di Christian Elia and Angelo Miotto
6 Agosto 2019
La reazione all’attacco ai principi fondamentali di una società civile non è procrastinabile
Il decreto sicurezza bis, dopo il passaggio al Senato, sarà legge entro il 13 agosto. Una riforma del codice penale che ha come obiettivo le manifestazioni pubbliche e il tema del giorno: i soccorsi in mare.
Il testo si compone di 18 articoli: navi sequestrate e distrutte o vendute, multe fino a un milione di euro per il comandante, che sarà colpevole di aver soccorso dei naufraghi. Pene inasprite per le manifestazioni pubbliche, dove si aggravano le sanzioni per l’uso di strumenti come i razzi (fumogeni) o per il volto coperto.
Il pacchetto più duro, oltre ai soccorsi in mare, è riservato alla salvaguardia di tutte le categorie del ‘pubblico ufficiale’. In contemporanea, stamane, è scattato a Bologna lo sgombero di xm24.
Un orientamento sempre più liberticida, la certificazione del fatto che – spostando la soglia dell’etica ogni giorno più in là – si normalizza giorno per giorno un fattore chiave: a essere criminalizzati sono gli spazi della solidarietà, del dissenso.
Perché se l’obiettivo fosse una crociata legalitaria, per davvero, avremmo assistito allo stesso tempo allo sgombero di Casapound a Roma, o all’inserimento – accanto alla tutela del ‘pubblico ufficiale’ – all’inserimento dei codici identificativi per gli agenti delle forze dell’ordine. L’obiettivo è il dissenso, la solidarietà, non la legalità.
Questa è la fase finale di un processo culturale che parte da lontano. Un processo che inizia con il berlusconismo, che con la criminalizzazione della sinistra ha rotto lo specchio della realtà, rendendola una proiezione distorta della storia.
Ecco che la cultura che per decenni in Italia ha rappresentato un blocco valoriale di riferimento per i temi dell’eguaglianza, della redistribuzione delle risorse, della tutela dei lavoratori e delle minoranze, all’improvviso, diventavano i ‘comunisti’ che han governato l’Italia per anni. Berlinguer ed Enver Hoxha, stessa cosa. Per creare il clima dove, nel 2001, in piazza a Genova, venne testata la tenuta democratica di un paese di fronte alla sospensione delle garanzie costituzionali. E il paese, a fatica, tenne. Era ancora presto.
Di fronte a quell’attacco senza precedenti ai valori democratici, alla riscrittura della storia, alla manipolazione della realtà, la sinistra si è sgangherata. A una ridotta di ortodossi, incapaci di capire che era in atto un attacco senza precedenti e che meritava la massima unità possibile, si affiancava una maggioranza che vedeva nella scomposta rincorsa ai temi della destra la sua via di fuga.
E veniamo ai migranti. Dalla Turco-Napolitano in poi, fino a Minniti, si è sentito il bisogno di mostrarsi più realisti del re, con il risultato di essere parte di quel processo di disumanizzazione che ha reso fertile il terreno nel quale Salvini è cresciuto, del quale si è nutrito.
Oggi evolve ancora questo processo che nel Movimento 5 stelle ha trovato la sua sponda, grazie agli ‘utili idioti’ dell’attacco ai ‘professoroni’. Ecco che riscritta la storia della sinistra in Italia, disumanizzati i migranti al punto di farne numeri ostili, anche i punti saldi della realtà e della cultura sono diventati elementi di critica del ‘popolo’.
La situazione è molto grave e minimizzarlo sarebbe l’ennesimo errore. La militarizzazione dello spazio pubblico, la criminalizzazione della solidarietà, la disumanizzazione dell’altro, lo sdoganamento dell’odio, la normalizzazione del razzismo, il reato di povertà. Un processo complesso, un attacco profondo, che è globale, non solo locale.
Mai come oggi c’è bisogno di lavorare a spazi di sintesi che permettano di mettersi attorno a un tavolo che, partendo dal riconoscimento degli errori del passato, inizi a lavorare a una controffensiva senza cedimenti. Con volti nuovi e principi antichi. Ma il tempo è ora, non domani, perché domani sarà tardi.