La creatività sta ai margini
di Diletta Sereni
Sono sul tram 15, in via dei Missaglia, a Milano, e sto procedendo verso sud. Sto ben incollata al finestrino perché so che tra poco vedrò la città che si sfilaccia e dirada, per lasciare spazio a prati e capannoni industriali. È un gioco che ho fatto spesso: prendere un tram o la bici e andare a vedere dove finisce la città e che aspetto hanno i suoi margini; a Milano perché ci abito, ma anche nei posti dove vado in viaggio.
I margini di una città raccontano molte cose, spesso più interessanti di quelle che racconta il centro, almeno per me.
Insomma, sono sul tram 15 perché sto andando a incontrare Mario Donadio. Mario è un signore educato e generoso, con un’energia propositiva e di coinvolgimento fuori dal comune, almeno a giudicare dalle iniziative che sta facendo nascere e crescere a Gratosoglio, il quartiere dove abita. L’ho conosciuto grazie a Super il festival delle periferie, perché per Super mi occupo del tema dell’agricoltura urbana, e Mario per qualche tempo si è dedicato a un orto lungo via dei Missaglia. Un orto nato spontaneamente, da persone che abitano nei dintorni, e che si è faticosamente conquistato il rispetto – se non il riconoscimento ufficiale – da parte del Comune.
È un orto che ha in sé un’operazione culturale di non poco conto, perché ha trasformato un’area abbandonata e ridotta a discarica in uno spazio dove si può coltivare oppure solo incontrarsi e stare insieme. Insomma: da area degradata a spazio pubblico, grazie alla tenacia degli abitanti.
L’aspetto più bello di Super finora è stato questo: collezionare incontri con persone come Mario. E se fai il giro di Milano a cavallo dei suoi margini, come abbiamo fatto noi in due anni di lavoro, è incredibile quante di queste persone riesci ad ascoltare. Non è una cosa che mi stupisce, anzi ho sempre avuto un debole per la periferia e le sue storie, forse perché in periferia ci sono cresciuta e mi viene facile immedesimarmi.
Un ortista agli orti di via Missaglia
Al di là dei problemi oggettivi che talvolta alcuni quartieri attraversano – problemi legati alla povertà, alla casa, all’integrazione –, ho sempre trovato nella periferia, in tutte le periferie, dei luoghi adatti all’esercizio dell’immaginazione. Sarà perché c’è più spazio, anche proprio fisicamente, e più diversità di persone. Ma la sensazione è che ai margini si riesca a pensare meglio, con più libertà dagli ideali di successo, di ambizione e buon gusto del centro città.
Questa mia convinzione naïve sono riuscita a spiegarmela con più criterio negli anni universitari, studiando il concetto di semiosfera di Jurij Lotman. In estrema sintesi: Lotman paragona la cultura a uno spazio, con al centro i sistemi più stabili e dominanti, anche in termini di potere, e nelle zone periferiche le manifestazioni più flessibili, mobili, in altre parole: vitali.
È questo disequilibrio tra centro e periferia che permette il dinamismo e l’evoluzione di una cultura, nonché il dialogo con le culture altre.
Semiosfera è un concetto con cui interpretare un sistema culturale nel suo complesso, ma anche uno spazio semiotico più circoscritto come un museo, o una città.
Piantumazione di nuovi alberi
Super nasce per documentare la vitalità e capacità creativa della periferia milanese, ed è la ragione per cui mi è stato naturale aderire al progetto. Il lavoro fatto e ancora da fare è registrare e incoraggiare tutte le volte che questa creatività si traduce concretamente in associazioni, battaglie, iniziative, ognuna ben radicata localmente e che da queste radici trae la sua forza. Come nel caso di Mario, che mi aspetta sorridente all’angolo tra via Missaglia e via De André, pronto a raccontare che c’è di nuovo in questo angolo di Milano, dove la città deve ancora scriversi del tutto e che per questo è così appassionante da vivere.
Super visita gli orti di via Missaglia
Foto di Diletta Sereni; video di Niccolò Scibilia