Questo articolo è ripreso da Meteotrip.it
I tetti dell’Avana sono vissuti dagli abitanti come luogo di evasione. Sulle azoteas, come le chiamano a Cuba, si va per ritagliarsi uno spazio di intimità, leggere, cenare con gli amici e sfuggire al sovraffollamento che spesso affligge i palazzi dei quartieri del centro. Non immaginatevi rooftop alla moda. Spesso si tratta di cortiletti scrostati dalla salsedine, pieni di serbatoi per l’acqua, corde per il bucato, cianfrusaglie e antenne. Per me, che sono salito su un’azotea del quartiere del Centro Habana per cercare spunti sul clima tropicale, questo ambiente è perfetto, perché mi ricorda una stazione meteorologica abbandonata.
Maggio-Agosto: caldo umido e temporali
La città tropicale pulsa nell’afa delle 18 di luglio, indifferente ai miei pensieri da turista, occupata com’è a contenere le migliaia di storie bizzarre che la abitano.
L’aspetto che subito mi colpisce è la dimensione verticale di alcune nuvole. Verso nord, in direzione della Florida, il Mar del Caribe è infatti sovrastato da cumulonembi che raggiungono altezze di 15-18 km (alle medie latitudini, come in Italia, l’altezza di una nube temporalesca è di circa 10-12 km). Questo dipende dalla maggiore energia in gioco nell’atmosfera. L’inclinazione terrestre fa sì che ai tropici, durante l’estate, il sole sia ancor più perpendicolare, causando una evaporazione più forte.
A L’Avana e in generale a Cuba i mesi più caldi e umidi, oltre che temporaleschi, sono quelli compresi tra maggio e settembre. A luglio e agosto, quando l’umidità e le temperature sono al massimo, cumulonembi come quelli che vedo aleggiare minacciosi possono scaricare temporali brevi ma molto violenti, veri e propri nubifragi con associate tempeste elettriche.
Lo sanno bene gli abitanti, che vanno in spiaggia sempre al mattino in questa stagione. Molto probabile infatti l’arrivo della pioggia tra le 16 e le 19 (l’ho capito dopo 4 giorni purtroppo). Ma questo genere di nubi è anche quella che regala tramonti da favola. Quando il sole sanguigno dei tropici cala sull’orizzonte trafiggendo una di queste nubi, lo spettacolo è unico.
Settembre-novembre: il rischio uragano
Sposto lo sguardo su alcuni particolari dei tetti che mi circondano. Una copertura in alluminio, ripiegata su se stessa, sembra essere stata violentata dal vento.
I vetri di una portafinestra appaiono rotti e senza speranza da molto tempo, così come un groviglio di cavi elettrici penzolanti. I segni sono quelli di una tempesta molto superiore a un classico temporale.
Come se non bastasse un’economia precaria e la difficoltà a costruirsi un futuro in un Paese dalle mille contraddizioni, ci si mettono anche gli uragani a rendere imprevedibile la vita dei cubani.
Con una cadenza variabile (in media una volta ogni 3-4 anni), le tempeste extratropicali si approfondiscono acquistando il rango superiore. Vanno a spasso su Cuba con una traiettoria sudest-nordovest, in rotta verso la Florida. Qualsiasi agenzia turistica sconsiglierebbe un soggiorno a Cuba in questo periodo, e non a torto.
Come si formano gli uragani? Le acque dell’Atlantico comprese tra il Tropico e l’Equatore raggiungono la massima temperatura a settembre e forniscono carburante per la formazione di profonde basse pressioni che possono sfociare in vere e proprie tempeste con venti oltre i 200 km/h.
Inutile aggiungere che questo tipo di meteo influisce sulla vita quotidiana degli abitanti, coscienti del fatto che “niente è per sempre” in tali condizioni climatiche.
Nella sua storia recente L’Avana è stata visitata dall’uragano Irma a settembre 2017 e da Micheal a ottobre 2018 (anche se il peggiore del Duemila è Katrina, devastante per Santiago). E le azoteas resistono… come possono.
Dicembre-Aprile: la calma e Los Nortes
Natale e Pasqua sono altissima stagione a Cuba. Temperature tra 20 °C e 27 °C, clima secco. Forse proprio a questa idea di tropico corrisponde lo stereotipo che vuole Cuba e l’Avana come “paradisi”.
Eppure, anche questo idillio può esser rotto da un clima assai più capriccioso di quello descritto dai tour operator. In particolare tra gennaio e febbraio la parte nordoccidentale dell’Isola può essere raggiunta da venti freschi e burrascosi provenienti da nord. Dopo aver percorso migliaia di km nel gelido continente americano, Los Nortes vengono mitigati dalle acque del Golfo del Messico e raggiungono l’Avana smorzati (temperature diurne di 18 °C in loro presenza) ma abbastanza tenaci da ingrossare il mare e inondare il Malecon.
Il famoso lungomare dell’Avana è infatti esposto a settentrione e Los Nortes vi sbattono contro. La schiuma scavalca il muro di cemento e inonda la strada. Plymouth e Cadillac anni Cinquanta schivano i flutti in una delle più belle cartoline avanere.
Ma c’è, come sempre, un lato meno romantico e anche stavolta sono le cicatrici sulle facciate dei palazzi a rivelarmelo. Se guardo bene in basso verso la strada, infatti, noto come una linea più sbiadita percorra il basamento a mezzo metro da terra.
L’inverno scorso, sotto il soffio del vento da nord, l’acqua ha invaso i pianterreno dei palazzi affacciati sul litorale. Anche in questo caso, poco male. Le famiglie sono abituate a traslocare per qualche giorno dai vicini più “in alto”.
Los Nortes hanno avuto nelle storia anche risvolti sfortunati per le centinaia di cubani che hanno provato clandestinamente a raggiungere la Florida con imbarcazioni improvvisate. Con questi venti contrari il loro sogno americano si è più volte infranto.
Questo articolo è ripreso da Meteotrip.it
Letture consigliate
L’Avana: ritratto di una città, di Lorenzo Pini
Il Re dell’Avana – Pedro Juan Gutiérrez