Disobbediamo

di and

26 Giugno 2019

Mentre scriviamo la Sea Watch è a un miglio dal porto di Lampedusa e la Guardia di Finanza le ronza attorno, chissà quando li faranno sbarcare su quel molo, dove un omino ha schierato divise, armi e manganelli per 42 profughi soccorsi in mare e un equipaggio di pescatori di uomini.

Carola, il capitano, l’unico capitano di questa storia, Carola Rakete ha 31 anni e ha deciso una cosa semplice: ho 42 esseri umani a bordo, quindi forzo il blocco, non si gioca sulla pelle delle persone per giochi politici.

L’omino ci ha messo la retorica dei suoi messaggi, che non riportiamo perché è questa la vera arma, sgonfiare lo sbruffoncello.

Ma da Carola viene una rotta da seguire: disobbedire.
Disobbediamo quando la coscienza ci dice che dobbiamo.

Fino alla fine del Novecento tutte le conquiste sindacali e di progresso vennero ottenute in una sola maniera: lottando, spesso disobbedendo.

Cosa sia successo negli anni del grande sonno è quasi materia da libri di Storia. Il moderatismo riformista ha addormentato la sinistra, mentre il rosso acceso sbiadiva in continue scissioni per mancanza di capacità di riscrivere i codici traumatizzati dalla caduta del Muro.

Il benessere televisivo riempiva gli occhi di chi aveva le pance vuote, i ceti sociali più poveri si son fatti sedurre dai venditori di sogni vuoti, con tasche piene di soldi, il disinteresse dell’individualismo tecnologico si è fatto strada insieme a un depotenziamento del fascino dell’interesse culturale, del pensiero e dell’educazione che ci ha porti nell’Italia cafona e imbruttita. In una nazione ignorante, alla fine, i predicatori d’odio dentro una crisi bancaria e di finanza divoratrice, hanno avuto gioco facile e i social network han fatto il resto, come un virus letale che aggredisce e distrugge un corpo non proprio sano e in forze.

Per noi solo trent’anni fa’ disobbedire non era peccato. Nel 2001 disobbedimmo in centinaia di migliaia, in diverse città, a Genova al G8 e prima ancora a Seattle, e poi ancora in tanti altri posti dove il braccio armato del potere pestava come canotti e uccideva, con tanto di legge, protezioni, caschi e nessun numero identificativo dalla propria parte.

 

Oggi si diventa partigiani per appoggiare una nave che ripesca profughi in mare, mentre affogano e cerca di portarli in un posto di soccorso. Ecco dove siamo finiti a tenere la guardia troppo bassa, a essere troppo democratici, a permettere che anche i fascisti avessero diritto di parola (non ce l’hanno), a pensare che certe nefandezze e oscenità del passato non tornassero mai più.

Grazie a Carola abbiamo un esempio da additare a nuove generazioni che spesso perdono una speranza. Un gesto semplice, una decisione facile che provocherà dolore e disagio. Ma giusta.

Forziamo il blocco anche noi.

È ora di disobbedire.

 

DE93 4306 0967 1239 3243 00

Questo è il numero del conto estero di Sea Watch per le spese legali di Carola Rakete