Terrore a Dahiye

Almeno venti le vittime di un attentato avvenuto ieri a Beirut al-Dahiye, dove gli effetti delle guerra in Siria si fanno sempre più forti

di Erminia Calabrese, da Beirut

16 agosto 2013. Nel giorno dell’anniversario che segna la fine della guerra del 2006, ribattezzata da Hezbollah come “vittoria divina”, a Bir’Abed saranno stati circa una ventina i bambini che, a piedi scalzi e con parti del corpo insanguinate si affrettavano, incoraggiati dalle grida e dalle lacrime delle loro madri, a lasciare i loro appartamenti attraverso una scala posta dagli abitanti della zona nella parte laterale degli edifici che andavano a fuoco a causa di un’esplosione.

Un’automobile imbottita con 60 o 80 grammi di esplosivo, secondo l’agenzia di stampa libanese NNA, è avvenuta ieri pomeriggio nella strada principale di Bir’Abed, nella periferia sud di Beirut al-Dahiye.

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Il giorno dopo che Hasan Nasrallah, segretario generale del partito Hezbollah, in un’intervista televisiva concessa al canale al-Mayadin si impegnava a non cedere davanti alle violazioni terrestri israeliane nel territorio libanese, un gruppo di ragazzi sul luogo dell’esplosione mentre cercava di trascinare via dalle fiamme le automobili, gridava “morte a Israele”.

Dopo circa un’ora un video postato su Youtube dalle “Brigade di Aisha, madre dei credenti”, rivendicava la responsabilità dell’attentato come “secondo messaggio a Hezbollah”, legato “all’intervento del partito di Dio in Siria”.  Il video resta di dubbia autenticità.

L’esplosione che ieri ha coinvolto Bir Abed è  avvenuta in una zona residenziale, piena di negozi, piccoli ristoranti, caffe ed  edifici abitati da famiglie che già nel luglio del 2006 avevano perso le loro case quando,  per  “sterminare la resistenza islamica di Hezbollah”, Israele aveva raso al suolo interi quartieri, tutti poi ricostruiti da Hezbollah nell’immediato dopoguerra.

“Sono loro i terroristi e non noi – dice Maya – mentre accompagna suo figlio Ahmad di quattro anni al vicino ospedale di Bahman a Hret  Hreik – guarda come hanno ridotto mio figlio.

Un’altra mamma in lacrime, ferita, invece segue quella che ormai è la salma di suo figlio all’ospedale.

La gente riversatasi in strada comincia a collaborare con i pompieri  per i primi soccorsi, molti con dei piccoli estintori cominciano a spegnere le fiamme prima che il camion dei pompieri con difficoltà possa arrivare nella zona, i commercianti cominciano a distribuire bottigliette di acqua e succhi di frutta per i piu’ piccoli che vengono trasportati tutti in ospedale.

Soltanto verso le 9 di sera, dopo tre ore dall’esplosione, i pompieri concludono le operazioni di soccorso . Il primo bilancio, ancora provvisorio è di venti morti e di 220 feriti.

Alcuni testimoni oculari raccontano di aver visto un minibus percorrere più volte quel pezzo di strada. “Come se cercasse un parcheggio fino a quando non abbiamo sentito un’esplosione che ha coinvolto tutte le altre automobili che si trovavano parcheggiate sulla strada, in alcune di loro ci sono ancora dei corpi carbonizzati”.

Le dinamiche dell’incidente sono ancora da chiarire. L’esplosione di ieri a Dahiye è la terza. La prima tre mesi fa, quando due missili furono lanciati nel quartiere di Shiyyah, la seconda invece cinque settimane fa, un‘esplosione sempre a Bir’Abed che fece 52 feriti.

Oggi intanto le strade di Dahiye saranno vuote e non solo a causa dell’incidente di ieri ma anche perche’ molti residenti  con dei pulmani organizzati da Hezbollah si recheranno al Sud nel villaggio di  Aita Chaab , alla frontiera con Israele dove Hezbollah celebrerà quest’anno l’usuale “festival della vittoria” per commemorare la fine dell’ultima aggressione israeliana sul Libano nel 2006.

“Ci saremo – racconta Ali –  nonostante tutto saremo presenti, abbiamo scelto di resistere e anche questa sarà una forma di resistenza a chi facendo del terrore chiama noi terroristi”.



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