Dopo settimane di smentite, la casa reale saudita ha dichiarato che il giornalista Jamal Khashoggi è morto all’interno del consolato ad Istanbul il 2 Ottobre scorso, a seguito “di una colluttazione con un gruppo di uomini della sicurezza saudita”.
Il comunicato smentisce che il Re Mohammad ibn Salman fosse al corrente dell’operazione organizzata per eliminare il giornalista. Il gruppo di 18 uomini, tra i quali comparivano anche un medico specializzato in sezionamento di cadaveri e la guardia del corpo personale del Re, avrebbe organizzato tutto da solo senza informare la casa reale saudita.
L’Arabia Saudita non e’ nuova a questo tipo di sparizioni forzate. L’intelligence di Ryad, sotto ordine della casa reale, ha fatto sparire negli anni, rapendoli o eliminandoli in operazioni mirate, decine di oppositori tra emiri, religiosi uomini d’affari, giornalisti.
Naser El Said (scomparso nel Dicembre 1979)
Sindacalista, rappresentante dei lavoratori dell’azienda petrolifera di stato saudita Aramco.
Nel 1953 guida le proteste degli operai che chiedono maggiori tutele sul lavoro, aumento dei salari, libertà e democrazia nel paese. Perseguitato dalla famiglia reale, lascia il paese negli anni Sessanta, per rifugiarsi in Egitto, poi in Yemen e Siria. Il 17 Dicembre 1979 viene rapito a Beirut dai servizi sauditi e riportato in patria.
Non si avranno più notizie di lui, ne mai si ritroverà il suo corpo.
Sultan Bin Turk (scomparso nel Giugno 2003)
Emiro, in contrasto con la famiglia Al Saud, che guida il paese, nel 2002 lascia l’Arabia Saudita e si stabilisce in Svizzera, a Ginevra. Li si sottoporrà a diverse cure mediche per la sua cagionevole salute. Sempre da Ginevra Sultan Bin Turk attacca la casa reale saudita, accusata di reprimere libertà e di essere corrotta.
L’11 Giugno 2003 viene contattato telefonicamente dal cugino Abdel Aziz Bin Fahd e da Saleh Al Shekh, l’attuale ministro degli Affari Religiosi di Ryad, per risolvere le controversie tra lui e la famiglia reale. Si incontrano il giorno seguente, il 12 Giugno 2003, presso una delle residenze reali a Ginevra. Durante l’incontro alcuni uomini incappucciati fanno irruzione nella sala dell’incontro, drogano, rapiscono Sultan Bin Turk e lo caricano su un aereo privato che da Ginevra vola alla volta della capitale saudita Ryad.
Ricompare nel 2004 e accusa, in diretta su Al Jazeera, la casa reale della sua sparizione. L’intelligence lo arresta nuovamente. Nel 2005 viene ricoverato a Boston, negli Stati Uniti, per le sue precarie condizioni di salute e tenuto sotto sorveglianza dai sauditi. Da Boston riesce a fuggire e ripara in Francia dove continua a fare opposizione.
Nel 2016 mentre è in volo in uno dei suoi viaggi in Medio Oriente, il suo aereo viene dirottato dalle sue guardie del corpo e fatto atterrare in Arabia Saudita. Dal 2016 non si hanno più sue notizie.
Turki Ben Bandar Al Saud (scomparso nel Maggio 2015)
Responsabile della sicurezza della famiglia reale saudita e membro della casa regnante. Nel Febbraio 2011, a seguito di dissidi sulla successione con alcuni parenti della casa reale, viene arrestato.
Esce nel Maggio del 2012 e lascia il paese alla volta di Parigi. Da li’ inizierà a contestare sui social la famiglia Al Saud, minacciandola di postare video e informazioni che testimonierebbero il malaffare della casa regnante. Nel Maggio 2015 viene rapito dai servizi sauditi e fatto sparire.
Saud Bin Sef El Nasr (scomparso nel Settembre 2015)
Uomo d’affari saudita nel Febbraio 2014 si stabilisce a Milano. Da qui inizia, sui suoi profili social, ad attaccare il Re Salman (padre dell’attuale reggente Mohammad Bin Salman accusato della morte del giornalista Khashoggi) e invita i sauditi ad una rivoluzione popolare per destituire il Re Salman.
Nel Settembre 2015 viene contattato da una società di investimenti italiano-russa interessata ad espandersi nel Medio Oriente e nel Golfo. Si mostrano interessati ad incontrarlo per parlare dell’affare. Lo invitano a Roma e mandano un aereo privato a prenderlo da Milano. L’aereo decolla ma non atterra a Roma, ma a Ryad. Nella capitale saudita. Da li’ scompare.
Khaled Bin Farhan Al Saud
Principe saudita legato alla famiglia reale, denuncia il Re Salman accusandolo di governare il paese con il pugno di ferro. Viene colpito da misure restrittive gli viene impedito di lasciare il paese. Riesce a fuggire ed ora risiede in Germania, dove accusa le continue minacce di morte che riceve dal figlio di Salman, l’attuale reggente Mohammad Bin Salman.
La lista e’ lunga e non finisce certo qui. E’ sempre più evidente come la monarchia saudita non possa evitare ancora di affrontare queste situazioni assumendosene la responsabilità, al pari della comunità internazionale, che è chiamata ad assumere una posizione univoca su queste vicende.