Poco più di 8 anni fa, ossia il 20 marzo del 2012, stavo finendo di scrivere un articolo con questo stesso titolo. Il pezzo che stavo preparando per la rivista E-Il Mensile, parlava di come con una manovra giuridica, nottetempo, veniva archiviato il maxi processo sul massacro di Sivas, il tragico episodio del 1993, in cui vennero arse vive 19 persone in un albergo di quella città anatolica.
I criminali responsabili di questo massacro furono rilasciati a piede libero. D’altra parte la Turchia vantava il triste record di avere più di cento giornalisti in carcere.
Da quel momento in poi per alcune persone le cose sono andate avanti peggiorando. Nel frattempo la Turchia è diventata partner economico di Unione Europea, Russia, Iran, Cina e Qatar. Pensiamo solo al fatto che sia il terzo paese al mondo a comprare più armi dall’Italia.
Secondo i dati ISTAT nei primi dieci mesi del 2019 l’export complessivo di armi dall’Italia alla Turchia ha toccato quota 102 milioni di euro, quasi quattro volte di più rispetto al 2018.
Tuttavia in Turchia in questi anni i centri di detenzione si sono riempiti di oppositori. Ad oggi 200 giornalisti si trovano in diversi centri di penitenziari. Solo nel 2018 c’erano 570 avvocati arrestati. A questi numeri si aggiungono 9 parlamentari nazionali, 23 sindaci eletti, 70 governatori locali e centinaia di consiglieri comunali.
A causa del fallito colpo di stato del 2016 le carceri si sono riempite anche di alti ufficiali, semplici soldati oppure studenti dell’accademia militare. Dunque oggi la Turchia conta circa 300 mila persone sparse in 375 centri penitenziari, 178 di questi sono stati inaugurati negli ultimi 14 anni.
Riforma o amnistia?
Ora, con l’arrivo della recente pandemia e grazie al notevole sovraffollamento, il governo centrale ha deciso di preparare una “riforma carceraria”. Secondo alcuni esperti si tratta di una parziale amnistia.
Alcuni giuristi la criticano per aver incluso solo alcune categorie di reato. Infatti i cosiddetti “detenuti politici” sono stati tagliati fuori. Invece saranno a piede libero numerose persone condannate a svariati anni di carcere per molestia sessuale commessa contro le minorenni.
Uno dei tre punti più criticati della “riforma” è la riduzione della pena per alcune categorie di reato. Koksal Bayraktar, professore universitario esperto di codice penale, spiega bene la novità: “Se per buona condotta un detenuto merita di essere trattato diversamente rientra in questa riforma. Inoltre usufruisce di una notevole riduzione di pena in alcuni casi, anche del 75% della condanna. Per esempio se è condannato a 10 anni e ha già trascorso 6 anni di questo tempo potrà uscire sotto condizione oppure con la sorveglianza speciale e restare agli arresti domiciliari per 3-4 anni, ma in alcuni casi anche per meno di 1 anno”.
Chi sono coloro che usufruiranno di queste notevoli riduzioni di pena?
Le persone che hanno più di 65 anni e che per motivi di salute non possono rimanere da sole in carcere. Inoltre la riforma riguarda tutti i detenuti che non hanno commesso un reato che rientra nelle leggi contrarie a “terrorismo”, “traffico di droga”, “violenze sessuali” e “criminalità organizzata”.
Tuttavia saranno scarcerati numerosi cittadini che non sono stati condannati per uno di questi reati pur avendone commessi, oppure non potranno uscire quelli accusati di questi reati, pur non avendoli commessi. Questa situazione è ovviamente il risultato del fatto che il sistema giuridico sia ormai totalmente sotto il controllo del governo centrale, e numerosi giudici, avvocati e procuratori che hanno portato avanti diverse inchieste contro il governo, siano stati sospesi oppure arrestati in questi anni.
Guardiamo alcuni casi per capire meglio. Ce lo spiegano bene gli avvocati della Federazione delle Associazioni delle Donne di Turchia:
“Grazie a questa riforma saranno scarcerati e assolti quegli uomini che hanno aggredito violentemente le proprie mogli. Per esempio un condannato a 6 anni usufruirà di uno sconto di pena del 50% e potrà scontare quei 3 anni rimanenti a casa. Inoltre con la stessa riforma, coloro che hanno solo aggredito una donna, potranno essere esentati anche dagli arresti domiciliari se sono stati condannati ad una pena della durata di massimo 3 anni.Quindi una volta scarcerati non trascorreranno nemmeno 1 giorno agli arresti domiciliari, diventando di conseguenza un potenziale pericolo per la sua vittima”.
Secondo una degli avvocati della Federazione, Sevinç Hocaoğulları, il governo mette a forte rischio la vita delle donne e le lascia senza alcun tipo di tutela o misure di prevenzione.
Mentre continuano le discussioni sulla riforma sorge un altro punto molto importante, cioè quello che riguarda i matrimoni precoci. Secondo il disegno presentato dalla coalizione al governo i detenuti che hanno commesso un reato sessuale con una minorenne potrebbero essere scarcerati e assolti.
Per questo ci sono due condizioni: la differenza di età deve essere inferiore ai 15 anni e la vittima deve aver compiuto almeno 14 anni. Secondo l’associazione Mor Cati, che si occupa delle vittime di violenza maschile, questa manovra costituirebbe l’inizio di una strada verso la legittimazione dei matrimoni precoci.
Un altro punto invece riguarda quei detenuti accusati di criminalità organizzata. In questo caso la riforma prevede uno sconto di pena fino ai 3 anni, quindi coloro che hanno meno di 3 anni e 1 giorno di pena in atto saranno scarcerati e assolti.
Tra le persone famose che potrebbero essere assolte ci sono due nomi importanti: Alaattin Cakici e Mehmet Aydin. Il primo è un famoso membro dei Lupi Grigi, formazione ultranazionalista, accusata di attività mafiosa e di aver assassinato diversi militanti di sinistra. Il secondo invece è un giovane imprenditore che dopo aver truffato decine di migliaia di persone, è riuscito ad evadere e tuttora vive all’estero. Grazie alla riforma, molto probabilmente, saranno scarcerati i responsabili dell’incidente nella miniera di Soma, che nel 2014 ha causato la morte di più di 340 persone.
Inoltre questa parziale amnistia potrebbe lasciare a piede libero anche gli assassini dei giovani uccisi durante la rivolta del Parco Gezi del 2013.
Chi resta dentro?
Questa riforma è stata duramente criticata, non solo dalle organizzazioni non governative, ma anche dai parlamentari dell’opposizione. Uno dei punti più criticati è il fatto di aver suddiviso i detenuti in categorie.
Köksal Bayraktar lo spiega chiaramente: “Lo spirito di questa riforma preparata velocemente aveva l’obiettivo di scarcerare alcune persone con l’intento di evitare il contagio del virus Covid-19.
Tuttavia ora ci troviamo con una sorta di indulto parziale e che non rispetta l’uguaglianza tra i cittadini. Infatti l’articolo che impedisce la scarcerazione di quei detenuti accusati di aver commesso reati contro i servizi segreti ci fa capire che si tratta di un cambiamento legislativo che ha per finalità la protezione di un’istituzione.
Invece gli indulti devono essere progettati basandosi sui principali diritti umani”. Dunque per esempio quei tre giornalisti, Barış Terkoğlu, Barış Pehlivan, Hülya Kılınç, accusati di reati contro i servizi segreti, rimarranno dietro le sbarre.
A questo punto anche l’ex parlamentare nazionale, Selahattin Demirtas non sarà scarcerato.
Nonostante il parere contrario della Corte Costituzionale e la CEDU, Demirtas si trova nel carcere speciale di Edirne dal novembre del 2016. Oltre a lui ci sono numerosi giornalisti come Ahmet Altan, oppure personaggi del mondo dell’associazionismo come Osman Kavala. Tutti accusati di reati che possono essere attribuiti alle leggi che riguardano la sicurezza nazionale e la lotta contro il terrorismo.
Come ultima cosa, ma non per importanza, questa riforma introduce una novità molto particolare: l’articolo che riguarda i servizi segreti, permetterà loro, senza nessun tipo di autorizzazione, di prelevare qualsiasi detenuto dal carcere con l’obiettivo di interrogarlo, ed il trattenimento potrebbe durare fino ai 4 giorni.
In questi giorni, hanno iniziato ad essere rilasciate numerosi detenuti. Grazie alla riforma saranno, gradualmente, libere circa 90mila persone. Ancora una volta, Ankara ha dichiarato ufficialmente che in Turchia i cittadini che si oppongono alle politiche del governo centrale non sono ben accette.
Invece numerosi assassini, mafiosi, truffatori e stupratori possono condurre una vita normale, in pace. Per questi motivi il titolo dell’articolo che scrissi otto anni fa rimane attuale per la Turchia di oggi: “giornalisti dentro, criminali fuori”.