di Christian Elia and Angelo Miotto
18 Settembre 2018
E’ tempo di reagire: 47 organizzazioni italiane unite per combattere razzismo e stereotipi, Q Code Magazine è tra queste
Questo viaggio inizia da vicino e da lontano allo stesso tempo. Perché guardarsi attorno, solo adesso, per prendere coscienza del deteriorarsi della situazione culturale ed etica in Italia rispetto al tema delle migrazioni globali è per lo meno tardivo.
Ecco che c’è un punto di partenza, ed è il 14 settembre scorso, quando a Pieve Santo Stefano c’è stato il lancio ufficiale di DIMMI di Storie Migranti, un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), e promosso dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale, che vedrà coinvolte 47 organizzazioni guidate dalla Ong Un Ponte Per…
Allo stesso tempo, c’è un viaggio che parte da lontano, dalla storia di queste 47 realtà della società civile italiana, dell’informazione e della cultura. Un viaggio che è iniziato quando le migrazioni sono state fatte passare per un problema di ordine pubblico invece che sociale, da quando la politica ha strumentalizzato una narrazione per ricavarne un vantaggio politico essendo incapace di lavorare alle soluzioni, quando i media hanno cavalcato – e quindi nel lungo periodo sdoganato – le peggiori pulsioni della società alla quale era incapace di raccontare la complessità.
Contrastare le cause della xenofobia e dell’intolleranza in Italia, favorendo percorsi formativi e informativi che sensibilizzino i più giovani sui temi della migrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione. E farlo partendo dall’ascolto dell’altro e dal racconti di sé come strumento fondamentale per combattere il razzismo.
E’ questo l’obiettivo principale che si pone DIMMI di Storie Migranti, un vastissimo progetto sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), promosso dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale e implementato da Un Ponte Per…, insieme ad una rete di 47 organizzazioni partner, unite per superare gli stereotipi e le semplificazioni propagandistiche intorno al tema delle migrazioni.
DIMMI di Storie Migranti si svolgerà in sei regioni italiane (Lazio, Campania, Sicilia, Toscana, Veneto e Lombardia) e coinvolgerà oltre 5mila studenti e studentesse delle scuole secondarie e delle università; 450 insegnanti e docenti, e 400 persone migranti. Ma andrà oltre i confini nazionali: saranno organizzati gemellaggi scolastici tra istituti italiani e centri scolastici e giovanili in Iraq e in Libano, dove Un Ponte Per… opera da anni.
Tante le attività laboratoriali che saranno dedicate alle persone migranti, oltre a specifiche formazioni scolastiche e universitarie sui temi del contrasto alla xenofobia attraverso le principali tecniche di contro-narrazione. Verrà favorita a livello nazionale la raccolta, la conservazione e la valorizzazione di storie migranti che possano mostrare in modo diretto la complessità dei fenomeni migratori, dei percorsi di integrazione e di accoglienza.
DIMMI di Storie Migranti si pone in continuità con “DiMMi – Diari Multimediali Migranti”, un progetto sostenuto sin dal 2012 dalla Regione Toscana, e promosso dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale per la conservazione delle memorie popolari e collettive.
Quale il ruolo di Q Code Magazine in questo progetto, che ci vede partner fin dall’inizio? Quello di continuare sulla strada che da tempo riteniamo l’unica: abbandonare la riduzione della persona a vittima, contrastare ogni giorno la semplificazione del racconto con l’esplorazione della complessità, offrire piattaforme dove l’oggetto del racconto possa – finalmente – essere soggetto, ripartire dalla migrazione come elemento di crescita e non di carità.
Lo faremo lavorando fianco a fianco con CesuraLab, collettivo di fotografi che ha una visione del racconto di realtà simile alla nostra, lo faremo con i mezzi che ci sono propri, la multimedialità, il giornalismo narrativo, il reportage.
Seguiteci e, tutti assieme, lavoreremo su un nuovo modo di raccontare il migrare, che in realtà è vecchio come il mondo, perché riparte dalle storie, dalle persone, dagli spazi e dai destini che sono comuni comunque.