È di Pino Cacucci e Stefano Delli Veneri il primo fumetto pubblicato da Feltrinelli, dedicato non a
caso alle donne straordinarie del Messico anni ‘20
Di Luca Rasponi
Nahui Olin, Tina Modotti, Frida Kahlo, Nellie Campobello, Chavela Vargas, Pita Amor, Antonieta Rivas Mercado, Elvia Carrillo Puerto.
Sono le protagoniste dalla straordinaria stagione politica e culturale degli anni venti del Novecento a Città del Messico, raccontata da Pino Cacucci e Stefano Delli Veneri in Mujeres, primo graphic novel della nuova linea Feltrinelli Comics.
La scelta di questo titolo per inaugurare la collana che l’editore milanese dedica al fumetto non è casuale. L’approdo alle vignette, infatti, non poteva che essere condotto da Feltrinelli nel solco della sua identità storica, caratterizzata dall’attenzione per i temi di interesse sociale.
Per chi attendeva questo passo con curiosità – un anno dopo il lancio di Oscar Ink da parte della rivale Mondadori – Mujeres rappresenta forse il miglior esordio possibile.
Perché si inserisce con qualità e freschezza in un settore, quello del graphic novel storico- biografico, ultimamente molto frequentato con risultati non sempre brillanti.
Questo particolare genere tende infatti a privilegiare un approccio didascalico che alla lunga si
rivela noioso e prevedibile, raccontando una storia senza riuscire a emozionare.
Mujeres invece coinvolge fin dalle prime pagine, con un artificio narrativo forse non troppo
originale ma in grado di incuriosire subito il lettore. Invitato a immedesimarsi nei panni di un giovane uomo, che nella Città del Messico di inizio anni ‘70 incontra una Carmen Mondragón ormai anziana e ascolta stupito la sua incredibile storia.
Ecco dunque prendere vita, dalla voce di una delle protagoniste, la vicenda di un manipolo di donne straordinarie, libere, determinate, al centro della scena politica e culturale di una capitale in fermento com’era Città del Messico negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.
Il racconto è travolgente come le sue protagoniste, e scaturisce naturalmente pagina dopo pagina come se davvero fosse narrato a voce. È così che, ad esempio, il passaggio da una vicenda all’altra non ha nulla di forzato, ma resituisce l’intreccio di quegli anni in cui le donne non si limitavano a essere muse per i grandi artisti, ma erano pittrici, poetesse, attiviste in prima persona.
Negli anni in cui l’Europa stava piombando nel baratro oscurantista del fascismo, la Rivoluzione
messicana portava con sé un momento di straordinaria vivacità culturale, anche grazie all’impulso del ministro José Vasconcelos, fautore di un’intensa campagna di committenze pubbliche tra il 1921 e il 1924.
In questo scenario si muovono donne che trasmettono una spiccata sensazione di potenza, sia nel senso di forza che di potenzialità. L’infrastruttura narrativa poggia sull’esperienza di Olin, nucleo principale del fumetto basato sul romanzo Nahui di Pino Cacucci.
Ma come le tavole dipinte da Stefano Delli Veneri – che esplodono di colore tratteggiando forme mai del tutto definite eppure assolutamente nitide sulla pagina – le vite delle altre protagoniste dilagando incontenibili, contaminandosi a vicenda in un riuscitissimo gioco di rimandi reciproci.
La lettura di Mujeres trasporta in un altro mondo, un altro tempo, che stride violentemente con il Messico dei giorni nostri. Raccontato con spietata lucidità da Adam Shapiro e Jon Sack in La lucha, al centro di una recensione pubblicata recentemente sulle pagine di Q Code Mag.
Con la mente all’impietoso confronto con il presente di un Paese allo sbando, terminata la lettura di Mujeres si fa strada un sentimento di rimpianto per quella stagione irripetibile di fantasia al potere cinquant’anni prima che in Occidente, di speranze e battaglie politiche per un futuro diverso.
Ma come riescono a far capire bene i due autori, non tutto è stato vano. Anche soltanto l’esempio, la forza vitale che emerge da quelle pagine, è in grado di dare una scossa al torpore del nostro presente. Invitandoci a brindare alla salute delle protagoniste, perché nadie te quita lo bailado.