli anni ’70, chissà quante foto goliardiche abbiamo scattato”.

La replica ha subito scatenato le proteste dell’opposizione, che hanno chiesto le dimissioni immediate di Simeonov, attualmente vice-premier con delega all’economia e alle questioni demografiche.

Simeonov ha però respinto con fermezza ogni accusa, sostenendo di non aver mai pronunciato le parole incriminate, ed ha annunciato di voler denunciare Sega per diffamazione.

Fascismo bulgaro

“Il vero scandalo non è rappresentato tanto da queste foto, per quanto drammaticamente discutibili, ma dal fatto che GERB e il suo leader, che professano posizioni politiche filo europee, abbiano portato i Patrioti Uniti al governo pur di garantire a Borisov un terzo mandato”, ha dichiarato a OBCT Ivaylo Dichev, professore di antropologia culturale all’Università “Sv. Kliment Ohridski” di Sofia.

“Tra i nazionalisti abbiamo un partito apertamente pro-Putin, come ‘Ataka’ e chi come il VMRO gravita ideologicamente intorno al Fronte nazionale di Marine Le Pen, che persegue la dissoluzione dell’Unione europea”.

Per Dichev, soprattutto negli ultimi anni, all’interno della società bulgara si sono aperti nuovi spazi di manovra per ideologie intolleranti. “Il fascismo bulgaro è di natura ‘provinciale’, basato sulla paura dell’altro e del diverso, diretta sempre più contro rifugiati e rom ed alimentata dal sistema mediatico, controllato di fatto da una ristretta oligarchia al potere”.

Un atteggiamento che, inevitabilmente, viene ora posto sotto i riflettori con l’entrata delle frange nazionaliste nel governo. La settimana scorsa, nel mezzo dello scandalo sui “saluti nazisti”, vari media hanno riportato numerosi commenti su Facebook (poi rimossi) del nuovo vice-ministro degli Interni Stefan Balabanov (in quota VMRO), in cui i rifugiati venivano definiti “scimmie” e in cui si inneggiava alla violenza fisica come metodo per fronteggiare “la minaccia rom” e l’opposizione politica.

Secondo Stoyana Georgieva, caporedattrice del portale Mediapool, nonostante la loro retorica aggressiva, in questo governo i partiti nazionalisti non portano un chiaro programma chiaro politico, ma difendono soprattutto interessi oligarchici ed economici consolidati, anche grazie al controllo di ministeri dal budget importante, come quello della Difesa, impegnato nell’acquisto di jet e armamenti per miliardi di euro.

“Più che sfidare, i nazionalisti garantiscono gli interessi dell’oligarchia”, sostiene la Georgieva, “Per farlo, giocheranno come sempre al gatto e al topo con il Movimento per le libertà e i diritti [DPS, il partito che rappresenta la minoranza turca nel paese, ndr.], in una perenne polemica di cui, in realtà, entrambe le parti si avvantaggiano”.

Verso il semestre di presidenza UE

Il governo Borisov III, nato da elezioni anticipate seguite alla vittoria socialista nelle ultime consultazioni presidenziali, nasce anche con l’obiettivo di gestire con successo la prima presidenza di turno UE della Bulgaria, prevista per il primo semestre 2018.

È anche in questa prospettiva che l’ingresso dei nazionalisti è stato giustificato dal nuovo-vecchio premier, ed il motivo non dichiarato per cui la nuova coalizione di governo non è stata messa in discussione a livello europeo.

“Capisco che, con i Balcani e la Turchia in subbuglio, l’UE voglia che la Bulgaria resti un paese stabile, anche in vista della presidenza 2018”, sostiene la Georgieva.

“La posizione di Bruxelles è però ipocrita, e non tiene presente né gli interessi bulgari né quelli europei. Al di là degli aspetti retorici, l’attuale coalizione non contiene alcun elemento riformista, né alcuno stimolo a fronteggiare la situazione, catastrofica sul fronte di stato di diritto, corruzione e libertà dei media”.

Di certo Borisov farà quanto in suo potere perché il governo resti in sella fino alla fine della presidenza UE.

Per il leader di GERB l’aspirazione a terminare la carriera politica come capo dello stato si è forse definitivamente vanificata dopo l’inaspettata sconfitta alle ultime presidenziali e la vetrina della presidenza UE è quindi un’occasione da non perdere per lasciare il segno nella storia recente della Bulgaria.

Governo in bilico

Le polemiche sui nazionalisti, che dovevano essere la stampella su cui consolidare il governo, rischiano però di mettere a rischio i piani di Borisov fin dal principio. “Alcuni sostengono che in realtà Borisov abbia lasciato i nazionalisti sotto i riflettori per ridimensionarli e controllarli meglio, mossa che gli è già riuscita in passato con altri partner di governo”, sostiene il professor Dichev.

“La situazione, però, mi sembra tutt’altro che sotto controllo: il governo è appena entrato in carica e si trova sotto il fuoco incrociato, non solo per le foto compromettenti dei nazionalisti. Le piazze sono in fermento: dagli ecologisti a chi rivendica la riforma del sistema giudiziario, e i socialisti rappresentano un’opposizione parlamentare solida: non scommetterei che il governo riuscirà con certezza a reggere fino alla presidenza UE”.

Per la Georgieva, saranno necessari alcuni mesi per chiarire le prospettive dell’esecutivo. “Forse Borisov chiederà ai Patrioti Uniti di tenere un profilo basso e defilato per salvare la faccia e il governo: vista la statura dei leader nazionalisti, abituati a intendere la politica come arena in cui farsi largo grazie a uscite roboanti e retorica aggressiva, resta però da vedere se questa è una prospettiva sostenibile”.