Bolivia, un mese dopo

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15 Dicembre 2019

Intervista a Ramiro Alavia, della Red Tinku di Cochabamba, tra golpe ed errori di Morales

Un mese dopo il golpe la Bolivia è uscita dalle cronache, ma la situazione resta confusa e tesa. La Commissione Interamericana per i Diritti Umani (Cidh) ha reso pubblico il suo lavoro d’investigazione in Bolivia e ha determinato che ad ora non sussistano garanzie per indagare in maniera imparziale su ciò che è accaduto nel paese dopo la cacciata di Evo Morales e il golpe delle destre.

Francisco Josè Eguiguren, relatore della Cidh, sostiene che con urgenza debba essere permesso ad un gruppo interdisciplinare e internazionale di esperti di tornare in Bolivia e quindi poter indagare sui massacri repressivi che sono costati decine di morti e arresti. Ramiro Alavia, fa parte della Red Tinku di Cochabamba. L’abbiamo raggiunto per capire cosa sta succedendo in una delle storiche roccaforti del MAS, il partito di Morales.

Puoi spiegare com’è la situazione a Cochabamba e in Bolivia in generale?

Dopo il colpo di stato della destra, che è stato un colpo di stato perché hanno obbligato, con la pressione militare e poliziesca, Evo Morales a rinunciare al governo, vogliamo sottolineare che è stato il colpo di stato. La situazione continua ad essere tesa dal momento che le principali libertà democratiche come ad esempio il diritto di espressione, la libertà di movimento e il diritto di manifestare non sono garantiti. Il popolo organizzato ha quindi deciso di prendere in mano le redini della situazione tramite assemblee dal basso, fatte di persone che non occupavano posti di dirigenza o non facevano parte del MAS, lo strumento politico di Evo Morales. A queste assemblee ci sono simpatizzanti del MAS, ma anche persone neutrali o a cui non era mai interessata la politica prima. L’impatto che hanno avuto le morti e i massacri perpetrati dai golpisti ha fatto sì che molte persone partecipassero e si mobilitassero. Questo è un fatto fondamentale, ci ricorda quanto successo dal 2000 e al 2003, per le grandi mobilitazioni del gas e dell’acqua, che hanno conosciuto una grande partecipazione e in cui la gente prendeva le decisioni in forma assembleare. In questi ultimi anni di governo del MAS non è stato così. Le persone non partecipavano più, nonostante le dimensioni del movimento sociale. Adesso sono i cittadini, le persone del quartiere, dei settori popolari a partecipare, organizzando assemblee e movimento basso, a partire dalla società civile.

Molte persone che dopo il 20 ottobre era per strada contro l’elezione di Morales si è poi mobilitata contro il golpe? È davvero così?

Dopo il 20 ottobre è girata la voce che qui in Bolivia ci fosse stata frode elettorale. Già prima delle elezioni c’era chi diceva che le lezioni sarebbero state truccate. La presunta frode è stato il pretesto per mobilitare le classi medie e alte contro il governo di Morales, e così si è arrivati al colpo di stato del 10 novembre. Dopo il golpe molte persone appartenenti alla classe media, soprattutto persone vicine o interne alle ONG, alle fondazioni, o docenti e accademici, sono rimasti delusi e sono preoccupati, nonostante in molti, ancora, considerino che nel paese non ci sia stato nessun colpo di stato, e ora sono contro la repressione. Ma non hanno fatto assolutamente nulla di sostanziale. La mobilitazione della destra è diminuita, continuano ad esistere gruppi attivi ma non come prima, perché questi settori non sono abituati alla lotta, vengono da settori benestanti della società. Le organizzazioni popolari delle periferie della città, delle province e di campagna sono quelle che, dopo il golpe, si sono mobilitate con più forza, organizzandosi per pretendere libertà, una vera democrazia e la libertà di espressione.

La tua organizzazione è sempre stata a fianco di Evo Morales o no?

Siamo un’organizzazione autonoma, che non ha mai fatto parte della struttura di Evo Morales, ma l’abbiamo sempre sostenuto, perché in Bolivia, dopo 500 anni, quel che è successo è stato qualcosa di eccezionale. Come movimento abbiamo sostenuto il processo di cambiamento di Evo, non abbiamo direttamente sostenuto il partito, ma piuttosto abbiamo accompagnato il popolo. Ora è diverso, noi all’interno dell’Assemblea di Base siamo un’organizzazione molto piccola. Dentro l’assemblea la maggior parte delle persone è fatta da chi la politica è qualcosa di nuovo, che vuole partecipare, e noi ci dedichiamo ad accompagnarli, analizzandone le richieste, come ad esempio la libertà di espressione, la libertà di movimento, il diritto ad organizzarsi e a protestare liberamente senza essere criminalizzati come terroristi. Non lavoriamo con persone che sono state parte della dirigenza politica del MAS o han fatto parte della classe politica, lavoriamo con la base, ci sembra fondamentale che la gente comune voglia ora partecipare, è una nuova congiuntura che ricorda appunto quella dal 2000 al 2003 che ha conosciuto una forze partecipazione popolare, con la differenza che ora c’è la repressione.

Credi che quel che è successo con il colpo di stato, con la destra, è in qualche modo collegato agli errori di questi 15 anni di governo Morales?

Devo dire pubblicamente che sfortunatamente la cupola del MAS e tutto l’intorno di Evo Morales non si era preparato al colpo di stato, non si erano preparati dal basso, con le organizzazioni sociali, con i movimenti, volevano operare le trasformazioni dall’alto. Noi consideriamo che dovrebbe funzionare al contrario: è dal basso, a partire dalla base, dalla gente che si producono i cambiamenti. Questi sono errori di un’élite, ma adesso è il popolo ad essere protagonista e credo che ora si sia reso conto che i cambiamenti devono venire dal basso verso l’alto. Questo colpo di stato è servito affinché la gente e i movimenti sociali venissero scossi dal proprio torpore e ora hanno deciso di organizzarsi e non permetteranno che la destra rimanga al governo. Noi abbiamo detto chiaramente, pubblicamente, che ci saremmo organizzati per resistere contro la destra, nelle piazze, ma possiamo farlo anche con le elezioni. Sempre accompagnando il popolo, dal basso, la voce e le richieste della gente che sono diritti umani e libertà di espressione. Il che significa il diritto di protestare per strada. Questa è la linea, finalmente dopo molti anni la gente vuole organizzarsi e partecipare e lo sta dimostrando. C’è molto entusiasmo, molto spirito di lotta che era rimasto assopito durante gli anni di governo del MAS. Ora la gente ha preso coscienza della necessità di lottare dal basso, a partire dalle organizzazioni di base.

Credi che ci saranno elezioni libere? Cosa succederà con le elezioni? Potrebbero organizzare qualcosa altro dal MAS dalla resistenza? O contro la destra esiste solo il MAS?

Siamo preoccupati peri il tema elettorale, gli accordi dicono che devono essere convocate le elezioni per il 22 gennaio, ma è impossibile perché il governo non sta rispettando le scadenze istituzionali. Bisogna anche ricordare che c’è un parlamento controllato dal Movimento Al Socialismo di Evo Morales con la maggioranza e la destra, quindi, non potrà approvare leggi che la favoriscono. Abbiamo analizzato questa situazione e siamo preoccupati perché il governo della dittatura a gennaio potrebbe annullare il congresso. A quel punto dovrà convocare le elezioni, ma senza rispettare gli accordi, e quindi farlo tra 90 o 120 giorni. Prolungando questo governo. La dittatura ha bisogno di più tempo per cambiare la struttura dello stato in suo favore e in favore di un prossimo, possibile, governo di destra. Questo è il panorama, noi consideriamo necessario organizzarci dal basso per entrambe le situazioni: sia nel caso che la dittatura si rafforzi, sia per
partecipare alle elezioni, che, pensiamo, saranno controllate e manipolate nel tentativo di impedire ai contadini di poter partecipare. Se lo faranno, davvero, ci saranno meno voti dalla campagna in favore del MAS. Stanno pianificando le cose in modo che la situazione gli risulti favorevole, per questo l’unica cosa che ci rimane è la lotta per strada come arma fondamentale che necessita l’organizzazione delle persone, la formazione politica, la sensibilizzazione, la presa di coscienza che è qualcosa che non è stato fatto in 14 anni di governo del MAS. Questo bisogna riconoscerlo, è stato un errore del governo: non aver preparato e organizzato la gente, la base dei movimenti. Noi con l’assemblea ci dedichiamo proprio a questo: è un’assemblea molto partecipativa, anticapitalista, libertaria. L’istanza massima è l’assemblea, sono le persone stesse a prendere le decisioni, non abbiamo dirigenti, partecipiamo collettivamente.