16 Luglio 2018
Mettere nero su bianco i fatti che riguardano la presenza mafiosa nel territorio di Bologna: è questo lo scopo dei dossier di R.I.G.A. Report e Inchieste di Giornalismo Antimafia, a cura di Libera Bologna e Libera Informazione.
Il primo dei dossier riguarda le droghe e il narcotraffico a Bologna, città crocevia dei traffici: è sempre stato così e lo è anche per le droghe, che passano per il capoluogo emiliano con flussi continui.
Pochi giorni fa, il 7 giugno, è stata presentata la “Relazione europea sulla droga” del EMCDDA, l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze: dai dati presentati emerge che l’Italia è terza per consumo di cannabis e quarta per consumo di cocaina.
Quello che più preoccupa, ed è scritto all’inizio della relazione, è l’aumento dei livelli di produzione di droga in Europa, “più vicina ai mercati di consumo”.
Le nuove frontiere della droga si avvalgono delle nuove frontiere della tecnologia, con sviluppi sempre più ampi del mercato delle sostanze stupefacenti.
“I progressi tecnologici – si legge nella relazione – ne facilitano lo sviluppo, collegando inoltre i produttori e i consumatori europei di droga ai mercati mondiali tramite il web di superficie e la rete oscura”.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è, da una parte, quello dell’aumento della cocaina nell’America Latina – “aumentando il rischio di problemi di salute per i consumatori” – e, dall’altra, il conseguente cambio di strategia dei trafficanti che modificano le rotte di approvvigionamento.
L’introduzione dell’European Drug Report spiega bene quali sono i diversi aspetti da tenere in considerazione quando si parla di droghe: il consumo e le dipendenze e, quindi, gli effetti sul tessuto sociale; la produzione, le modalità di approvvigionamento e il narcotraffico; il contrasto delle forze dell’ordine; lo spaccio. Ed è proprio sulla base di questi punti che si basa un altro lavoro, a cura di Libera Bologna e Libera Informazione, sulle droghe nel capoluogo emiliano.
Bologna “terra di tutti”, Bologna “libero mercato”, Bologna “terra di riciclaggio” e “Bologna crocevia dei traffici di droga”, come titola il dossier di Libera.
Il lavoro, che ha lo scopo di approfondire e legare tutti i passaggi del grande problema delle droghe, mette in evidenza alcuni dati su tutti i passaggi della “filiera”, insieme a un ragionamento su un’informazione che troppo spesso si occupa solo degli aspetti più visibili – quello dello spaccio per primo – senza approfondire i problemi reali del fenomeno molto più complesso delle droghe.
Il primo passaggio è quello dei traffici di droga: come arrivano a Bologna e chi li gestisce? quello che emerge è una predominanza della ‘ndrangheta, coinvolta in tutte le principali operazioni, che fa arrivare la cocaina sul territorio, grazie al contatto diretto con i produttori sudamericani. Ma sul territorio sono presenti tutte le organizzazioni criminali, in particolare quelle straniere che si occupano del traffico di eroina – che vede in primis albanesi e pakistani – e dello spaccio. E, proprio perché Bologna è un “libero mercato” – come afferma il tossicologo del SerT di Bologna Salvatore Giancane – da qua passano tutte le droghe, grazie alla continua domanda che arriva dai consumatori.
Il secondo passaggio è quello dello spaccio, la parte più visibile della filiera. Ma dai luoghi che a livello mediatico sembrano essere i più esposti al problemi, Piazza Verdi e il Parco della Montagnola in primis, sempre secondo Giancane non passa che l’1% dello spaccio complessivo. Uno spaccio che a Bologna “oggi si gioca con gli smartphone geolocalizzati, con le app, con il servizio a domicilio, nei bar di periferia ormai occupati dai maghrebini che fanno finta di giocare alle slot machines e invece usano i locali come “ufficio” dove ricevere i clienti, tollerati dai baristi perché spendono soldi”.
C’è, poi, il passaggio del riciclaggio: come vengono riutilizzati i proventi dei traffici delle droghe? Il meccanismo viene spiegato da Ranieri Razzante, Docente di Legislazione antiriciclaggio dell’Università di Bologna: “la droga rappresenta una merce in grado di garantire alla criminalità organizzata ingenti risorse, con la produzione di un plusvalore non paragonabile alla commercializzazione di nessun altro prodotto. A fronte della considerevole quantità di denaro a disposizione, una volta soddisfatte le esigenze di finanziamento della “filiera” e delle attività criminali tout court, le mafie hanno, da un lato, innanzitutto la necessità di “ripulire” i fondi illeciti per ricollocarli nell’economia legale, dall’altro, parimenti di occultarne la provenienza delittuosa. A tal fine le organizzazioni criminali tentano di riversare le proprie risorse illecite in diverse attività economiche. A titolo di esempio, come si evince dai numerosi sequestri antimafia operati in Italia così come all’estero, gli strumenti di reimpiego privilegiati dalla ‘ndrangheta sono principalmente le acquisizioni di beni e attività nei settori della logistica, dell’industria del divertimento, della ristorazione e del turismo”.
Questo avviene anche a Bologna dove non mancano i beni confiscati perché riconosciuti essere frutto del reimpiego dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti, come il ristorante “I sapori della Taranta” a Porta San Donato.
Insomma, i grandi traffici passano da Bologna, per rifornire tutta Italia e per non lasciare mai sfornito il mercato cittadino. Narcotraffico e spaccio sono fenomeni da affrontare, quindi, necessariamente in maniera congiunta, perché passaggi di una catena più grande.
Perché Bologna non è solo, spesso, il centro di smistamento delle droghe verso gli altri territori, ma anche uno dei principali luoghi di consumo: segno ne sono le piazze di spaccio, sempre più diffuse e capillari. Solo un dato: Bologna nel 2015 ha avuto il primato nazionale di morti per overdose, 22.
“Il tasso di consumo delle sostanze sulla piazza bolognese – scrive Lorenzo Frigerio – è quindi un pericoloso campanello d’allarme, ma anche lo stimolo a continuare nella ricerca e nello studio di questi fenomeni è la considerazione che dietro ogni dose, dietro ogni filiera dello sporco traffico di stupefacenti, c’è un’umanità dolente, fatta dai consumatori che sono solo l’ultimo anello di una catena e sono le prime vittime a pagare dazio”.
Proprio perché così complesso, il fenomeno delle droghe ha bisogno di approfondimento, di legami e collegamenti, di contributi e attenzioni di tutti: dalle forze dell’ordine ai politici, dai giornalisti a tutti i cittadini, perché, come ci ricorda Piero Innocenti – ex dirigente della Polizia di Stato che ha lavorato nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga – “un’opinione pubblica consapevole, attiva, vigile ed esigente può svolgere un ruolo decisivo. Il fenomeno criminale del narcotraffico mette in pericolo la nostra sicurezza, mette a rischio le possibilità dello sviluppo, della pace, chiama in causa le nostre scelte politiche e civili, implica le nostre piccole e grandi responsabilità. Per concludere con un piccolo gioco di parole, dobbiamo essere convinti, un po’ tutti, che questa faccenda è davvero “cosa nostra”.
La versione completa del dossier “Bologna crocevia dei traffici di droga” è scaricabile dal sito di Libera Bologna e dal link in fondo al testo.