La vitalità urbana di Shangai

Il rapporto tra l’urbanità e la coesistenza di mondi diversi in una megalopoli dove la libertà assume forme inaspettate.

The relationship between urbanity and the coexistence of different worlds within a megalopolis where freedom takes unexpected forms.

di Mathias Rollot

 

Com’è costruita la città più grande del mondo
How the world’s largest city is built

Con i suoi 24 milioni di abitanti, Shangai è la città più popolosa del mondo. Un enorme conglomerato di elementi eterogenei, dove nuovissime megastrutture per la mobilità e grattacieli sembrano convivere in armonia con piccoli vicoli, canali e case. Ma quest’armonia è solamente un’immagine, una finta apparenza; una volta compreso il funzionamento di questo organismo urbano, ci si rende conto di trovarsi di fronte ad  una gigantesca megalopoli ipermoderna, sviluppatasi in seguito alla distruzione dei vecchi lilongs e di altri esempi di architettura tradizionale. Dato che questa città cresce in maniera estremamente veloce (8 milioni nel 1970, 13,5 nel 1990, 17 nel 2000), l’amministrazione comunale ha la necessità di adottare soluzioni estreme per costruire velocemente e a poco prezzo.

With its 24 million inhabitants, Shanghai is the most populous city in the world. An enormous conglomerate of heterogeneous elements, where brand new mobility megastructures skyscrapers, small alleys, channels and houses seem to be living together in harmony. But harmony is only an image, a fake appearance; once you understand how this urban system works, you may rather talk about a gigantic hypermodern megalopolis which is being developed by destroying the old lilongs and other traditional architectures. Because the city is growing extremely fast (8 million inhabitants in 1970, 13,5 million in 1990, 17 million in 2000), its municipality needs extreme solutions to build fast and cheap.

 

Dunque, mega-lotto dopo mega-lotto, tutto il contesto esistente tende ad essere annientato dai tentacoli di cemento della megalopoli; con l’estendersi della nuova città nella vecchia, le radici cinesi, sia culturali che naturali, vengono distrutte di continuo con un consenso unanime e silenzioso.
Thus, megaplot by megaplot, the concrete tentacles of the megalopolis annihilated the entire existing context; because of the extension of the new city on top of the old one, Chinese natural and cultural roots are constantly being destroyed in a unanimous, silent, consensus.

 

In questo tipo di processo urbano non avviene alcun tipo di negoziazione concertata: le dinamiche di edificazione sono il semplice risultato di un capitalistico land-leasing “affittabile”, che si concretizza dal patrimonio pubblico verso gli investitori privati. Come accade? Dopo aver definito le regole di base minime  per il mega-lotto di terreno, lo Stato autorizza chiunque ad affittare e costruire qualunque tipo di edificio, fin tanto che le regole e il land-leasing vengano rispettati. In altre parole, Shangai è il mix di successo tra il neocapitalismo liberale del settore delle costruzioni e il sistema comunista di prestito di proprietà. Una strana unione che, nonostante sia contro ogni norma di buon senso e di qualsiasi morale, ad oggi costituisce il processo di costruzione della più grande città del mondo.

Any concerted negotiation takes place in this urban process: the construction dynamic is the basic result of a capitalistic, profitable land-leasing of public property to private investors. How does it happen? After defining a few basic rules for the megaplot, the state allows anyone to rent and construct almost whatever building as long as rules and land-leasing procedures are honoured. This means that Shanghai is of the product of successful collaboration between both the liberal neo-capitalism construction sector and the communist land property system. A strange union that, despite common sense or moral, is nowadays the construction process of the largest city in the world.

 

Mathias Rollot, Shanghai’s coexistences are often conflictual and destructive

 

 

Quali sono i risultati di questo metodo? Per primo, il semplice fatto che nessun luogo pubblico è stato pensato, discusso e realizzato con l’obiettivo di essere un bene comune; di conseguenza, il concetto di città come luogo condiviso viene progressivamente sostituito da una nuova versione, quella di città come booster economico, potenziale finanziario, risorsa per far crescere l’industria delle costruzioni. Come scrive Christopher C. M. Lee, “l’urbanizzazione di questi megalotti rappresenta un artefatto leggibile nella dissoluzione della città; la dimensione civica e la sfera pubblica non hanno più alcun ruolo. Questo mare di enclavi speculative non costituisce alcuna idea di città” (Christopher C. M. Lee, “The city as a Common Framework. Rethinking the Developmental City in China”, in Xianmeno Megaplot, Harvard Press, p.12).

What results from this system? First of all, the simple fact that no room is left for public space for citizens to think, discuss, and act; and thus, the fact that progressively, the city as shared space is being replaced by a new version of it, the city as economic booster, financial potentiality, source of resources for the growth of the construction. As Christopher C. M. Lee wrote, “the urbanization of these megaplots results in the dissolution of the city as a legible artefact; the civic dimension and public sphere play no part. This sea of speculative enclaves does not constitute any idea of the city” (Christopher C. M. Lee, “The city as a Common Framework. Rethinking the Developmental City in China, in Xianmen Megaplot, Harvard Press, p.12).

 

Una città di “non-coesistenze”?
A “no-coexistence” city?

Quali sono i rischi filosofici, etici e politici di questo assioma? Christopher C. M. Lee sostiene che “la città è un luogo di coesistenza” (Christopher C. M. Lee, “Preface” in Xianmeno Megaplot, Harvard Press, p.6). Dunque possiamo chiederci: ciò significa che questa città si sta trasformando in una megalopoli senza coesistenza? Possiamo affermare che Shangai sta diventando sempre più qualcosa di diverso da un luogo di coesistenza?

What are the philosophical, ethical, political stakes of this assessment? Christopher C. M. Lee tells us that “the city is a space of coexistence” (Christopher C. M. Lee, “Preface”, in Xianmen Megaplot, Harvard Press, p.6). We may therefore wonder: does it means that the city is becoming a megalopolis without coexistence? Could we say that Shanghai as space of coexistence is being replaced by something else?

In realtà, a prima vista, può sembrare che ci sia ancora molta coesistenza in questa nuova Shangai, caotica ed eccessiva. Infatti ci sono ancora molti lilongs, luoghi che – per ora – non sono stati distrutti dall’enorme processo di lottizzazione; inoltre si incontrano ancora differenti etnie e classi sociali cinesi per le strade della megalopoli. Ad ogni modo, a causa di questo processo di demolizione incompleto, nella megalopoli di oggi resistono ancora alcune coesistenze. Ma in quella di domani? I Central Business Districts che sorgono ovunque non sono esattamente dei luoghi di coesistenza: pieni di uomini d’affari, viaggiatori internazionali e qualche turista, queste nuove aree non riflettono nulla della diversità della Cina in termini di cultura o classi sociali. Non tengono conto di nessun’altra morale se non di quella capitalista e non lasciano spazio a ciò che potrebbe diminuire il loro valore: mancano le  classi sociali, mancano le alternative – non rimane alcuna sorpresa.

Actually, at first sight, it may seem that, for now, there are still a lot of coexistences in this new, crazy, over-sized Shanghai. For example there are still many lilongs lefts, many locations that are not – for now – being destroyed by the huge megaplot process. Or, another example: there are still a lot of different Chinese populations (ethnics and social classes) which meet in the streets of the megalopolis. In any case: because of this incomplete destruction process, coexistences still occur in the megalopolis of today. But what about tomorrow? The Central Business Districts that emerge everywhere there are not exactly places of coexistences: full of business men, international travellers and a few tourists, those new areas do not reflect China’s diversity in term of cultures and social classes. They do not take into account other morals than capitalistic ones, and do not leave any space left for what may decrease the value of the district: no social classes left, no alternatives spaces left – no surprises left. 

 

Ma cosa potrebbe succedere se domani nella città non ci fosse più coesistenza? Difendere la nozione di coesistenza non è solo un’attitudine teorica, ma una questione etica molto pragmatica e centrata sull’aspetto umano, uno strumento efficace e potente per la progettazione e la gestione della città.
What may happen if tomorrow no coexistence can take place in the city? Defending this notion of coexistence is not a theoretical attitude. On the contrary, it is a very pragmatic and human-focused ethic, which is efficient and powerful for the design and the governance of the city.

 

Comunque, come vedremo, potrebbe non essere abbastanza per preservare le qualità e le dinamiche urbane, per il semplice fatto che il concetto di coesistenza non è abbastanza per creare urbanità. Difatti, analizzando più a fondo il significato di “coesistenza”, possiamo constatare che il termine in sé non prevede alcuna urbanità, in quanto non presuppone l’interazione tra i diversi elementi che coesistono, né che essi s’incontrino in luoghi comuni, né che siano capaci di accogliersi a vicenda. In altre parole, il concetto di coesistenza di per sé significa solamente che vi è una giustapposizione di due cose, e nulla più di questo. Dunque, in questo senso, Shangai è, al momento, piena di coesistenza. Dal punto di vista architettonico, ma anche dal punto di vista sociale: questa città è piena di mondi diversi che vivono vicini, fianco a fianco. È solo che questa coesistenza è una convivenza violenta, un confronto tra diversi paradigmi che cercano di crescere o semplicemente di sopravvivere. Dunque, ancora una volta: non è esattamente il tipo di “coesistenza” che vogliamo difendere.

But, as we are going to see now, it might not be enough to protect urban qualities and dynamics, for the simple reason that coexistence is not enough to create urbanity. Indeed, searching more precisely for the meaning of “coexistence”, we may argue that the word in itself does not actually imply urbanity, because it neither says that the different elements that coexists interact together, nor that they meet in a common space, and are able to hospitate one another. In other words, coexistence alone only means that there is a juxtaposition of two things and nothing more. Therefore in this precise sense, again, Shanghai is, for now, full of coexistences. From an architectural point of view, but also from a social point of view, the city is full of different worlds living close to each other. However this coexistence is a violent one, a confrontation of different paradigms trying to grow or just to survive. So once again: this is not exactly the kind of “coexistence” we would like to defend.

 

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Mathias Rollot, The freedom of use energise the urban dynamics

 

 

Cosa rende la città, una città?
What makes a city a city

Cosa rende la città una città? Cosa trasforma l’inurbamento in urbanità? Li abbiamo già menzionati, ma potrebbe essere interessante precisarli e ribadirli nuovamente in maniera più chiara: vorremmo proporre tre elementi da prendere in considerazione quando si pensa e si definisce l’idea di urbanità.

What makes a city a city? What transforms urbanization into urbanity? We mentioned them already, but it might be interesting to clarify its definition: we would like to propose three elements to take into account when thinking and defining the idea of urbanity.

Primo, l’urbanità è possibile quando la coesistenza può essere resa possibile in qualche posto ben specifico, quando ci sono abbastanza luoghi pubblici per le differenti comunità dove condividere spazi e tempi all’interno dello stesso ambiente. Secondo, l’urbanità compare quando all’interno della coesistenza c’è interazione, quando diverse comunità  e  diversi ambienti discutono, si scambiano, si muovono tra loro. In ultimo, l’urbanità si crea quando appare l’accoglienza, quando i diversi elementi che la compongono sono in grado di ospitarsi e accogliersi a vicenda.

First, urbanity is possible when coexisting entities are able to meet in some place, when there are enough public spaces allowing different communities to share space and time on the same ground. Second, urbanity takes place where there are interactions between the coexisting entities, when different populations and spaces discuss, exchange, and move from one to the other. And finally, urbanity is created when hospitality happens, when the different elements that compose it are able to host and welcome each other.

 

In sintesi, l’ipotesi è che ciò che fa della città una città è la coesistenza, intesa come incontro, interazione, accoglienza.
In synthesis, our hypothesis is to sustain what makes a city a city, that is to say the ability for coexisting entities to meet, to interact and to hospitate each other.

 

Senza questi tre elementi, nessuna coesistenza può generare urbanità, e il tessuto urbano rimane un guscio vuoto, un luogo morto, una casa fantasma. Senza questi elementi, possiamo solo aspettarci il tipo di coesistenza che si verifica oggi a Shangai: di tipo violento o forzato, comunque di risulta.

Without those three elements, no coexistence can make urbanity, and the urban fabric remains an empty shell, a dead space, a ghost house. Without them, we can only expect the kind of coexistence that happens today in Shanghai – a violent one, or a forced one, a remaining one.

 

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Mathias Rollot, A narrow street as so many other close to People’s Square

 

 

 
Libertà a Shangai
Freedom in Shanghai

Dunque, cosa impariamo da questa ipotesi? Tutti questi elementi ci portano al fulcro della questione: la libertà. Per creare vita urbana e formare la città, ogni cittadino deve poter essere libero di agire o non agire, libero di partecipare o di disinteressarsi delle dinamiche urbane. Il suo libero arbitrio deve avere a disposizione luoghi e un contesto sociale dove potersi  esprimere senza paura. Nessuna coesistenza può trasformarsi in urbanità senza questa libertà urbana.

Finally, what do we learn from this hypothesis? All these elements bring us to an important point: freedom. To create this urban life and form the city, each citizen must be free to act or not act, free to participate or disengage himself from urban dynamics. His free-will must find the places and the social framework to be expressed without fear. No coexistence can be transformed in urbanity without this urban freedom.

 

Che tipo di luoghi  possiamo aspettarci a Shangai, per poter esprimere questa libertà?
Which place can we expect for this freedom in Shanghai?

 

Come tutti sappiamo, la Cina non è il miglior paese dove valutare i principi di libertà. I programmi televisivi ci mettono al corrente di questo ogni giorno: la Cina è una nazione fortemente repressiva, nulla può essere detto e nulla può essere fatto, e il cliché che a noi arriva non è esattamente quello che la definirebbe una bella rappresentazione di libertà. Con grande stupore, però, chi ha la possibilità di aggirarsi per le strade di Shangai trova una notevole vitalità e scopre l’incredibile libertà che la popolazione cinese ha quando si tratta di possibilità riguardo la “vita da strada”. Piccoli ristoranti, barbecue collettivi, calzolai, botteghe artigiane, mercatini improvvisati… sembra che per le strade possa essere venduta o fatta qualsiasi cosa.

As we all know, China is not the best country in terms of individual freedom. Every day, TV programs inform us about it: China is a strongly repressive country, where anything can neither be said nor done. The image given of China is very cliché and not exactly what we could call a beautiful illustration of freedom. However, walking in Shanghai might surprise you. You will find a very lively atmosphere, and discover the very impressive freedom Chinese people have when talking about possibilities in the streets. Little food vendors, handmade barbecue systems, shoe repairing places, craftsmen installations, improvised markets… it seems that everything could be sold in the streets.

 

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Mathias Rollot, Street food installations at night, close to the hypercentral Nanjing Road

 

 

Per intenderci, proviamo a immaginare cosa voglia dire aprire uno street food restaurant in Europa! Si dovrebbero fronteggiare una serie di problemi di legislazione urbana, norme igieniche, complicati sistemi fiscali di pagamento che, alla fine, scoraggerebbero l’apertura di qualsiasi tipo esercizio. Che sia la tendenza a proteggere i beni, il sistema di tassazione o qualsiasi altro tipo di difesa sociale che abbiamo: qualcosa, alla fine, ci preverrà dal compiere qualsiasi attività spontanea, qualsiasi dinamica non prevista, qualsiasi desiderio autonomo che potrebbe aver luogo nella cornice urbana. Questa conclusione non sorprende nessuno, in quanto parte da una ben conosciuta equazione: più protezione significa, necessariamente, meno libertà – e viceversa.

In comparison, just imagine that you would like to open a little stand to sell food in the streets in Europe! You would be confronted to numerous problems of urban laws, hygienic rules, tax payments complicated systems that would end up discouraging you from opening anything at all. It may be the patrimonial protection, the public tax system or whatever kind of social protection that we have: something, at the end, will almost systematically prevent any spontaneous street activity, any unplanned dynamics, and any autonomous desire that would take place in the urban frame. As a matter of fact, this conclusion is not surprising, because it starts from a well-known equation: more protection necessarily means less freedom, and viceversa.

 

Megalopoli e speranza
Megalopolis and hope

Lo stile di vita a Shangai non è esattamente quello che ci si aspetterebbe in un importante centro economico. Gli edifici sembrano essere liberamente fatti propri, e offrire grandi possibilità: un numero incredibile di panni stesi sui fili, minuscoli giardini coltivati con strani annunci fai da te, piccoli viottoli e uccelli che cantano ovunque. Il motivo potrebbe essere la densità molto bassa della città (3600 abitanti/Km² rispetto a Milano  7 421 abitanti/Km² e Parigi 20 980 abitanti/Km²), ma è comunque impressionante vedere un tipo di vita così rurale e intimo nel pieno centro di una megalopoli.

In Shanghai we can observe a kind of life anyone would expect in such a big economical centrality. The buildings themselves appear to be freely appropriated, and to offer great possibilities: an incredible number of laundries drying in the wind on big clotheslines, small cultivated gardens with self-constructed odd ads, small pathways and the birds singing all around. The low density of the city may be responsible for it (3600 inhab/km² – in comparison, Milano is 7 421 inhab/km2 and Paris 20 980 inhab/km²), it is still impressive perceive such rural life and intimacy in the very center of the megalopolis.

 

Qui si possono incontrare persone che per le strade suonano, discutono, giocano a carte, fanno sport ovunque sia possibile, che addirittura ballano durante la notte, in gruppi di venti o più persone, raggruppati intorno a grandi casse.
There, you would see people on the streets playing music, discussing, playing cards, doing sport wherever it is possible, or even dancing during the night, in big groups of twenty or more people, regrouped around a big speaker. 

 

Mettendo nuovamente a confronto i vari stili di vita, provate a uscire per strada a Parigi con la vostra chitarra dopo le otto di sera e ovunque verrete cacciati in meno di 15 minuti! Provate ad appendere il vostro bucato sulla facciata di un qualsiasi palazzo di Haussman e in men che non si dica l’amministrazione condominiale  vi ricorderà che è severamente vietato. Provate a cercare un posto dove poter piantare dei pomodori a Roma, o dove poter attrezzare un orto a Milano.

In comparison, again, try just to go out in Paris with your guitar after 8.00pm, and you’ll get expulsed from anywhere in less than 15 minutes! Try to hold your clothes to a clotheslines in the facade of any Haussman building, and the patrimonial protection will very quickly remind you that it is stricly forbidden. Search also where you may plant a few tomatoes in Roma, or build yourself any garden hut in Milano.

 

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Mathias Rollot, Street food installations at night, close to the hypercentral Nanjing Road

 

 

Così facendo Shangai si spoglia della sua apparenza di grande mostro di cemento e la Cina perde la sua reputazione di nazione altamente repressiva. Dobbiamo ammettere che il popolo cinese possiede libertà diverse dalle nostre. Noi abbiamo alcune emancipazioni che loro non hanno, e viceversa.

And so does Shanghai lose its appearance of a big artificial concrete monster, and China its reputation of a brutal repressive country. It seems that we have to admit that Chinese people just have different liberties than us; we have emancipated in ways they haven’t yet, and vice versa.

 

L’Europa, invece che concentrarsi continuamente sulla sua presunta totale libertà, dovrebbe mettersi nelle condizioni di imparare dalla Cina riguardo questo punto di vista preciso.
Europe, instead of being constantly focused on its supposed complete freedom, should also try to learn from China on that matter.

 

L’Europa, invece che denigrare il sistema costruttivo cinese basato sulle megalottizzazioni, dovrebbe osservare l’incredibile capacità di conservare il modo di abitare rurale e la sua qualità all’interno della città più grande del mondo.

Europe, instead of denigrating the Chinese megaplot construction system, should also take a look at the incredible ability of Chinese people to preserve rural quality of life in the way they inhabit the world’s largest city.

 

NOTA: si ringraziano

Atelier Georges, Chen-Yu Zhu e Marie Baran

Adele Sorge for the featured image

 

 

NOTE: thanks to 

Atelier Georges, Chen-Yu Zhu and Marie Baran

Adele Sorge per l’immagine in evidenza

 

 

MATHIAS ROLLOT Architetto, Membro del Comitato Tecnico dell’EUROPAN, Mathias Rollot insegna presso l’Ecole d’Architecture de Paris-LaVillette. Attualmente Dottorando in Architettura a Parigi, ha scritto come saggista alcuni libri sulla filosofia e la città – tra cui Saint-Dizier 2020. Projet de ville (Chatelet-Voltaire, 2014), e l’imminente L’obsolescenza. Ouvrir l’impossibile (Metispresses, 2015).

MATHIAS ROLLOT Architect, Member of EUROPAN’s Technical Committee, Mathias Rollot is teaching in the School of Architecture of Paris-la-Villette. Currently Ph.D. student in Architecture in Paris, wrote as essayist a few political and critical books about philosophy and the city in French – see for instance Saint-Dizier 2020. Projet de ville (Chatelet-Voltaire, 2014), and the upcoming L’obsolescence. Ouvrir l’impossible (Metispresses, 2015).

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