Alla chiusura dei seggi ieri, 7 ottobre 2018, alle 21 locali (20 italiane), la consultazione referendaria svoltasi in Romania ha fatto registrare – secondo dati ancora non ufficiali – una partecipazione bassissima, inferiore al 20%. Un dato questo lontano dal 30% minimo richiesto per dare validità al referendum.
Un referendum che, spinto dalle chiese ufficiali del Paese e dall’estrema destra, chiedeva di sancire una modifica della Costituzione che imprimesse i termini ‘uomo’ e ‘donna’ rispetto alla coppia, cambiando quel ‘coniugi’ che secondo i promotori del referendum lasciava spazio ai matrimoni gay.
Il quorum non c’è, ma resta un clima politico pesante, che l’Ue aveva già denunciato come omofobo, mentre Bruxelles chiede maggiore trasparenza a uno dei partner dell’Unione con il più alto tasso di corruzione.