Il ranger Picket, lo Zimbabwe e la protezione del futuro

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21 Settembre 2020

Operano in condizioni climatiche estreme, giorno e notte, il loro lavoro viene raramente notato e apprezzato, ma è pericoloso e importante

Mentre il Covid19 paralizzava e cambiava radicalmente il nostro modo di vivere, gli anti-bracconieri di tutto il mondo continuavano imperterriti il loro lavoro. Come sempre, ma più soli di prima.

E’ datato 24 aprile 2020 l’attentato in cui dodici eco-guardie, un autista e quattro civili hanno perso la vita al Parco Nazionale di Virunga.

Secondo l’ICCN, l’Istituto congolese che gestisce il Parco nazionale Virunga, l’attacco è imputabile al gruppo FDLR (Forze democratiche per la liberazione del Rwanda) e al suo braccio armato FOCA. Questi gruppi vivono del contrabbando illegale di carbone del Parco Virunga, una pratica che minaccia anche i gorilla.

Inoltre, il duro colpo che la pandemia ha assestato al turismo mondiale, principale fonte di finanziamento per parchi e aree protette in tutto il mondo, fa vacillare la sostenibilità dei programmi di conservazione, mettendo a rischio la professione di rangers e abbandonando a se stesse  molte comunità locali, come riportato dal WWF .

Per capire meglio il contesto in cui si muove un anti-bracconiere e le sfide cui fa fronte, Picket Chabwedzeka giovane ranger che si occupa di contrasto al bracconaggio in Zimbabwe, ci racconta la sua esperienza.

Picket Chabwedzeka

Come si diventa ranger?
Ho 34 anni, sono cresciuto in un sobborgo della capitale Harare, nello Zimbabwe. Mi sono innamorato della natura da bambino durante le nostre gite scolastiche al villaggio. Non essendo riuscito ad entrare subito come ranger nei Parchi Nazionali, ho deciso di continuare i miei studi. Mi sono trasferito a Cape Town, dove mi sono laureato presso l’Università del Sudafrica e in seguito ho ottenuto un certificato di gestione della fauna selvatica. Mi è stata data l’opportunità di seguire un corso di base per diventare ranger con la Game Rangers Association of Africa presso il Southern African Wildlife College alle porte del Kruger National Park.

Perché hai deciso di diventare un ranger?
Per proteggere la fauna selvatica e perché ho voluto fare qualcosa per risolvere i conflitti tra l’uomo e il mondo naturale.

Qual è una giornata tipo nel tuo lavoro?
Il compito principale di un ranger è pattugliare le diverse aree delle zone protette. Si comincia con una rapida sessione di esercizio e poi la pattuglia del mattino parte. Le attività mattutine sono fondamentali poiché permettono di raccogliere il maggior numero di informazioni circa la sicurezza dell’area, eventuali attività clandestine, e talvolta il monitoraggio della fauna selvatica per la raccolta dei dati. Si prosegue nello stesso modo durante il pomeriggio, la sera e la notte cercando di garantire un controllo continuo. Non si sa mai in anticipo come e quando finisce una giornata da ranger.

Quali sono le emozioni che questo lavoro ti dà?
Perseveranza e dedizione. Questa professione non è per i pavidi. I ranger operano in condizioni climatiche estreme, giorno e notte, il loro lavoro viene raramente notato e apprezzato ma è pericoloso. Inoltre, la remunerazione non è proporzionale ai rischi che si corrono.

Qual è la missione di cui sei più orgoglioso?
Aver protetto, cresciuto e trasferito con successo un rinoceronte nero, specie in grave pericolo di estinzione, in un altro parco nazionale quando la popolazione ha raggiunto il numero massimo di capacità della nostra riserva.

Come affronti la paura per la tua vita?
Dicevo che essere un ranger può essere molto pericoloso, come dimostrato dagli ultimi tragici eventi accaduti a Virunga.
E’ una professione molto pericolosa anche per la mia famiglia. La migliore decisione che ho preso è stata quella di operare in aree più lontane da casa. Non bevo e non fumo, quindi sono sempre sobrio. Non mi piacciono le città e i luoghi affollati, trascorro la maggior parte del mio tempo nella riserva. I fatti accaduti a Virunga mi hanno molto rattristato e sono stati una lezione per tutti noi. Ci hanno dato più energia per continuare la lotta.

Qual è la caratteristica più importante per essere un buon ranger?
Rispetto e Passione. Un ranger con rispetto sarà onesto e non sarà coinvolto nel bracconaggio. La passione gli darà l’energia per fare sempre del suo meglio.

Potresti condividere il momento più difficile della tua carriera?
Questo episodio mi fa ancora piangere.  È stato quando ho dovuto arrestare un compagno ranger. Ha lavorato con noi per quasi 6 anni, poi la nostra unità di intelligence ha scoperto che vendeva ai bracconieri tutto il nostro modus operandi. Abbiamo quindi organizzato un agguato che ha portato al suo arresto. Lo abbiamo trovato nel bel mezzo della famigerata banda di bracconieri ed è stato emotivamente difficile ammanettare un ex compagno, che avevo addestrato e con cui avevo condiviso tanti momenti. Incontrare la sua famiglia, il giorno seguente alla stazione di polizia è stato molto duro.

Come interagisci con le comunità locali e cosa fai per migliorare il loro grado di consapevolezza sull’importanza della conservazione della fauna selvatica?
Realizziamo programmi e campagne di sensibilizzazione in tutte le comunità che circondano le nostre riserve e i parchi nazionali. Abbiamo anche incontri regolari con i leader del villaggio per discutere dei problemi legati alla fauna selvatica e di come fronteggiare eventuali crimini. Questo coinvolgimento ha determinato un calo delle statistiche sulle attività di bracconaggio. Gli animali non conoscono confini e le invasioni umane in aree precedentemente selvagge hanno causato così tanti conflitti che il dialogo e la mediazione sono sempre necessari.

Si immagina che il vostro lavoro sia coordinato con le autorità locali, è così?
Prendo parte a diversi forum consultivi sulla criminalità nella mia area in cui vengono discussi, valutati e migliorati gli sforzi delle forze dell’ordine. Di solito vi partecipano agenzie governative, la polizia, la magistratura, la direzione dei parchi nazionali, le organizzazioni di beneficenza della comunità, le chiese. Sono inoltre disponibili numerosi canali di comunicazione per diffondere informazioni fondamentali nella gestione della fauna selvatica. La Giornata mondiale dei ranger commemorata il 31 luglio di ogni anno è un altro evento importante che consolida le nostre relazioni con i vari dipartimenti governativi e autorità locali. Quest’anno, a causa del Covid19, è stata una commemorazione diversa ma comunque speciale.

Perché ritieni che sia importante educare le generazioni future conoscano questa professione?
Il lavoro di ranger non è molto conosciuto dai bambini che in genere sognano di diventare agenti di polizia, medici o infermieri. Il mio desiderio è che i ranger siano intelligenti e ben educati. Questa professione non deve essere per coloro che, non essendo riusciti a raggiungere altri obiettivi, la scelgono come alternativa. Essere un ranger è una vocazione. I futuri ranger devono ricevere una buona istruzione per conoscere bene la fauna e la flora e agire in modo efficace. Devono essere incorruttibili e non farsi guidare da politici avidi e senza scrupoli. Sogno dei ranger che potranno diventare in seguito legislatori, magistrati e giudici. I ranger sono la sottile linea di protezione della fauna selvatica e della comunità dal bracconaggio.

Il Covid-19 ha influenzato la tua attività?
Certamente, ci ha fatto molto male perché dipendiamo anche dai proventi del turismo. Le nostre operazioni funzionano bene quando possiamo accedere ai finanziamenti e al supporto del settore turistico. Gli stipendi dei ranger, le uniformi, gli addestramenti, il carburante per le pattuglie, e molte operazioni di terreno sono state posticipate a data da definirsi. Ho dovuto interrompere i miei studi a distanza presso l’Università di Oxford a causa della mia impossibilità di pagare le tasse. Anche molti finanziamenti provenienti dall’Europa sono stati sospesi. Non vedevo l’ora di mandare alcuni ranger al Southern African Wildlife College grazie a una borsa di studio finanziata dal Game Rangers Association of Africa. Anche questa formazione è stata bloccata per tutto il 2020. Comunque, noi rangers persistiamo e ce la faremo anche questa volta, credo.

Picket Chabwedzeka e il suo gruppo di rangers