Riprendiamo la città. Una mappa dei racconti

Verso uno sguardo interculturale

di Elena Maranghi

Si è conclusa martedì 21 marzo la prima parte di racconti del progetto Potlach Milano del collettivo immaginariesplorazioni.
Durante i mesi di scrittura dei pezzi e nel corso delle diverse uscite – iniziate a gennaio – Riprendiamo la città, la nostra rubrica ospitata qui su Q Code Town, è stata strumento per guardare indietro al nostro percorso, alle rotte tracciate durante i mesi di formazione del gruppo, fatti di riflessioni teoriche e di prime esplorazioni, in giro per Milano.

Abbiamo ricostruito la mappa dei nostri tragitti, ripercorso i luoghi attraversati, riflettuto sulle lenti attraverso cui li abbiamo guardati. Tracciato un filo tra le diverse giornate, i luoghi, le persone, i linguaggi da noi utilizzati… Siamo ritornati, per mezzo di una scrittura molto condivisa e spesso a più mani, sulle domande che questi luoghi ci hanno posto in questi mesi di esplorazione collettiva (da aprile 2016 a luglio 2016).

Un’esplorazione di luoghi, ma anche di strumenti, di metodologie e di approcci, in cui ci siamo messi alla prova per scomporre e ricomporre sguardi diversi sull’intercultura: i nostri, quelli delle diverse discipline che abbiamo intercettato attraverso gli incontri di formazione e, infine, quelli che ci hanno restituito i luoghi e le persone incontrate.

Vi abbiamo trascinati a Scoprire il Sud America in via Padova, salvo poi raccontarvi di come molte altre provenienze diverse trovano casa in questa via-mondo di Milano. Perché “Ovunque andiamo mettiamo radici”. Anche in via Padova.
La Stazione Centrale è stata teatro di racconti preziosi. Rimanendo un po’ discreta sullo sfondo, ci ha regalato storie piccole e grandi al tempo stesso, facendoci riflettere su come Ogni cultura è interculturale , attraverso i racconti di Muttiah, un continuo rimando tra un prima, nel paese di origine e un dopo, qui, in Italia. Senza mai poter dire di appartenere completamente all’uno, o all’altro luogo… E ancora, il racconto di questa “terra di mezzo” rappresentata dai “prima” e i “dopo” della nostra vita, ci ha portato dritti nella vita di Mourad, e nel nostro tentativo di scomposizione e ricomposizione della Teoria del cambiamento in un kebab di Stazione Centrale, attraverso una piccola, preziosa, storia personale.
Dalla teoria del cambiamento, alle mappe, eccoci approdare nel quartiere San Siro, Disegnando mappe mentali di Milano . Per poi, subito dopo, metterle in discussione perché Quando una mappa non può bastare occorre lasciare da parte gli strumenti che spesso sovrapponiamo alla realtà, sperando che somigli loro, e ascoltare, invece. Ipse dixit, cominciamo quindi ad ascoltare noi, a metterci in gioco per primi e provare a raccontare i nostri passaggi di vita, le nostre molteplici appartenenze, le nostre interculture. A riparo della Casetta verde, in Giambellino, e poi lungo la Darsena, specchiandoci nelle storie degli altri e facendo emergere desideri enormi, ai quali forse non avevamo mai pensato: Morire nel mio paese. Tra un forte senso di radicamento ad un luogo e l’apparente incertezza rappresentata dai molti altri a cui decidiamo di appartenere nella nostra vita, ci troviamo spesso in quella Terra di mezzo che abbiamo provato a raccontarvi: un posto nel quale ci interroghiamo sulle nostre appartenenze, sul loro includersi ed escludersi a vicenda. Eccoci approdare dunque infine all’Isola, ragionando di come arte e poesia siano in grado di toccare corde profonde, che risuonano armonicamente con quello che ci sembra capire dell’intecultura: la vediamo fluire, piuttosto che stare; trasformarsi piuttosto che definirsi.

E noi stessi siamo qui a domandarci, più che trovare risposte. Scomporre, mettere in dubbio, più che rafforzare certezze. Questo il “metodo Potlach”, un metodo che è fatto di sguardo aperto, cuore e testa in ascolto e gambe pronte a camminare, anche sotto il sole estivo di una Milano torrida. Condividere questo percorso con un gruppo di lettori non significa per noi soltanto avere la possibilità di raccontare e di amplificare storie. Significa provare a mettere in comune la nostra base di partenza, le domande su cui cerchiamo di riflettere e vorremmo riflettere in maniera quanto più possibile condivisa con la città in cui viviamo (e oltre, perché no?).

Presto – dopo una piccola pausa di qualche settimana – torneremo a raccontarvi del nostro percorso di costruzione del documentario, stavolta trascinandovi con noi nella realizzazione del film (che è iniziata a settembre 2016) e nella fase di incontro con persone che, in un modo o nell’altro, stanno costruendo con noi il famigerato “prodotto finale”. Prodotto che sarà la restituzione del nostro sguardo sull’intercultura a Milano, plasmato, modificato, costruito, insieme e grazie agli incontri fatti durante le nostre esplorazioni. Ancora una volta, non un prodotto fatto e finito, ma uno strumento che si dà alla città per provare a riflettere insieme.

A presto dunque, su Q Code Town, per nuove puntate di Riprendiamo la città, la rubrica di Potlach Milano. Continuate a seguirci!

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