12 Giugno 2020
Un mondo da incubo, decine di migliaia di bambini a rischio di insospettabili mostri
Si è tornato a discutere nei giorni scorsi di chiusura dei confini: dopo decenni in cui l’Italia è stata tra le maggiori e più zelanti avanguardie della Fortezza Europa , l’emergenza sanitaria di questi mesi la sta portando dall’altro lato della barricata e sono altri a chiudere le frontiere contro gli italiani.
Sono passati meno di quattro mesi, sembrano passati secoli e la memoria appare evaporata, da quando all’inizio dell’esplosione dell’epidemia Covid-19 si discuteva di chiudere i confini e bloccare i voli aerei soprattutto dalla Cina e dal Sud-Est asiatico.
Le settimane successive ci hanno documentato in maniera incontrovertibile che le “minacce” maggiori alla salute e alla sicurezza italiana non vengono dagli ultimi e dai disperati del mare, ma sono in giacca e cravatta, viaggiano su aerei di lusso, sono apparenti tranquilli borghesi, non sono vittime dell’iniquità e dell’ingiustizia in cui il pianeta è immerso ma ne sono i carnefici.
Si sta tornando a parlare di confini e chiusure ma ci sono un confine e una tratta su cui la cappa del silenzio e dell’omertà colpevole non viene minimamente scalfita: quella del turismo sessuale.
Perché passano gli anni e l’Italia resta sempre, con numeri costanti, in vetta alla classifica mondiale dei pedofili che ogni anno si recano all’estero alimentando una delle più vergognose tratte del nostro tempo, quella che sfrutta bambini e bambine anche in tenera età.
Ottantamila era la stima nel 2004 del numero di italiani che ogni anno alimentavano il turismo sessuale nel mondo, sedici anni dopo le cifre sono rimaste pressoché invariate.
Nel 2007 Ecpat Italia denunciò che <<la maggioranza è composta da uomini che solo quando si presenta l’occasione abusano di bambini>>, affermando <<bisogna accendere la luce anche su quei viaggiatori che tutti gli anni si muovono verso mete esotiche alla ricerca di sesso con minorenni e che spesso restano impuniti>>.
Nell’agosto dello stesso anno la rivista di Amani pubblicò in prima pagina una vignetta di Mauro Biani che denunciava gli ‘orchi senza frontiere’: <<Il nostro paese è al primo posto in Europa per domanda di sesso all’estero con minori – scrisse Mauro Biani sul suo blog – Sono circa 80mila i maschi italiani che ogni anno si recano in paesi stranieri — prima meta, il Brasile — con questa finalità. Il Triveneto è la regione più ‘attiva’. Nel marzo scorso è stato condannato un veronese (14 anni di reclusione e 65mila euro di multa) per reati sessuali all’estero, particolarmente in Thailandia. Esiste tutta una categoria di turisti – soprattutto fra i 45 e i 65 anni – che si reca in Kenya a caccia di situazioni che possano ravvivare la loro vita sessuale. I fatti sono sotto gli occhi di tutti.>>
<<Qualche tempo fa, con un amico, ho visitato la costa a nord di Mombasa – la testimonianza in quei mesi di padre Kizito Sesana, missionario comboniano e tra i fondatori di Amani – chiamata ‘la Costa Tedesca’ a motivo della forte presenza di turisti dalla Germania. Era marzo, e i turisti erano pochi. Nel tardo pomeriggio siamo entrati in un bar per bere qualcosa di fresco e siamo restati colpiti dalle strane coppie sedute ai tavoli: uomini bianchi anziani con ragazzine, o con ragazzi adolescenti; donne bianche con ragazzi che potevano essere i loro figli o nipoti. Ancor prima di digerire la sorpresa, veniamo avvicinati da una serie di ragazzine e poi di ragazzi. Siamo usciti senza finire la birra. […] Il turismo sessuale è gestito da una complessa rete segreta. I luoghi di incontro sono ville ben riparate e vigilate, saloni di bellezza, centri per massaggi e residence. Fanno parte della filiera alcuni operatori turistici e alberghieri. In testa viene Mombasa, seconda città keniana e porto di rilievo. Qui, per soddisfare i marinai delle portaerei americane, arrivano ragazze fin dalla Repubblica Democratica del Congo, da Ruanda, Burundi, Uganda e Tanzania. I marinai pagano fino a 100 dollari a incontro. Ma ultimamente le portaerei scarseggiano… C’è poi Malindi, dove le ragazzine sostano nei dintorni delle spiagge degli alberghi […]>>.
Qualche mese fa il Sun ha pubblicato un’inchiesta dove ha documentato come il Gambia sia diventato “un paradiso per pedofili” dove i bambini vengono venduti a ricchi turisti europei per due sterline. Nel 2013 le vibranti proteste per la grazia dal re del Marocco ad uno spagnolo condannato per pedofilia fece emergere come un altro paradiso per pedofili, favorito dalla vicinanza all’Europa e ai bassi costi di viaggio, si annida in Marocco: <<Non esiste un identikit del pedofilo, potrebbe essere chiunque – dichiarò l’amministratore delegato di Ecpat UK alla testata italiana Vice – Potrebbe essere un politico, una persona del posto che viaggia all’estero, anche perché viaggiare è diventato abbastanza economico adesso. Non c’è un singolo profilo caratteristico>>.
Maggio è un mese ricco di ricorrenze, tra queste due giornate pongono l’attenzione alla difesa dell’infanzia: la giornata dei “Bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza contro la pedofilia organizzata” e la “giornata dei bambini scomparsi”.
<<In piena pandemia (solo nel mese di marzo e inizi aprile) Meter ha documentato e denunciato alle forze dell’ordine una crescita allarmante delle chat degli orrori: più 40 – è stato l’allarme di don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter che da tanti anni documenta e denuncia i crimini pedofili – Le segnalazioni che Meter ha inoltrato alle varie forze di polizia in diversi Stati del mondo sono aumentate del 40% durante il lockdown. Sono 178 (con una crescita del 40%) le segnalazioni che Meter (dal 1° marzo al 17 aprile) ha inoltrato non solo alle forze di Polizia, sia italiana che estera, ma anche a vari server provider sparsi in tutto il mondo – ha reso noto l’associazione – Le chat sono state 234 con profili sospetti in varie piattaforme; migliaia di decine di video e basti pensare solo a due segnalazione contenenti 34.252 foto che corrisponderebbero a circa 30mila bambini già vittime di violenze sessuali>>.
Il report annuale di Meter riporta che nel 2019 sono state quasi 7 milioni e centomila le foto pedopornografiche segnalate, quasi il doppio dell’anno precedente, costante il numero dei video e in netto aumento (323 nel 2019 contro 234 nel 2018) le chat segnalate. Sono solo alcuni dei dati presenti nelle settantasei pagine e che ricostruiscono la geografia italiana e mondiale dell’orrore.