L’installazione del regista e sceneggiatore messicano, Alejandro Gonzales Iñárritu, a Milano
di Leonard Catacchio
I protagonisti di questa storia hanno dei nomi, perchè questa è una storia vera. Si chiamano Manuel, Rodriguez, Carmela vengono dal Salvador, dal Guatemala cercando di attraversare uno dei confini più pericolosi e militarizzati del mondo quello divide Stati Uniti e Messico.
Manuel, Rodriguez e Carmela sono i protagonisti del racconto virtuale che il regista Alejandro Gonzales Inarritu, con l’aiuto del direttore della fotografia Emanuel Lubezki: un opera virtuale multimediale dal titolo Carne y Arena in esposizione fino al 31 agosto a Milano alla Fondazione Prada.
Il regista messicano ha lavorato diversi anni per raccogliere queste storie vere, per metterle insieme e costruire un’opera di arte con una notevole coerenza narrativa in grado di avvolgere lo spettatore come una ragnatela pesante ed appiccicosa.
Si accede in una prima stanza dove bisogna togliersi le scarpe, in mezzo a centinaia di scarpe vere e distrutte raccolte da attivisti per i diritti umani sul confine tra i due Stati. Da una porta allarmata come se si fosse in un barcone che affonda si accede ad una grande sala dove si trova il fulcro dell’esperienza virtuale.
Con occhialini 3d e uno zainetto collegato ad un lungo tubo per aumentare la potenza di calcolo ci si ritrova nel deserti. In mezzo a cactus e coyote, si cammina come disperati sotto il sole cocente e su una sabbia infida, quando il cammino sembra finalmente giunto ad un traguardo ecco le guardie di confine, aggressive armate che ti puntano addosso luci e fucili. Le guardie sono in cerca del passatore, detto sciacallo il livello di tensione è altissimo, non sai cosa potrebbe succedere dopo.
Un’esperienza molto forte a tratti spaventosa, da spettatore la si vive con un’ottica più protetta, ma basta un po’ di empatia per cogliere nel profondo le paure e le emozioni dei protagonisti.
Alla fine dell’esperienza virtuale dopo avere attraversato un area separata da un muro vero realizzato dal recupero di materiali metallici della guerra in Vietnam, si accede ad un area con diversi schermi dove i vari Manuel, Rodriguez e Caemela ti raccontano chi sono, cosa fanno e che sono molto più umani, vicini e simili di quello che vediamo e sentiamo nelle cronache mediatiche.