Weekend a Londra? Abbandonate le guide turistiche e seguite Doorothy…
Doorothy nasce per raccontare, attraverso fotografie, mappe e storie, le case e il modo di abitare degli italiani che vivono a Londra. Ma le mappe, le storie e le fotografie possono avere anche altri usi. Perché allora non provare a usare Doorothy come guida turistica e servirsene per scoprire angoli di Londra meno conosciuti?
Proviamo a fare un esperimento, facciamo finta di avere appena comprato un biglietto aereo per trascorrere un fine settimana a Londra, più o meno quarantotto ore di tempo per vedere qualcosa in una città estesa quanto l’intera provincia di Milano, in cui vivono un numero di persone pari ai residenti di tutta l’Emilia Romagna e la Puglia messi insieme e dove, per spostarsi in metropolitana da un capo all’altro, ci vogliono più di tre ore.
Apriamo per curiosità una guida turistica classica, tra le dieci cose da vedere in un weekend escono fuori Buckingham Palace, Hyde Park, Trafalgar Square, Piccadilly Circus e il Big Bang. Ma anche il Tower Bridge e il tesoro della Regina, la Cattedrale di Saint Paul, il London Eye, il mercato di Covent Garden, il British Museum, Harrods e Portobello.
Chiudiamo la guida e digitiamo www.doorothy.it: si apre una schermata con la mappa della città, su cui risaltano bollini colorati (guardando bene in ognuno c’è l’immagine di una porta di casa) che indicano dove vivono gli italiani che hanno raccontato a Doorothy il loro modo di abitare.
I bollini sono più fitti in alcune zone, l’East End ad esempio, ma anche la Londra a sud del Tamigi, la maggior parte sono comunque fuori dalla “zona 1” della metropolitana, quella più centrale se si guarda alla tube map.
Lasciamo da parte queste storie periferiche e concentriamoci sulle aree con “potenziale turistico più elevato”, almeno secondo quello che dicono le guide di viaggi: in “zona 1” ci sono tre storie, quella di Silvia, che però vive proprio sul confine sud della “zona 1”, in uno squat ricavato in una vecchia chiesa sconsacrata e quelle di Valeria ed Enrico, entrambi residenti nel cuore di Kensington, uno dei quartieri più esclusivi e lussuosi di Londra.
Qui per le strade si respira una certa eleganza regale e l’identità locale è minacciata dagli altissimi prezzi degli immobili che stanno trasformando la zona in una sorta di “città fantasma dei super ricchi”, che hanno comprato casa come sicuro investimento redditizio senza aver mai pensato di andarci a vivere davvero.
A cinque minuti a piedi dalla fermata della metro di South Kensington vive Valeria, una colta signora italiana con una passione da flâneuse, che una decina di anni fa ha deciso, in una specie di gioco d’azzardo qual è comprare casa a Londra, di investirvi un’eredità e, adesso che i figli sono grandi,si è trasferita in uno dei due appartamentini che possiede in città.
Quello di 40 mq dove abita negli ultimi cinque anni è raddoppiato di valore e la bolla immobiliare, con l’arrivo dei russi e dei cinesi, sta ancora crescendo. Così, con l’affitto dell’altro appartamento che possiede a Notting Hill, Valeria a Londra non solo può permettersi di non lavorare, ma pure di pagarsi un master in una delle migliori università della città.
Proviamo a seguire i suoi consigli turistici e, navigando nella sezione places del sito internet, visitiamo la Londra di Valeria, fatta dei suoi posti preferiti: facciamoci una passeggiata lungo il Flower Walk, una specie di sentierino delimitato da un cancello di ferro battuto dentro il parco di Kensington Gardens, perdiamoci tra i libri della nuova sede di Foyle’s, libreria storica e, nonostante Amazon, ancora indipendente, che ha aperto un negozio di oltre seimila metri quadrati ristrutturando il vecchio edificio della Saint Martin School of Arts in Charing Cross, la strada dei librai per eccellenza.
Fermiamoci a mangiare la migliore insalata tabouleh da Ranousch Juice, prima di rimetterci in moto, alla ricerca di un vecchio montgomery in uno dei charity shop che vendono abiti di seconda mano in High Street Kensington.
Nel tardo pomeriggio facciamo un salto alla National Portrait Gallery per spettegolare sulle vite dei personaggi storici ammirando i loro ritratti e fermiamoci a mangiare le fenomenali uova strapazzate nel ristorante all’ultimo piano del museo, da cui si gode una vista spettacolare su Londra. Godiamoci la proiezione di un film d’autore su una delle poltroncine di velluto del cinema Gate e poi, prima di andare a letto, andiamo a bere una birra al Windsor Castle, un pub antichissimo che merita una visita anche solo per il suo bel giardino nascosto.
Oppure seguiamo Enrico, analista finanziario con sangue napoletano che vive con la moglie lettone e i due figli in un palazzo signorile a Barkston Gardens, dove ogni mese paga seicento sterline di spese condominiali. Alla domenica mattina spesso esce a fare una passeggiata a spasso per Kensington e porta i bambini al museo della scienza o a vedere i dinosauri al museo di storia naturale; se è bel tempo vanno a giocare sulla nave pirata dell’area giochi intitolata a Lady Diana e tornando verso casa si fermano in Old Brompton Road a mangiare una delle torte che hanno reso famoso Rocco.
I bambini li porta a tagliarsi i capelli dal parrucchiere che ha aperto dentro Trotters, il paradiso dei giocattoli. E quando ha bisogno di tranquillità si ferma a leggere un libro sulla panchina di fianco alla chiesa di Saint Mary nei Bolton Gardens, un’oasi di pace assoluta in mezzo al frastuono londinese.
La spesa spesso la fa online e se la fa recapitare a casa, dove gliela ritira il portiere, mentre quando è in vena di cucinare, rientrando dal lavoro si ferma a comprare qualche specialità italiana da Luigi’s Delicatessen e una bottiglia di vino al Troubadour Café, uno degli ultimi locali degli anni Cinquanta che sono sopravvissuti in zona.
Anche con i consigli di Valeria e Enrico il fine settimana a Londra vola e l’assaggio di Kensington fa venire voglia di comprare un nuovo biglietto aereo per passare altre quarantotto ore in città, per vedere un’altra Londra, magari quella dell’East End, più disordinata, più povera, più pericolosa, più periferica e meno raccontata dalle guide turistiche..
[Continua]
Silvia Sitton Convinta che per spiegare l’economia sia più utile raccontare storie piuttosto che disegnare grafici e risolvere equazioni, sta lavorando a un progetto per raccontare l’economia dell’abitare partendo dalle storie degli abitanti. Il suo blog è irughegia
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