Morire per la libertà

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26 Maggio 2020

Tre membri della band Yorum Grup, simboli della lotta delle sinistre e di Gezi Park, hanno perso la vita per difendere il diritto di esibirsi in pubblico

 

tratto da CultAttitude

Yorum Grup è un gruppo musicale di protesta fondato nel 1985 a Istanbul. Fu creato da quattro amici che frequentavano l’Università statale di Marmara, ma la sua composizione è mutata molte volte negli anni.

Tanti e diversi musicisti si sono avvicendati fino a oggi, ma lo spirito del gruppo è rimasto invariato: portare avanti la tradizione del canto di protesta dando voce alle piccole storie degli sconfitti dell’umanità, con un focus, ovviamente, sulla società turca.

Memorabile fu uno dei loro concerti: era il 2010 e furono 55mila gli spettatori a riempire letteralmente lo storico stadio Inönü della squadra di calcio del Beşiktaş.

La loro vicinanza agli ambienti socialisti e di estrema sinistra non è mai stata un mistero, ma ciò non ha precluso loro per anni la possibilità di portare la musica ovunque nel Paese.

Tuttavia, il gruppo è sempre stato costantemente nel mirino di numerose operazioni di polizia. Nel 2013 alcuni membri furono accusati di affiliazione al DHKP-C, il Fronte Rivoluzionario della liberazione popolare, partito di cui è stata riconosciuta l’illegalità e inserito nella lista dei gruppi terroristi di Turchia, Unione europea e Stati Uniti.

Le accuse si risolsero in un nulla di fatto, ma le operazioni continuarono fino al 2016 quando la polizia fece irruzione nel centro culturale Idil, nido della band.

Seguirono ulteriori accuse di prossimità a gruppi terroristici, seguiti da arresti e rilasci e, soprattutto, dal divieto di esibirsi in pubblico. I suoi componenti furono inseriti nella lista nera del governo e ne furono interdetti i concerti.

Due di essi chiesero asilo alla Francia e lasciarono la Turchia. La cantante Helin Bölek fu arrestata nel 2016; Mustafa Koçak, seconda voce maschile del gruppo, fu messo in carcere preventivo nel 2017. Nel 2019 fu il turno del bassista Ibrahim Gökçek.

Nello stesso anno i tre cominciarono uno sciopero della fame chiedendo la scarcerazione di tutti i membri del gruppo, lo stop ai blitz del centro sociale Idil, l’archiviazione dei processi e l’annullamento del divieto di esibizione per il gruppo.

Helin fu scarcerata alla fine del 2019, ma proseguì la sua protesta silenziosa nella conosciuta Casa della Resistenza, Direniş Evi, nel quartiere di Küçükarmutlu, aiutata dal supporto della compagna musicista Bahar Kurt – anch’essa in digiuno e membro del gruppo – e dei tanti sostenitori che quotidianamente andavano a trovarle.

Morì il 3 aprile di quest’anno dopo 288 giorni di digiuno a soli 28 anni. Mustafa fece lo stesso dal carcere e morì, ventottenne, il 23 aprile, condannato senza prove all’ergastolo per terrorismo.

Mustafa e Helin erano tra i componenti più giovani di Grup Yorum. La loro voce era stata probabilmente la colonna sonora dell’occupazione di Gezi Park, di cui si celebrerà il settimo anniversario il prossimo 27 maggio.

Gezi era (ed è ancora) un piccolo parco accanto a Piazza Taksim che alla fine di maggio del 2013 si trasformò per 19 giorni in uno spazio urbano di narrazione alternativa, dove le nuove generazioni potevano finalmente gridare “no” alle politiche di Erdogan e immaginare un mondo diverso.

Le note della versione di Çav Bella , la nostra Bella Ciao interpretata dal gruppo Yorum, avranno sicuramente pervaso la piazza in quei giorni. Erano note che riuscivano a tenere uniti tutti, giovani e adulti, gente di centro e gente di sinistra. Il nemico ero lo stesso per tutti: la violenza di stato.

Quella stessa violenza che nella notte del 16 giugno 2013 entrò come un carro armato nel parco occupato, schiacciando le deboli tende degli accampati e strappando tutto ciò che svolazzava colorato e vivo in quell’alba di metà giugno. La protesta era finita e con essa la speranza.

Ibrahim Gökçek cessò il suo digiuno di protesta la prima settimana di maggio di quest’anno, dopo che la magistratura aveva accolto la sua richiesta di annullare il divieto dei loro concerti. Il gruppo avrebbe potuto tornare a suonare finalmente e già si pensava a organizzare un grande concerto a Istanbul – e forse anche a Izmir – una volta rientrata l’emergenza Covid-19. Ibrahim, però, era ormai troppo debole per recuperare la forza dopo mesi digiuno e si è spento il 7 maggio 2020.