Le vene aperte di Gerusalemme di Clara Capelli
Il racconto di Clara Capelli è un insieme di istantanee crudeli di un luogo che l’autrice ha abitato e si vede e si sente. Sono andata a cercare una canzone di Marracash di un anno fa, una canzone che guarda il mondo visto con gli occhi del cantante, un mondo in cui siamo bravi a cadere, ecco, mi ha fatto pensare ai ragazzi e alle ragazze di cui parla Capelli.
Che io ormai sono bravo a cadere
Tanto ormai siamo bravi a cadere
Ed abbiamo già rischiato insieme
Non c’è mai stata una rete
Dopo di noi che succede?
Se tanto ormai siamo bravi a cadere
Seaspiracy di Christian Elia
Il documentario Seaspiracy recensito da Christian Elia non convince il direttore e apre a nuove linee di informazione, per documentarsi, per nuotare in un mare di pesci, fondali e tradizioni millenarie.
Qui il pescatore di Fabrizio De Andrè, perché quando ci sono le occasioni, bisogna coglierle.
E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore
Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
È già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile
Haiti: il paese reale, il paese sognato, un paese sognato di Chiara Catenazzi
Bellissime righe iniziali di Chiara Catenazzi per orientare lettrici e lettori: “Haiti è il terremoto, è il colera, è uragani, è il paese più povero delle Americhe e dell’emisfero settentrionale. Haiti è baraccopoli, bande armate, dittature e occupazioni militari. Haiti è una repubblica bananera, la repubblica delle ONG, il paese degli schiavi liberati, della corruzione, del libero passaggio delle armi e della droga. Haiti è uno zombie, un rito voudou.”
Tra le moltissime canzoni che raccontano la terra di Haiti, scelgo oggi Caetano Veloso e Gilberto Gil, Haiti, anno 1993.
Quando você for convidado pra subir ao adro
Da fundação Casa de Jorge Amado
Pra ver do alto a fila de soldados quase todos pretos
Dando porrada na nuca de malandros pretos
De ladrões mulatos e outros quase brancos
Tratados como pretos
Sognando Palestina di Christian Elia
Un viaggio tra testimonianze e immagini dalla Palestina.
Riprendo questo passaggio della diadica e che canti Francesco De Gregori.
Qusay non è sorpreso dall’ennesimo eccidio. “A Sharon è riuscita la più grande operazione narrativa della storia. Ha colto cosa stava accadendo nel mondo dopo l’attacco alle Torri Gemelle. E’ riuscito a ribaltare la situazione, a far passare la resistenza palestinese per terrorismo, invece che per quella lotta di liberazione dall’ultimo sistema coloniale, di apartheid, di occupazione militare del mondo. Netanyahu ha completato l’opera, pronto a tutto per il potere, ha reso istituzionali gli istinti peggiori della società israeliana. Noi siamo qua, stanchi, divisi. (…)
Un uomo disteso per terra
In una terra di frontiera
Che guarda la riva del fuoco
Che piano piano diventa nera
E dice non era la mia intenzione
Rubare l’albero del pane
Ma non sono quel tipo di uomo
Che si arrende senza sparare
Il luogo più piovoso del mondo di Lorenzo Pini tratto da MeteoTrip
Un viaggio fotografico affascinante nelle lande più piovose al mondo.
Credo che loro abbiamo visto la pioggia, ma non potevo non scegliere una delle mie canzoni preferite sulla pioggia, cantano e suonano i creedence clearwater revival.
I want to know, have you ever seen the rain?
I want to know, have you ever seen the rain
Comin’ down on a sunny day?
Portogallo, il lato oscuro dell’agricoltura di Marcello Sacco
Per accompagnare le parole di Marcello Sacco, ecco un Bruce Springsteen che parla di opportunità negate, di confini, di lavoro.
I hoed sugar beets outside of Firebaugh
I picked the peaches from the Marysville trees
They bunked us in a barn just like animals
Me and a hundred others just like me
We split up come the springtime
I never seen Frank again
‘Cept one rainy night he blew by me on a grainer
Shouted my name and disappeared in the rain and wind
Battiato, un viaggio geopoetico di Michele Lobaccaro
Il bellissimo affresco di Lobacco è da leggere e far sedimentare “…il suo sguardo sulle cose era spesso fuori dalle solite prospettive, in questo senso è stato un vero artista ed intellettuale, che ha saputo far scorgere l’invisibile oltre la banalità del visibile.”
Tutta la redazione di Q Code ha raccontato il maestro e oggi eccoci con un pezzo, per continuare ad ascoltare musica e parole ancora e ancora.
Torneremo ancora
E ancora.
Palestina. L’intifada dell’unità di Cecilia Dalla Negra
“L’Intifada dell’unità, così l’hanno chiamata. Due termini che, insieme, danno la misura dell’elemento di novità a cui si sta assistendo in queste ore.”
Celebriamo il compleanno di Bob Dylan con una canzone sulla dignità, usando le parole chiave che ha immortalato Dalla Negra in un grassetto: “Il manifesto della dignità e della speranza”
Got no place to fade, got no coat
I’m on the rollin’ river in a jerkin’ boat
Tryin’ to read a note somebody wrote
About dignity
Lebanon graffiti di Noha Tofeile
L’autrice ci inquadra un territorio complesso con queste poche righe: “Il Libano è un Paese demograficamente frammentato dove convivono 18 confessioni religiose diverse e dove il potere stesso è distribuito secondo rapporti di forza tra queste. Così l’unica grande differenza su cui si poté fare leva fu proprio quella religiosa e fu in questo modo, secondo la testimonianza di Halima, che i partiti cominciarono a raccogliere consensi e a crescere, radicando nella gente il senso di appartenenza a una fazione piuttosto che all’altra.”
Oggi camminavo e ascoltavo questo album di Motta del 2018, Vivere o morire.
E, in qualche modo, lo ritrovo in queste storie di paura, violenza segregazione.
Anche se non c’entra niente, ma la vita c’entra sempre.
Vivere o morire
Aver paura di dimenticare
Vivere o morire
Aver paura di tuffarsi, di lasciarsi andare e di lasciarsi andare
Gaza, quando muore una libreria di Alice Passamonti
“Migliaia di libri persi per sempre, schiacciati sotto il peso dell’edificio Kahil, in Al-Thalathini Street, a Gaza City. Lo scorso 18 maggio, durante i bombardamenti israeliani, nell’ambito dell’operazione militare denominata Guardians of the walls, anche una delle più grandi librerie di Gaza, Samir Mansour, è stata ridotta in macerie.”
When your heart is like a library book
Pages torn by those who wanted parts
I look at her and wonder how one could
Want a piece, not everything
Il genocidio armeno di Maria Izzo
Maria Izzo è sempre capace di raccontarci le vicende del popolo armeno in maniera travolgente e lo fa anche con questa terribile storia di morte e sconfitta, silenzio e doble standard.
Ho scelto una canzone della colonna sono di The Leftovers perché tutta questa storia ha dei terribili punti in comune.
You’re on your own