Super è un controcampo
foto e testo di Filippo Romano
La mia adesione a Super è nata dal bisogno e dalla curiosità di ascoltare vita e storie della parte meno e peggio raccontata di Milano, quella vasta area di città che si estende intorno alla seconda circonvallazione.
Fare un progetto sulle periferie è per certi versi una reazione alla retorica sulle periferie, per me Super è anche questo, un modo radicale di agire andando prima di tutto nei luoghi, con un gruppo di ascolto, numeroso, eterogeneo, ben assortito, di persone, con formazione e storie molto diverse, uniti dalla vera e semplice curiosità di scoprire e ascoltare cosa succede realmente nella periferia milanese.
Super si muove il sabato mattina intorno alle dieci, dando vita ai così detti tour, viaggi aperti a tutti verso l’ascolto di associazioni, start up, spazi di coworking, e tutto ciò che è socialmente attivo oltre la linea del bus 90\91.
Il risultato di questa prima fase del progetto Super è rintracciabile nei racconti sistematicamente registrati dalle interviste condotte pluralmente dal gruppo ed è la prova che la città “esterna” non è solo quella delle aree di sofferenza endemica ma è anche una scoperta continua di realtà sorprendenti che anche su una scala infinitesimale raccontano di una città nuova, lontana dal mito ufficiale che Milano continua a vendere di se stessa.
La città “esterna” è una nuova Milano che a fatica ma caparbiamente diventa sempre più un territorio aperto, fertile per nuovi immaginari.
Quest’altra Milano, sembra avere spazio per esperimenti culturalmente e socialmente interessanti, vi abbiamo trovato festival di cinema nei cortili, orti condivisi di tutte le tipologie, mense per chi non ha nulla, palestre efficienti ed economicamente accessibili per chi non potrebbe permettersi altro.