Di piadine, tè alla menta e nostalgie

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20 Novembre 2018

Samir ha 60 anni e fa il guardiano notturno in un campeggio. È arrivato in Italia 25 anni fa, direttamente da Casablanca.

La teiera è in acciaio, di quelle che si usano nei bar con il copribeccuccio forato, ma l’eleganza e la delicatezza con cui Samir la maneggia la fanno sembrare un pezzo di alto antiquariato. La impugna con la mano destra e la fa volteggiare in alto nell’aria, mentre un filo di tè alla menta centra le tazzine in ceramica bianca da osteria disposte sul vassoio scrostato della Coca Cola. Il tè l’ha preparato nella piccola stanza di servizio a disposizione del personale, perché c’è un rito segreto che va seguito alla lettera, pena la bontà dell’infuso, e di cui Samir svela solamente pochi dettagli. L’acqua bollente va versata sulle foglie di tè, va fatta ruotare velocemente e poi va buttata; solo a quel punto le foglie sono pronte a rilasciare il sapore e possono accogliere la menta, raccolta nel terreno del campeggio, e lo zucchero di canna. L’infusione, quindi, può avere inizio, ma di più non è dato sapere. Certo, ci vorrebbero teiere d’argento e bicchierini di vetro, ma lui ha imparato ad arrangiarsi e i suoi colleghi sono felici così, mentre assistono al rito che da anni ormai segna la fine della loro giornata lavorativa e l’inizio di quella di Samir.

 

Samir si chiama Allal, ma nessuno riesce a pronunciare bene il suo nome. Un giorno qualcuno l’ha chiamato Samir e Samir è rimasto. Tanto non gli interessa come gli altri lo chiamino: lui risponde sempre, sorridendo.

Samir ha 60 anni e fa il guardiano notturno in un campeggio. È arrivato in Italia 25 anni fa, direttamente da Casablanca. Ci ha messo molto a raggiungere la Sicilia, ma non gli piace raccontare come è stato il viaggio, né quanto tempo è durato. Ricordare è troppo doloroso, dice, e la nostalgia è un sentimento che non gli appartiene: il dolore del ritorno è un lusso che non si può ancora permettere.

Le sue memorie sono sapori. Sapore di mare, sapore di sale, sapore di sangue, sapore di lacrime. E ancora, di gomma sporca, di benzina, di succhi gastrici, di ferro. Le uniche cose a disposizione di tutti su quel gommone. A che serve ricordarle, quindi?

La prima cosa che Samir ha mangiato, una volta sbarcato, è stata una piadina. Ai tempi non c’erano centri d’accoglienza: si arrivava in spiaggia e a picchiarti o a salvarti la vita era la gente comune, quella che trovavi per strada. Lui ha incontrato una vecchina siciliana, che lo ha accolto, pulito, vestito per bene e nutrito in cambio di una storia. Una storia che lui avrebbe dovuto ascoltare.

Maria era nata in Sicilia, ma la sua famiglia era dovuta scappare dai fascisti, dalla povertà, dalla paura. Suo padre aveva dei compagni in Romagna e aveva deciso di fare tappa lì per poi proseguire in Svizzera. La sua prima sera da profuga, ricorda Maria, aveva cenato con una piadina e le era sembrata la cosa più buona del mondo. Si era ustionata la lingua con il formaggio fuso, ma non mangiava da due giorni e aveva fretta. Poi aveva pianto e in quell’esatto momento sua madre aveva trovato la forza di dire di no al marito, che loro non avrebbero continuato il viaggio. Quindi Maria è cresciuta lì, ha studiato, ha conosciuto l’amore e con l’amore ha aperto un chiosco di piadine, sulla strada che dava sul mare. Così riusciva a vederlo il mare, anche se non era bello come quello della sua Sicilia. E ora in Sicilia ci è tornata, sola, perché è sopravvissuta al suo amore e perché è nella sua terra che vuole morire.

«Ora tocca a te», ha concluso Maria. «Devi trovare un posto che ti piaccia, in cui stare bene e dove tu possa riuscire a provare nostalgia. Che mica è facile provarla».

Just to make this dock (your) home

 

Finita la storia e due piadine, Samir si è coricato sulla “sdraia” in cortile e la mattina presto, pulito e vestito con i vecchi abiti del fratello di Maria, se n’è andato. In tasca ha trovato qualche lira e un biglietto con scritto un indirizzo e un nome. E così è arrivato in stazione, ha comprato un biglietto ed è partito.

La sera dopo, raggiunto l’indirizzo, si è ritrovato davanti a una piadineria, dove si è fermato un anno a lavorare prima di trovare il suo posto. In un campeggio in Puglia.

Ora Samir ha la cittadinanza italiana, una moglie e due figlie, italiane. E oggi stiamo festeggiando a prosecco, tè alla menta e castagnelle, perché Samir ha comprato la sua prima casa. Dove spera di poter finalmente iniziare a provare nostalgia.