Dalle parti di Minsk, il KGB e la pena di morte sono ancora realtà, sotto lo sguardo vigile della statua di Lenin che ne domina la piazza centrale.
Baluardo del potere post-sovietico, la Bielorussia dell’autocrate Alexander Lukashenko – al potere da più di un ventennio – è teatro di omicidi politici, arresti mirati e un sistema repressivo che scoraggia tentativi di insurrezione, nel timore popolare di una guerra civile sull’esempio della vicina Ucraina. Eppure, segnali di una “primavera” politica sembrano sbocciare anche nell’ultima dittatura nel cuore dell’Europa.
Un lavoro di qualche tempo fa, che annunciava i giorni roventi che vive oggi Minsk e tutto il Paese.