di Ilaria Brusadelli and Marco Besana
20 Dicembre 2018
Intervista a Linares, vignettista storico della Cuba di ieri e di oggi
Tra le città cubane, Santa Clara è una di quelle in cui il lascito della rivoluzione, almeno nella geografia urbana, è in apparenza più evidente. Il mito di Che Guevara, che con la presa del treno blindato del 1958 diede la svolta al corso della storia cubana, è legato in maniera indissolubile a questa città; un mito che attraversa la collina della Loma del Capiro, il monumento a la toma del tren blindado, la statua del Che y el Niño, il mausoleo a lui dedicato.
Santa Clara è meta di migliaia di turisti che visitano questi luoghi di passaggio, in direzione dei cayos del nord, spesso in cerca degli ultimi lasciti di un immaginario che si sono creati prima della partenza, di un’icona, del volto del Guerrillero Heroico di Korda che spunta sulle magliette, sulle bandiere, sulle serrande di bar e negozi.
L’icona del Che, simbolo rivoluzione anticapitalista è l’immagine più sfruttata, più fotografata, più rappresentata sui muri di Santa Clara, tanto da essersi ormai quasi svuotata di significato.
Eppure la lotta allo sfruttamento degli ultimi, la critica all’imperialismo, l’uguaglianza tra i popoli sono messaggi che ancora possono essere trovati a Santa Clara, in altre immagini, su altri muri. Quelli di Marta Abreu, per esempio; una delle principali vie di collegamento fra il centro della città e il mausoleo del Che, su cui compaiono colombe minacciate da soldati, caricature di militari, vignette contro le disuguaglianze e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, frasi come “declaramos guerra a guerra – los humoristas”.
Sono questi alcuni dei murales più rappresentativi del collettivo di disegnatori che gravitano attorno al Melaíto, una delle riviste satiriche cubane più longeve, che quest’anno, a sessant’anni dalla presa del treno blindato, festeggia 50 anni di vita. Murales che da via Marta Abreu, passando per Indipendencia e Martí, portano direttamente a via Placido, alla sede del giornale Vanguardia, di cui Melaíto è la costola satirica.
È qui che incontriamo Félix Adalberto Díaz Linares, o più semplicemente Linares vignettista e pittore che dal 1975 lavora nella redazione di Melaíto e di cui è oggi una delle firme più conosciute. In una piccola redazione con vecchi computer e un archivio impolverato, Linares racconta la nascita della rivista diretta ora da Alfredo Martirena.
“Dal Melaíto sono passati alcuni tra i migliori disegnatori satirici e artistici del paese – spiega Linares – Tutto inizia il 20 dicembre 1968, con la prima rivista umoristica nata fuori da L’Avana “A millón hasta los Diez”. Era stata creata per raccontare il progetto “Zafra de 10 millones”, un piano del governo castrista per raccogliere 10 milioni di tonnellate di canna da zucchero entro il 1970. Uno dei personaggi protagonisti della rivista era proprio Melaíto, un simpatico contadino cino-cubano il cui nome ricorda la melaza, il liquido che si estrae dalla canne da zucchero”.
Passò il 1970, la raccolta non ottenne i risultati previsti, ma la rivista era così seguita che si decise di mantenerla viva, come supplemento del quotidiano della provincia di Villa Clara, Vanguardia.
E Melaíto, che nel frattempo era diventato il nome ufficiale della rivista e che mantiene traccia della sua origine nel machete composto dalle lettere del logo, iniziò ad affrontare con ironia e sarcasmo temi come la politica internazionale, il consumismo contemporaneo, l’alienazione umana, la diffusione di tecnologie e le relazioni umane.
“Ma Melaíto è ed è stato molto più di un giornale stampato. Intorno a questa pubblicazione si è creato il più importante movimento artistico della provincia, che ha dato vita al Salon international de humorismo gráfico, oggi alla sua XVIII edizione. Molti dei murales in città nascono da questa iniziativa”.
Anche quest’anno il festival permette a caricaturisti di tutto il mondo di proporre i loro contributi che proprio in questi giorni sono esposti a Santa Clara, accanto alla mostra antologica Melaíto a los 50.
Cinquant’anni di storia che la rivista ha raccontato e che ancora cerca di interpretare, con uno sguardo alle generazioni che non hanno vissuto la rivoluzione. La redazione del Melaíto è proprio come si può immaginare la sede di un giornale cubano, quasi sospesa nel tempo.
Eppure, fuori, Cuba cambia velocemente. I ragazzi si riuniscono a Parque Vidal, alla ricerca del segnale wifi, ascoltando il reggaeton sotto i fori di proiettile lasciati dallo scontro degli uomini di Batista contro i guerriglieri rivoluzionari.
“Melaíto necesita sangre joven, sangue giovane – spiega Linares – quel sangue che dobbiamo conservare e far tornare nell’isola. Il cambiamento che sta vivendo Cuba oggi non è giusto o sbagliato, direi piuttosto inevitabile. L’isola sta invecchiando, l’età media è alta e continua ad aumentare*, anche perché i giovani formati in uno dei sistemi scolastici gratuiti migliori al mondo** non trovano un’offerta professionale all’altezza delle loro aspettative. Se riescono, se possono, se ne vanno. Aprirsi all’iniziativa privata ha fatto rientrare molti capitali, nascono bar e ristoranti, gli investimenti stranieri aumentano. Credo che la nostra storia ci permetterà di governare al meglio questo cambiamento che spero Melaíto continui a raccontare, per ancora 50 anni”.
* Cuba è al primo posto della classifica mondiale stilata dalla Banca Mondiale per investimenti pubblici nell’istruzione (Nel 2010 Cuba ha investito il 12,8% del PIL in istruzione; l’Italia il 4,4).
**Nella classifica mondiale pubblicata nel CIA World Factbook Cuba è al 36esimo posto, uno dei paesi dell’America centrale con l’età media [41.8 anni] più elevata.