Viviamo tempi in cui si danno per morte le ideologie, non si è più né di destra né di sinistra, partiti fascisti partecipano a elezioni democratiche, rossobruni fanno gli opinionisti, impazzano schiere di ”non sono razzista ma”, vengono accolte come legittime differenze come quelle fra post-fascismo e fascismo del terzo millennio.
In tempi del genere è obiettivamente diventato sempre più difficile capire cosa sia fascista e cosa no. La cosa però non è una questione di lana caprina perché il fascismo è pericoloso, oltre ad essere in Italia vietato per legge.
Per fortuna la casa editrice La Nave di Teseo ha da poco pubblicato con il titolo Il fascismo eterno un intervento di Umberto Eco sull’argomento. È un discorso tenuto da Eco nell’aprile 1995 alla Columbia University in cui l’intellettuale, preoccupato che il fascismo potesse tornare sotto mentite spoglie a sconvolgere un’altra volta le nostre società, si fa carico di rendere evidenti delle caratteristiche costanti del fascismo, così da poterlo riconoscere.
Riproponiamo allora di seguito le 14 caratteristiche individuate da Eco, supportandole con esempi per renderne più chiara la fisionomia.
- Culto della tradizione, spesso una tradizione sincretica. Ad esempio rivendicare le proprie radici cristiane, ribadire che chi vuole essere accolto deve adattarsi al nostro modello di vita, una volta l’anno bere acqua di fiume da un’ampolla.
- Rifiuto del modernismo e in generale propensione all’irrazionalismo. Ad esempio sostenere tesi anacronistiche come quella per cui le famiglie omosessuali non esistono.
- Culto dell’azione per l’azione e rifiuto della cultura. Ad esempio proporre misure semplici, drastiche e immediate a qualsiasi problema, anche se irrealizzabili. O dire la propria compulsivamente su ogni fatto sui social o in TV.
- Considerare il disaccordo tradimento. Ad esempio dare del traditore a un Presidente della Repubblica se rifiuta uno dei ministri proposti e chiede di cambiarlo.
- Paura della differenza. Ad esempio dare la colpa agli stranieri per tutto ciò che va male, proporre quotidianamente di bloccarne l’arrivo e rimandare a casa quelli presenti.
- Continuo appello alle classi medie frustrate. Ad esempio ripetere che gli immigrati se la spassano mentre gli altri non riesco ad arrivare alla fine del mese; che forze esterne impongono doveri al nostro popolo; che i politici sperperano i soldi dei cittadini.
- L’ossessione del complotto. Ad esempio sostenere di avere contro non meglio precisati poteri forti, tutta la stampa, la finanza, i mercati.
- Considerare allo stesso tempo i nemici troppo forti e troppo deboli. Ad esempio ritenere quella degli stranieri ‘un’invasione’ e poi affermare di potersi liberare di loro riaccompagnandoli a casa.
- Ritenere di poter fare la voce grossa in Europa e allo stesso tempo accusarla di tenere il popolo soggiogato.
- Considerare la vita una guerra permanente. Ad esempio chiedere di reagire a chi vuole rubarci il lavoro, a chi vuole imporci la propria religione. Chiedere di boicottare i prodotti che arrivano dall’estero, di cacciare la gente a calci nel culo.
- Predicare un elitismo popolare. Ad esempio far passare l’idea che il cittadino appartiene al popolo migliore e disprezzare quelli che non ne fanno parte. Affermare cose come ‘prima gli italiani’ e disprezzare i neri, i rom, le ‘zecche’ dei centri sociali.
- Ritenere che ciascuno sia educato a diventare un eroe. Ad esempio inneggiare a chi si fa giustizia da solo, o a chi fa le barricate per tenere fuori dal proprio paesino i malvenuti.
- Tenere atteggiamenti machisti. Ad esempio mostrare la propria compagna fiera di stirarti le camicie, cucinare, curare le piante. Deridere gli omosessuali.
- Inneggiare al popolo e autonominarsi suo interprete contro i ‘putridi governi parlamentari’. Ad esempio urlare di voler ‘rimandare a casa’ i politici che non rappresentano più nessuno.
Considerare quella dei propri seguaci la voce ‘vera’ del popolo e invece gli altri solo corrotti, inciuciati, rosiconi.
- Utilizzare una neo-lingua, ossia un lessico povero in cui i seguaci si riconoscono, così da limitare il pensiero critico. Ad esempio chiamare ‘capitano’ il proprio leader; ‘ruspa’ la necessità di qualsiasi tipo d’intervento drastico; ‘vicescafisti’ le Ong impegnate nel Mediterraneo; ‘partitocrazia’ qualsiasi forma di politica non esplicitamente populista; ‘burocrati di Bruxelles’ le istituzioni europee; ‘invasione’ i flussi migratori.
Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse “voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!”», conclude il suo discorso Umberto Eco. «Ahimè la vita non è così facile. Il fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte de mondo».