3 Dicembre 2019
Il lavoro dell’antropologo Marco Omizzolo, un libro e un progetto fotografico sulle agromafie dell’Agro Pontino
Secondo il rapporto sulle agromafie di Coldiretti ed Eurispes il guadagno illegale delle organizzazioni mafiose per l’anno 2016 ammonta ad oltre 20 miliardi di euro a causa dello sfruttamento del mercato agro alimentare.
Marco Omizzolo sociologo, giornalista e membro dell’associazione In-Migrazione, esce finalmente in queste ore con un importante libro Sotto Padrone, edito dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che denuncia una situazione drammatica dopo un lavoro durato anni che l’aurore porta avanti con tenacia e pazienza.
Omizzolo, attivo nel territorio Pontino in aiuto dei braccianti indiani negli anni ha ricevuto pericolose intimidazioni. Lo scorso anno per il suo impegno è stato nominato cavaliere dell’Ordine al Merito dal Presidente della Repubblica Mattarella.
Ma cosa sta accadendo veramente in uno dei luoghi cardine del commercio ortofrutticolo nazionale che smista frutta e verdura in tutta Europa? Difficile trovare il bandolo di una matassa multicolore intrecciata da decenni sotto il sole accecante della pianura Pontina che rende le cose piatte come quel marmo bianco tanto amato dagli architetti di regime; difficile capire e mettere in discussione coloro che ti hanno messo al mondo ed hanno raccontato la bella favola di aver bonificato una palude costruendo case, scuole e piazze; difficile accettare che costoro ti hanno anche accecato nei pensieri e nelle emozioni al punto da considerare “l’altro” inferiore e legittimarne una moderna “schiavitù”.
Le pagine dei giornali parlano chiaro e sembra proprio che le cose stiano cambiando; per poterci orientare possiamo segnare alcuni punti cardinali che corrispondono ad eventi significativi avvenuti negli ultimi mesi.
Dal 2015 ad oggi diversi lavoratori agricoli per la prima volta denunciano lo sfruttamento con circa 150 segnalazioni e questo porta all’arresto e alla successiva condanna di alcuni caporali. Tra il 2016 e il 2018 si verificano circa 10 casi di suicidio tra i migranti indiani sfruttati nei campi e costretti all’uso di oppiacei e anfetamine. Il 18 aprile del 2016 a Latina avviene il primo sciopero dei braccianti agricoli con oltre 4mila partecipanti.
A giugno dello stesso anno viene eletto a sindaco della città di Latina, Damiano Coletta, un cardiochirurgo nato e cresciuto proprio nella città stessa ed appartenente ad una lista civica per la prima volta non legata al centro destra dal 1993.
Il 18 ottobre 2016 viene approvata la prima legge sul caporalato. A giugno del 2017 lo storico parco di Latina, Arnaldo Mussolini, cambia nome in onore dei due magistrati antimafia Falcone e Borsellino, chiaro segnale di opposizione da parte della nuova giunta comunale alle realtà mafiose della zona.
In seguito alle denunce dei braccianti il comune si costituisce parte civile e dichiara di sostenere le successive battaglie per la legalità contro lo sfruttamento. A marzo di quest’anno il giornalista Marco Omizzolo subisce nuove minacce con il danneggiamento della sua auto e la notizia rimbalza su molti giornali.
LA STORIA
Il fenomeno della migrazione dei sikh risale alla metà degli anni ’80 e da allora sono arrivati circa 25 mila indiani anche se i dati ufficiali ne segnano circa 11 mila. Attualmente la comunità tra Latina e Terracina è seconda per quantità solo a quella di Reggio Emilia.La terra Pontina ha visto a distanza di ottanta anni due fenomeni migratori di vasta dimensione.
Il primo con l’arrivo del migranti veneti, friulani e marchigiani durante la bonifica degli anni ’30 che ha portato alla costruzione delle città di Latina, Sabaudia e Pontinia e quello dei migranti indiani arrivati negli ultimi 30 anni dal Punjab. I primi migranti nel tempo hanno riscattato le terre che lavoravano diventandone i proprietari ed ora sfruttano i migranti indiani facendogli lavorare quegli stessi campi. Il radicamento della cultura coloniale e fascista, unito ad una mentalità provinciale tuttora presente non permette di scardinare radicalmente un modo violento di vedere e rapportarsi con i migranti. Nonostante sia presente una convivenza decennale le due comunità viaggiano ancora in parallelo.
Solo i più ricchi tra gli indiani, inseriti da maggior tempo nelle trame del luogo con dinamiche legali e non sono riusciti a costruire una vita diversa arrivando a comprare anche automobili ed abitazioni ma non è certo questo un segnale di vero sviluppo ed integrazione culturale.
La maggior parte degli indiani così come i migranti arrivati dal nord Italia ad inizio ‘900, ad eccezione di qualcuno che usa uno scooter, continua a spostarsi con la bicicletta, unico mezzo economico alla portata di tutti che non richiede regolarizzazioni e contratti assicurativi.
Può capitare di vedere lungo le strade della pianura centinaia di ciclisti indiani all’alba verso i campi così come la notte nella completa oscurità; con il sole cocente estivo o sotto un temporale in inverno. Per proteggersi dal freddo e dall’acqua indossano sopra i vestiti solo dei sacchi neri della spazzatura fermati con uno spago o dello scotch da pacchi. Lentamente continuano la loro vita al ritmo dei pedali e durante il lungo tragitto spesso parlano al telefono coi parenti del Punjab a cui ogni mese mandano parte del poco guadagno.
La gran parte delle due ruote con cui si spostano proviene da un traffico di biciclette rubate così come i tanti telefoni cellulari che quotidianamente vengono portati e venduti da strani personaggi che entrano nel “ghetto” del residence Bella Farnia dove abitano centinaia di indiani in quelle casette a schiera col giardino che negli anni ’80 furono costruite come seconde case di vacanza per latinensi e romani.
Molti braccianti rischiano quotidianamente di essere falciati andando e tornando dai campi lungo le principali strade della pianura che necessiterebbero di piste ciclabili che se realizzate sarebbero anche un incentivo al ciclo turismo.Da anni si parla della realizzazione di queste ma con un continuo scarico di responsabilità tra i proprietari delle terre circostanti e l’ente Parco Nazionale del Circeo le piste ancora oggi non esistono, mentre i braccianti continuano ad essere in pericolo.
Alcune associazioni e sindacati hanno donato centinaia di giubbetti catarifrangenti ai ciclisti per aumentarne la visibilità ma quasi tutti continuano a girare senza luci e caschi. Si potrebbe facilmente cadere nell’errore di credere che nulla si stia modificando ma la lenta ribellione dei lavoratori costruita in molti anni insieme alle associazioni e sostenuta da alcuni comuni più attivi ed aperti all’accoglienza dei migranti e delle loro problematiche insieme al lavoro onesto di alcuni titolari di aziende locali sta lentamente cambiando le cose.
Di fondamentale importanza è però anche la scolarizzazione dei giovani indiani fin dalle elementari; è quello il terreno di maggior integrazione possibile tra i bambini italiani e stranieri e probabilmente di questo prezioso intreccio si vedranno i frutti tra almeno altri 10 anni.
La maggior parte degli studenti indiani frequenta scuole elementari e medie, pochi di loro arrivano al liceo o scuole superiori ma il numero sta lentamente aumentando.
Ad oggi si contano circa 50mila studenti stranieri iscritti regolarmente nelle scuole della provincia di Latina, principalmente rumeni ed indiani e poi di altre nazionalità. Intanto le riunioni tra i membri delle associazioni e i sikh in cui si parla anche delle problematiche dei braccianti continuano regolarmente al tempio indiano di Sabaudia e nonostante le minacce il prezioso lavoro di sensibilizzazione delle associazioni va avanti.
All’inizio della prossima estate ci sarà la festa della così detta “pasqua indiana” che come ogni anno vedrà l’arrivo di 40mila indiani da tutta Italia e magari quest’anno per la prima volta, potrà capitare di vedere qualche bambino italiano invitato da un compagno di scuola sikh a festeggiare con lui assaggiando cibi conditi con spezie misteriose dal sapore lontano.
L’IDEA DI STRADE PARALLELE
Da quando nel 2010 ho iniziato a frequentare Sabaudia mi è capitato spesso di incrociare lungo le strade della pianura migranti indiani in bicicletta a tutte le ore del giorno e della notte.
La loro calma, il lento ritmo della pedalata mi facevano provare sempre una sensazione di qualcosa di nettamente diverso rispetto al ritmo di tutto ciò che attorno a loro in quel momento si muoveva. Le mie sensazioni e la mia crisi aumentavano quando capitava di incontrarli sotto terribili temporali. Completamente zuppi continuavano con costanza il loro viaggio.
Allora ho via via diminuito la mia velocità per poterli osservare meglio accorgendomi che ognuno di loro mentre ci incrociavamo cercava il mio sguardo. Questa è stata la spinta profonda ad iniziare il progetto. Per poter cogliere uno sguardo ho dovuto rallentare fino al punto di dover scendere dall’auto e camminare, per poi fermarmi; affascinato dalla curva di una strada, dal colore di un campo, dalle pieghe di una duna di sabbia o dai mattoni di una casa colonica. Una volta lì ho costruito il mio teatro e ho aspettato. Quando poi “l’attore” è entrato in scena ho spostato il fuoco dallo spazio infinito al volto.
Il progetto Strade Parallele, interamente realizzato in pellicola medio formato è stato presentato in diverse occasioni tra cui il festival della fotografia di Roma del 2012.
I dati raccolti da Eurispes e Coldiretti sui crimini agroalimentari in Italia