Se non ora quando
Il movimento nato in Italia nel 2011 non si ferma, continuando a lottare sulla strada della parità di diritti tra uomo e donna
Il movimento nato in Italia nel 2011 non si ferma, continuando a lottare sulla strada della parità di diritti tra uomo e donna
Il libro di Assunta Sarlo e Francesca Zajczyk, sul voto e sulla partecipazione politica femminile in Italia
Più che un luogo, è un inciso, un intervallo: ha spazi piccoli dedicati a funzioni normali, le quali rimangono però disattese inattive potenziali, perché questo è un territorio, non ostile ma alieno, in cui torni la sera, esausto vinto battuto, e da cui evadi lesto al mattino, per farti esaurire vincere battere ancora.
Il triceratopo mi fissava cieco con occhi posticci che tradivano la sua natura, che in un tempo per me inimmaginabile era stata erbivora quindi mansueta quindi spacciata.
Al via il 19 luglio il LampedusaInFestival: cinque giorni di cinema e documentari accompagnati da dibattiti, musica, mostre, spettacoli e incontri con gli autori
Untitled – 2013 è un progetto che ha l’ambizione di descrivere l’elemento umano della rete, la nuova fotografia identitaria dell’uomo. Alla rete è oggi devoluta l’immagine di ognuno di noi. Un ritratto non è più un quadro ad olio; non è più una fotografia; è quanto lasciamo in rete.
Settanta parlamentari italiani hanno presentato l’Intergruppo Parlamentari per la Pace, per portare le voci della società civile dentro le istituzioni, contro la logica della guerra e del business militare
Inizia con un’attesa bianca, sedata e ovviamente notturna, mossa dal ritmo di piccole scosse brevi telluriche di un corpo che eri certo di conoscere bene -è la tua donna- e che invece si svela segreto, indecifrabile inconoscibile anche a lei, lei che tuttavia è salda e conta gli intervalli e li scopre sempre più ravvicinati, ritmici, ciclici come traversine di binari sotto un treno che accelera senza fatica perché va dentro la pianura.
Un marchingegno che crea cocaina “free blood”. Un’opera di Antanas Mockus presentata all’ultima Biennale di Berlino come applicazione della “pedagogia nell’arte”. Perché “Se fosse filosofia, io direi che questi atti simbolici sarebbero aforismi. (A. Mockus)”
Se lo cerco nella memoria, anche dopo cinque anni lo rivedo esattamente com’è: un corridoio troppo illuminato, con stanze numerate a due cifre su entrambi i lati. Tra una porta e l’altra, ticchettano sghembe sul pavimento poche sedie pressostampate, e sono tutte occupate dall’anello debole dei due, quello che piange. L’altro sta in piedi e ha la faccia fissa fradicia dura come appena scolpita nel marmo.