31 Marzo 2020
L’ultimo giorno del mese, rileggiamo i una selezione degli articoli pubblicati da Q Code. In musica
Gianni Mura e l’arte di restare di Angelo, Chicco, Antonio, Rocco e Andrea
Il mondo ora è nudo
Se non lo copre il tuo sguardo
Siamo orfani ora
Io te e la strada
Il fumetto ai tempi del coronavirus di Luca Rasponi
Stamo a Cocci
Io torno a casa e penso che c’ha ragione
Stamo proprio a cocci dentro a sta bolla
Chi per un motivo chi per un altro
Penso a tutti quelli che c’hanno avuto i morti
A chi sta ancora in terapia intensiva
E pure nell’imparagonabile piccolo nostro
Ce semo abbastanza rotti er cazzo de sta così
Però c’ho pure un groppo alla gola
Che ‘n se ne va e cerco de capì perché
E penso che forse è perché
Ma mo che finisce tutto
Ma che s’enventeremo quando se guarderemo ao specchio
E staremo ancora allo sbando isolati
E manco je potremo più accollò sti cocci al coronavirus?
(sono comunque una vecchia ligure, perdonate se ho commesso errori nella “traduzione”)
Penne lisce di Federico Gaudimundo
“Ho capito che non lasciare le persone sole, in balia degli eventi, come penne lisce dimenticate nel vuoto dello scaffale del supermercato è anche compito mio. È la mia cura del mondo. Della comunità.”
Io nemmeno la conoscevo questa cantante, si chiama Katie Melua, di origine georgiana e poi naturalizzata in Inghilterra.
L’intro di questa canzone avvolge, conforta, la maestosità della musica che si fa viaggio lontano, che lontano non ci possiamo andare e allora stiamoci vicino, quella potrebbe essere la nostra cura del mondo.
Don’t ever be lonely
Remember, I’ll always care
Wherever you may be
Remember I will be there
Microeconomia e coronavirus: di mascherine e storia delle idee di Marco Missaglia
“…Einaudi è noto per aver espresso la convinzione secondo cui il mercato sia un meccanismo efficiente per soddisfare domande, ma che esso non sia in grado di soddisfare bisogni.”
Colpita e affondata già all’inizio di questa narrazione e mi scappa da cantare una canzone che fa così:
L’ansia é un cancro vivente
Molto peggiore si quello evidente
Un cieco tra la gente, ma non vedo gente
Vedo solo zombie che fissano il niente
Una vita di routine
Tanto che ingoiare rospi poi diventa la routine
La gente é diffidente, ma si fida delle pubblicitá
Pensa a quanto é scema la gente.
Si può, sai, stando qui/ stando molto fermi/ sostenere una stella di Elena Maranghi
Era il 1972, suonava forte questa canzone.
Si può veramente stare qui.
Sospesi e spaventati, sospesi e al sicuro.
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much she knows
(che poi a me sta canzone, mi fa sempre piangere, ma sarà la quarantena vah)
Sentiti Libera di Sofia Nardacchione
Dice Nardacchione “le mafie non si fermano in tempi di crisi ma elaborano nuovi strumenti e strategie d’azione per arricchirsi ed entrare in nuovi mercati da sfruttare a proprio beneficio. La crisi sanitaria provocata dal Covid19 e che stiamo vivendo tutte e tutti in questi giorni ha già prodotto effetti a tutti i livelli: sanitario, economico, sociale. Quali sono gli effetti delle attività criminali in questo contesto?”
Nasce una voce, che parla dalla radio, che poi sono podcast, ma che ce ne frega a noi, io la chiamo Radio Libera, perché mi serve sapere che le parole vadono in giro e non siano sprecate, vadano in giro per raccontare la verità.
Amo la radio, perché arriva dalla gente
Entra nelle case
E ci parla direttamente
E se una radio è libera
Ma libera veramente
Mi piace ancor di più
Perché libera la mente
L’arcipelago del cane di Gabriella Grasso
Le interviste di Gabriella Grasso mi coinvolgono sempre, questo libro non lo conoscevo e l’autore già rispondendo alla prima domanda della Grasso ci porta nel cuore del testo dicendo: “ho voluto scrivere una sorta di parabola, di racconto filosofico, moderno e poliziesco, attraverso il quale mostrare una piccola comunità – rappresentativa della vecchia Europa – che, messa di fronte a un fenomeno nuovo, prende la peggiore delle decisioni. Ovvero: far finta di niente, in modo che il suo piccolo mondo possa andare avanti come prima. Per me è questo il soggetto del libro.”
E Gianmaria Testa arriva e mi dice che far finta di niente, serve a poco, lo sanno le mani e quello che conta è adesso e, adesso, prima poi, si scoprirà
E qualcosa sarà
o magari anche niente
neanche la gente che viene e che va
si può stare a guardare
anche senza parlare
nelle pieghe del mondo
quel che il mondo non sa
La Palestina in quarantena sotto occupazione di Alice Passamonti
La fuga degli stranieri, il controllo, confini chiusi, confini aperti, primi casi, pochi casi, tanti casi, voci. Tutti in quarantena. La manodopera palestinese, no. Sorveglianza elettronica. Tutti in trappola. Non si entra, non si esce. Tu, fermo lì. Tu, fermo là. Tu, chi sei?
Io sono sotto pressione e questi sono The Queen.
It’s the terror of knowing what the world is about
Watching some good friends screaming
‘Let me out’
Pray tomorrow gets me higher, high
Pressure on people, people on streets
Il decreto #iorestoacasa e la costituzione di Antonella La Morgia
La riflessione di Antonella La Morgia ha attraversato il pensiero di molti di noi in questi giorni di reclusione o lavoro o malattia o ogni possibile altra condizione.
“Il momento attuale ci porta a conoscere meglio il significato della solidarietà sociale e la sua “crucialità” è una lezione che dobbiamo conservare per il domani.”
Ecco, questo mi piace pensare, conservare l’oggi per vivere domani, domani che magari è tra qualche giorno, o almeno lo vorrei.
And as I dream I’m falling down
The world moves without a sound
Lost as sure as I was found
Sun comes up without a sound
Il suono di noi stessi di Lorenzo De Sabbata
Ieri stavo lì, nel mio silenzio.
Ed è partita sta canzone. Che io ve lo dico chiaro, non ascolto mai Bocelli, non è il mio genere e infatti nemmeno questa volta l’ho ascoltato. Ho sentito partire la voce di Diodato e poi di Manuel Agnelli e così ho cercato il titolo di questa canzone e l’ho messa insieme al suono di noi stessi, perché, nella canzone, è dal silenzio che posso ascoltarmi.
Le cose dentro di me sono ancora vive?
Mi chiedo.
Sono morte?
E Lorenzo dice, chiudendo il suo pezzo: “Il tempo passa, veloce, anche quando non sembra. Da quando ho iniziato a scrivere queste righe sono passati più di due giorni che mai avrei pensato potessero trascorrere così repentinamente.
Tra un po’, non è chiaro esattamente quanto, ma questo è un altro aspetto della mancanza di un’ eco forte e chiaro, la porta della camera si aprirà e noi potremo uscire di nuovo.
Ci rimane ancora un tempo buono per capire cosa faremo, come torneremo al mondo e agli altri, cosa vorremmo per noi e per la società in cui viviamo e vivremo.”
E poi, parte la musica.