8 Ottobre 2018
Il successo di una destra aggressiva nei confronti delle donne nella vita pubblica, contro i diritti delle minoranze, con forti tendenze autoritarie e populista
La giornata elettorale in Brasile ha quasi incoronato Jair Bolsonaro a Presidente della federazione. L’ex capitano dei parà oriundo toscano, che ha fatto campagna con le più dure proposte delle estreme destre, ha raggiunto un risultato che nessun sondaggio aveva pronosticato, un incredibile 46%.
Si ferma invece al 29,3% Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori che si era presentato al posto di Lula, impossibilitato a partecipare dopo una condanna per corruzione. Al terzo posto il socialista Ciro Gomes con il 12,5% mentre il centrodestra tradizionale esce ridotto al 5%.
E’ molto indicativa la divisione geografica del voto per capire il terremoto, con il Sud industrializzato che ha scommesso a maggioranza su Bolsonaro e il nordest povero che è rimasto l’unico serbatoio di voti della sinistra. Per il secondo turno del 28 ottobre Bolsonaro ha già esaurito il suo bacino di voti, mentre Haddad sicuramente crescerà con i voti di Gomes e degli altri candidati minori.
Ma la differenza di 16 punti in partenza sarà difficile da rimontare, e c’è già chi pronostica l’arrivo per via democratica al governo di Brasilia di un’esponente di una destra che finora era stata sempre minoritaria, tranne che all’interno dell’esercito ai tempi della dittatura.
Una destra aggressiva nei confronti delle donne nella vita pubblica, contro i diritti delle minoranze, con forti tendenze autoritarie e populista. Il Brasile che ha recuperato la democrazia nel 1985 vivrà ora una nuova e breve campagna per un secondo turno che forse segnerà il paese a lungo e avrà una pesante influenza sul resto dell’America Latina.